Il governo Renzi porta il paese in guerra, mobilitarsi subito per cacciarlo!

Il nemico è in casa nostra. Da settimane il governo Renzi – Bergoglio, per bocca dei suoi ministri e altri mestatori nel torbido, annuncia l’impegno per evitare una spirale di guerra a livello internazionale in cui sarebbe intruppato anche il nostro paese, ma intanto prepara manovre e regole di ingaggio, dispositivi e impianti per intruppare anche il nostro paese in una nuova campagna di Libia al carro della Comunità Internazionale. I vertici della Repubblica Pontificia probabilmente sperano che gli effetti di queste manovre illegittime, illegali e criminali passeranno inosservati ai lavoratori e alle masse popolari, ma per quanto si affannino a nasconderli, i fatti hanno la testa dura. La guerra contro il terrorismo e per la democrazia, come la chiamano, pesa su chi lavora per vivere e man mano che le imprese di rapina e oppressione aumentano di numero e di intensità, il peso è maggiore:
– l’aumento delle spese militari si tradurrà in ulteriori tagli ai servizi, all’istruzione e alla sanità, peggioreranno le condizioni di vita, aumenteranno prezzi e tasse, si restringeranno i diritti democratici;
– la partecipazione dell’Italia, in prima fila con i criminali di guerra della Comunità Internazionale, espone le masse popolari alla controffensiva della resistenza dei paesi oppressi e attaccati.

Quello che la borghesia chiama ordine e pace in verità è un periodo di guerre e sconvolgimenti in tutto il mondo e i regimi di democrazia borghese esistenti nei paesi imperialisti saranno sostituiti con regimi frutto di un progressivo accentramento del potere. E’ esemplare il contenuto delle riforme costituzionali di Renzi, per fare l’esempio del nostro paese.

Non si può fermare una guerra con le proteste. Quindi che fare? Approfittare di una condizione nefasta, a tutti gli effetti, come la guerra in Libia che i vertici della Repubblica Pontificia stanno preparando (se non già segretamente conducendo) per costruire in ogni ambito che si riesce a raggiungere organizzazione e coordinamento fra le masse popolari. Fare rete, aprire canali di inchiesta e di propaganda, avere il polso delle aspirazioni, delle paure, delle ambizioni, delle frustrazioni e delle capacità della classe lavoratrice (aspetto principale), degli studenti, delle donne, degli immigrati, dei disoccupati; individuare chi per caratteristiche, orientamento o coscienza può da subito iniziare ad aggregare altri, organizzarli, avviare ragionamenti e discussioni su quello che è possibile fare da subito per mettere mano alla situazione in cui versa il paese (già ora, non quando scoppierà la guerra).

Usare tutte le mobilitazioni. Le iniziative contro le chiusure e delocalizzazioni di aziende, quelle per il rinnovo dei contratti di lavoro, le mobilitazioni contro la devastazione ambientale e la difesa delle conquiste e delle tutele, la campagna elettorale per le prossime amministrative, quella per il SI al Referendum del 17 aprile contro le trivellazioni in mare, le manifestazioni di fronte alle basi NATO promosse dalla Piattaforma Sociale Eurostop per il 12 marzo, quella (se confermata) promossa dal Coordinamento contro la guerra, le leggi di guerra, la NATO del 4 aprile, ma in particolare lo sciopero del 18 marzo del sindacalismo di base (il 19 per i lavoratori dei trasporti) sono il terreno in cui promuovere la mobilitazione contro la guerra mettendo a bersaglio il nemico che è in casa nostra: il governo Renzi – Bergoglio. In questo percorso possiamo fare pezzi di strada con chi si identifica in Bergoglio, con chi crede a Vendola, con chi simpatizza per i movimenti di resistenza islamici, con chi crede che D’Alema sarebbe meglio di Renzi, con chi vuole sventolare la bandiera della pace e con chi promuove le azioni dirette. Il principio è uno: unire quello che spontaneamente procederebbe in ordine sparso.

In questo Eurostop può avere un ruolo. E’ una Piattaforma Sociale, non è un partito né un’emanazione diretta di questo o quel gruppo politico, non è unito su una concezione del mondo precisa: è naturale, sano e inevitabile che al suo interno si sviluppi una lotta su come si intende il movimento contro la guerra. Rispetto al gruppo promotore, abbiamo importanti differenze di analisi e pratiche. Abbiamo aderito alla Piattaforma poichè l’aggregato ha tre aspetti positivi: la pluralità (si discute con tutti e fra tutti – da non confondere con il pluralismo nel partito di cui parliamo sopra nell’articolo Quale Partito…); l’orientamento per cui è uno dei pochi aggregati “a sinistra” che si pone chiaramente l’obbiettivo di contrastare la guerra; l’orientamento per cui lega la lotta contro la guerra alla lotta contro il nemico principale, quello che abbiamo in casa, i vertici della Repubblica Pontificia. Riusciremo con la Piattaforma Sociale Eurostop a favorire la costruzione di un ampio fronte contro la guerra? Ci impegniamo in questo senso, con una particolare cura a che il fronte sia, oltre che ampio, ben radicato nella lotta per costruire il Governo di Blocco Popolare.

carc

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