Solidarietà ai compagni denunciati per il presidio del 3.12.2014 contro l’approvazione del job’s act

Solidarietà ai compagni denunciati per il presidio del 3 dicembre 2014 contro l’approvazione del job’s act

In questi giorni sono stati notificati due decreti penali di condanna ad altrettanti compagni della Casa Rossa Occupata e in un altro procedimento giudiziario è stato notificato un “avviso di conclusioni delle indagini” al compagno Marco Lenzoni. I procedimenti penali fanno riferimento ad un presidio contro il job’s act che lavoratori e compagni svolsero sotto il Comune di Massa il 3 dicembre 2014 in occasione dell’approvazione dello stesso.

Ai compagni colpiti dal decreto penale di condanna viene contestata l’accensione di alcuni fumogeni mentre il compagno Marco Lenzoni è accusato di “manifestazione non preavvisata” (art.18 TULPS del codice fascista del 1931) in quanto al momento dello scioglimento del presidio una parte dei manifestanti si spostò in segno di protesta sotto la locale sede del Partito Democratico. A rendere ancor più odiosa quest’ultima accusa vale ricordare che la sede del Partito Democratico è ubicata a circa cento metri dal palazzo comunale di Massa ed è raggiungibile unicamente attraverso un percorso pedonale chiuso al traffico automobilistico: praticamente una passeggiata(!!).

Non ci meravigliano certo queste forzature giudiziarie. Sappiamo bene che quando si tratta di colpire chi lotta, contro gli effetti di questo regime sociale, la solerzia e la fantasia della classe dominante non ha limiti. L’accusa mossa contro i denunciati è politica, come hanno giustamente scritto i compagni della Casa Rossa Occupata in un loro recente comunicato sui fatti: l’accusa è “aver individuato correttamente il nemico”.

Il Governo Renzi e il suo Partito Democratico stanno facendo a pezzi i diritti dei lavoratori e ciò che resta delle conquiste di civiltà e benessere che la classe operaia e le masse popolari del nostro paese riuscirono ad imporre ai padroni con la Resistenza e con le successive lotte. La repressione che oggi colpisce questi compagni e in generale chi si rende promotore di lotte e mobilitazioni in difesa dei diritti e delle conquiste che i padroni tramite i loro governi stanno smantellando, si combina con l’allarme sicurezza e la propaganda di guerra che la classe dominante sta alimentando per continuare a gestire la situazione nelle condizioni esistenti.

La classe dominante ricorre alla repressione, alla propaganda di guerra, all’allarme sicurezza perché è debole. Perché il suo regime sociale, il capitalismo, è avvolto in una crisi di sovrapproduzione assoluta di capitale dalla quale non è possibile venirne a capo senza stravolgere le condizioni esistenti: i padroni e i loro Governi attaccheranno sempre di più le condizioni di vita delle masse popolari, alimenteranno sempre più la tendenza alla guerra per invadere nuovi spazi, perché nelle condizioni esistenti è l’unico modo che hanno per continuare a valorizzare i capitali in eccesso e a perpetuare il loro regime sociale in decomposizione.

Se la direzione della società rimarrà in mano alla classe dominante necessariamente andremo verso la guerra. L’unica strada realistica oggi esistente per prevenire la guerra è quella di imporre alla classe dominante un Governo di Emergenza Popolare.

Un governo che sia espressione delle organizzazioni operaie e popolari del nostro paese, composto da quegli elementi che godono della loro fiducia e deciso a dare forma di legge ai provvedimenti e le misure che le organizzazioni operaie e popolari stesse indicheranno per far fronte agli effetti della crisi.

Un governo deciso a far fronte agli effetti della crisi anche e sopratutto in rottura con le regole e le prassi della Comunità Internazionale e della classe dominante intera e disposto ad avvalersi per questo, della pressione e della forza delle masse popolari organizzate (il governo Tsipras ci dimostra che fine che si fa quando si tenta di condurre a buona ragione questi soggetti!).

Un governo che non passa per le elezioni ma che si imponga tramite l’azione coordinata delle organizzazioni operaie e popolari che rendono tramite la loro azione ingovernabile il paese ai vertici della classe dominante ed iniziano a costruire una nuova governabilità dal basso.

Solidarietà ai compagni colpiti dalla repressione!

Carc Massa – Sezione Aldo Salvetti

 

Riportiamo di seguito parte di una riflessione inviataci dal compagno Marco Lenzoni sulla vicenda

L’articolo 18 che piace a lor signori non è quello dello statuto dei lavoratori.

  • Negli ultimi 15 anni l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori ha subito continui attacchi fino ad arrivare alla sua cancellazione definitiva avvenuta ad opera del governo del PD di Renzi della famiglia Boschi e di Verdini. In tutto il paese sono state migliaia le manifestazioni di protesta contro questo golpe legislativo che è andato a cancellare di fatto I diritti costituzionali dei lavoratori. Nell’ Italietta Pontificia dove almeno sulla carta il diritto al lavoro doveva essere garantito il PD cambia le carte in tavola cancellando decenni e decenni di lotte per il progresso sociale, oggi anche sulla carta il lavoro non è più un diritto o almeno lo è fino a quando un padrone o un dirigente del pubblico impiego non decide di mandarti a casa. Tra le mille manifestazioni che si sono susseguite in tutto il paese anche quella di Massa Carrara del pomeriggio del 3 dicembre 2014 alla quale ho preso parte insieme ad un nutrito gruppo di studenti, disoccupati e lavoratori. Il presidio era stato organizzato sotto il comune dove ci sono stati interventi, volantinaggi e slogan, allo scioglimento del quale molti dei partecipanti hanno deciso liberamente di finire la serata in segno di protesta sotto la vicina sede del PD il partito principale responsabile dello scempio dello statuto dei lavoratori. A 14 mesi dal quel pomeriggio di dicembre sono stato chiamato presso gli uffici della Questura di Massa per ritirare un verbale di notifica che mi avvisa dell’avvenuta conclusione delle indagini nei miei confronti a riguardo della violazione dell’articolo 18 del “Testo unico delle Leggii di Pubblica Sicurezza” emanato dal regime fascista nel 1931. L’articolo 18 fascista, quello che Renzi il PD e a lor “signori” i padroni non vogliono cancellare nonostante sia una legge del regime fascista (..) Insomma il governo di Renzi-Verdini cancella la Costituzione e l’ART 18 e punisce il dissenso con l’ART 18 del codice fascista, oltre al danno per I lavoratori la beffa! (…) Un governo che cancella la Costituzione e I diritti dei lavoratori e che punisce il dissenso usando le leggi liberticide del regime fascista non può essere definito in nessun altro modo se non con il termine FASCISTA! Per questo motivo faccio appello a tutti I lavoratori e le lavoratrici a non rassegnarsi a queste violenze e alla cancellazione dei diritti, prima di tutto usando la solidarietà come un’arma per difendersi e per attaccare. Questo regime di banchieri cardinali industriali massoni e mafiosi deve cadere come è caduto il regime fascista di Mussolini! Nulla può fermare il movimento dei lavoratori cosciente e organizzato! L’ART 18 dello statuto dei lavoratori lo riscriveremo con il nostro sangue e lo faremo digerire agli industriali una volta per tutte!

Marco Lenzoni

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