Lo scorso 13 marzo, presso il CSA Vittoria di Milano, Cub, USI AIT, e SICobas hanno presentato, in un’assemblea partecipata da un centinaio di persone, lo sciopero generale contro la guerra e le politiche del governo Renzi, che si è poi svolto venerdì 18.
Pur brevemente, riportiamo alcuni passaggi dell’assemblea perché contengono spunti e riflessioni molto utili non solo per il movimento sindacale di base e conflittuale, ma per il movimento popolare in generale.
Il primo passaggio riguarda gli interventi degli esponenti del SICobas da cui è emersa più volte la spinta a portare la mobilitazione dal piano sindacale a quello politico, cioè legare la mobilitazione rivendicativa particolare al più generale movimento popolare per fare fronte agli effetti della crisi e contrastare i tentativi di mobilitazione reazionaria (razzismo, propaganda di guerra). Molto importante, in questo senso, che più volte abbiano affermato la necessità di costruire coordinamenti con settori che già si mobilitano (lavoratori di altre categorie, studenti, movimenti per il diritto alla casa) e alleanze con altri settori popolari colpiti dalla crisi (lavoratori autonomi ad esempio) e con l’accortezza di “non spaccare il capello in quattro” (facendo valere le loro tendenze positive, abbiamo capito e lo intendiamo noi).
Il proposito è di certo positivo e va valorizzato. Non solo promuovendo pratiche comuni, ma anche promuovendo discussione, dibattito e lotta ideologica: i tentativi di costruire alleanze e coordinamenti sono stati fatti molte volte e gli esiti sono stati negativi (cioè i coordinamenti sono partiti, ma poi si sono fermati dopo poco) perché la pretesa dei promotori era quella di unirsi al minimo comune denominatore dal punto di vista ideologico (unità senza lotta interna). Da quanto è emerso nell’assemblea (la causa della crisi sarebbe la sovrapproduzione di merci, quindi sarebbe una crisi che in un qualche modo ha una soluzione), è necessario aprire un dibattito approfondito su cause e natura della crisi in corso, senza dare per scontato che siamo tutti d’accordo che la crisi c’è: l’analisi delle cause e della natura è necessaria per dare prospettiva al movimento popolare. La tesi della crisi “passeggera” è la crepa nella fondamenta di qualunque movimento che aspira ad assumere un ruolo politico efficace.
Il secondo passaggio riguarda la lotta contro la repressione. Il SICobas è esempio di combattività, coraggio, compattezza, solidarietà di classe: molte delle battaglie che ha condotto hanno dato risultati grazie a queste caratteristiche. Certo è che il prezzo che il SICobas e i suoi attivisti e militanti pagano è alto: denunce, processi, multe (oltre a botte, fermi, ecc.). A fronte di una pratica di lotta sindacale molto efficace occorre che assuma un ruolo politico superiore, perché da sole, lotta coraggiosa, tenacia e combattività non bastano a fare fronte alla repressione. Da qui, anche (non solo e non principalmente, forse, ma anche) la comprensione che la lotta rivendicativa da sola non basta: non basta a cambiare il corso delle cose, non basta a farla finita con la crisi e con il capitalismo e alla lunga, per quanto condotta con generosità, non basta nemmeno a fronteggiare la repressione.
Abbiamo affrontato più volte il discorso sia per quanto riguarda il movimento popolare (in particolare il movimento NO TAV, ma anche la repressione contro gli studenti) sia per quanto riguarda la nostra storia (una persecuzione poliziesca e giudiziaria durata più di 25 anni), abbiamo dunque un’esperienza ricca sia in termini di inchiesta che di lotta sul campo (la lotta contro la persecuzione aperta e dispiegata contro l’area della Carovana del (n)PCI l’abbiamo vinta nel 2008, abbiamo fronteggiato con successo il tentativo di cancellare il P.CARC dalla Toscana a colpi di processi per antifascismo, abbiamo risposto alla repressione continua a Napoli…), sappiamo riconoscere che i ragionamenti fatti dal SICobas sulla necessità di orientare la lotta in campo politico è quindi giusta anche per elevare la resistenza e la lotta contro la repressione; sappiamo che occorre dare a questo orientamento le gambe per marciare, trasformare gli strumenti stessi della repressione (multe, fogli di via, restrizioni, ecc.) in un masso da far ricadere su chi lo ha sollevato.
Approfondiremo con i compagni del SICobas, nelle sedi e nelle forme che sapremo e vorremo costruire comunemente, le questioni qui solo accennate. La riuscita dello sciopero del 18 marzo e della manifestazione di Milano sono dimostrazioni che la strada intrapresa è ricca di sviluppi.