Votiamo Sì al referendum del 17 aprile!
Una batosta allo Sblocca Italia
e al governo antioperaio Renzi – Bergoglio
Uno degli effetti deleteri della legge “Sblocca Italia” è stato quello di autorizzare le concessioni per innumerevoli progetti di trivellazione: nel suolo, nel mare, vicino e lontano dalle coste, sulle colline e nelle pianure, in cerca di petrolio e metano. Oltre alla trivellazione ci sono anche progetti che mirano ad utilizzare vecchi giacimenti naturali esauriti nei quali pompare ed estrarre alla bisogna gas di importazione e farne dei centri di stoccaggio, incuranti dei rischi sismici di queste pratiche. Contro questi progetti è andato formandosi un fronte ampio in tutto lo stivale, dalla Basilicata alla Lombardia (lo scorso 10 Aprile una grande manifestazione a Brescia), che vede un’ampia partecipazione popolare che ha portato allo schieramento di 9 governi regionali che hanno promosso e sostengono il referendum del prossimo 17 Aprile per limitare le concessioni petrolifere.
Le trivelle sono un affare solo per padroni e petrolieri
Dietro a questi atti di saccheggio dell’ambiente si muove la lobby del petrolio di cui in questi giorni vediamo le attività di corruzione
Dopo aver varato il Jobs Act e finanziato ampiamente padroni e finanzieri il governo finge di preoccuparsi dei posti di lavoro nelle trivellazioni. L’Italia ha, infatti, una produzione petrolifera risibile e in calo (3% del fabbisogno). Inoltre il 90-93% degli idrocarburi estratti può essere venduto altrove dalle compagnie, che hanno ricevuto praticamente gratis la concessione. Una piattaforma petrolifera non impiega un esercito di operai: il maxi-progetto “Ombrina mare” avrebbe creato appena 24 posti di lavoro, mentre molti di più se ne impiegherebbero nella ricerca e applicazione delle energie alternative, nella bonifica e mantenimento dell’ambiente, nella sistemazione del patrimonio edilizio a rischio sismico, ecc. e impedendo la chiusura delle aziende vittime degli speculatori.
Il governo si oppone al referendum in tutti i modi: preferisce spendere milioni per separarlo dalle elezioni amministrative perchè votare nella stessa data avrebbe favorito il raggiungimento del quorum. Gli interessi delle lobby petrolifere spingono il governo a promuovere l’astensione per non dover incorrere, in caso di vittoria del Sì, al sabotaggio dei risultati, come avvenuto nei precedenti referendum vinti dalle forze popolari, l’ultimo nel 2011 contro la privatizzazione dei servizi pubblici.
Oltre al merito della questione e degli interessi speculativi che vi si annidano, in questo affare sono due le questioni che politicamente preoccupano il governo e i vertici della Pontificia Repubblica italiana: 1) l’estensione e l’intensità della mobilitazione popolare e 2) la sua influenza sulle Amministrazioni Locali e Regionali, fattore che acuisce le contraddizioni fra il governo centrale e gli enti locali che già in vari campi si sono più volte evidenziate (vedi anche le difficoltà a trovare candidati accondiscendenti alle politiche del governo per le elezioni nelle grandi città) e che contribuiscono ad alimentare l’ingovernabilità del paese.
La mobilitazione referendaria diventa così terreno in cui saldare le lotte popolari per la difesa dell’ambiente con quella più generale per la democrazia e l’affermazione degli interessi popolari, per difendere e applicare la Costituzione e per cacciare il governo che ha l’incarico di affossarla definitivamente.
Cacciamo il governo antipopolare Renzi-Bergoglio. Promuoviamo la mobilitazione per un governo di emergenza popolare che sia formato dagli esponenti di fiducia delle organizzazioni operaie e popolari che si vanno formando sui posti di lavoro e nei territori contro il saccheggio dell’ambiente e contro la rapina delle conquiste e dei diritti promosse da anni dai governi espressione dei padroni, dei banchieri, dei pescecani della finanza e della speculazione
Votiamo SI’ al referendum
e apriamo la strada alla battaglia contro le riforme costituzionali!