Il 21 gennaio il sindaco di Quarto Rosa Capuozzo si è dimessa. Non ricostruiamo qua tutta la vicenda che ha avuto un periodo di incubazione e poi è scoppiata ad hoc, alla vigilia di una campagna elettorale per le amministrative in cui, mentre cresce la crisi politica fra scontri, colpi di mano, minacce e scandali, il M5S era dato dai sondaggi in crescita continua, era la principale minaccia elettorale per i partiti della Repubblica Pontificia. In un comunicato diffuso il 24 gennaio, la Segreteria Federale Campania del P.CARC scrive:
“Il sindaco di Quarto Rosa Capuozzo è stato costretto a dimettersi, nonostante la tenacia dimostrata nella resistenza di queste ultime settimane. La determinazione e il coraggio individuale però non bastano quando bisogna lottare contro il sistema di potere della Repubblica Pontificia fatto di connubi tra governo, organizzazioni criminali, giornalisti asserviti, guerre tra bande d’interesse e affari su cui speculare. Per cambiare lo stato di cose presente occorrono certamente individui coraggiosi nel mettersi in prima fila, ma occorre avere un collettivo unito in una linea da attuare e principalmente occorre mobilitare le masse popolari del territorio da governare a partecipare all’attuazione delle decisioni prese a favore della maggioranza.
Alla fine i consiglieri del M5S non hanno retto alle pressioni dei media orchestrati ad arte dalla Repubblica Pontificia, alla minaccia di espulsione dal movimento che il Direttorio faceva pendere sulle loro teste, alle minacce velate e insinuazioni della Commissione Antimafia. I semplici cittadini, quelli che la mattina vanno a lavorare per campare, non hanno retto a tutto questo e magari anche alla preoccupazione di doversi ritrovare da soli e con le sole risorse personali a fronteggiare spese giudiziarie, procedimenti che si aprono e che vengono costruiti ad arte per dare un affondo sugli equilibri politici nazionali in vista delle prossime elezioni amministrative da un lato e dall’altro per dare una lezione esemplare, che sia di insegnamento per altri che come loro in futuro potrebbero osare sfidare il sistema di potere di Quarto o di Napoli o di Roma, come del resto del paese. (…)
Il PD è il partito su cui la camorra a Quarto intendeva investire i propri voti, come avviene in tantissimi altri territori campani e nel resto del paese, cosa che è sotto gli occhi di tutti! Ma su questo l’Antimafia non indaga. Il PD è a capo del governo del paese senza che nessuno l’abbia votato, è un governo illegittimo per la legge che loro sbandierano. Il PD governa assieme a quelli che sono diretta emanazione della mafia: gli “onorevoli” eletti nelle file del PDL! Questa banda di corrotti e ladri sta portando avanti le misure più criminali mai viste: privatizzazione della sanità, smantellamento definitivo dell’istruzione pubblica, devastazione ambientale e speculazioni edilizie attraverso lo Sblocca Italia e non ultimo il Jobs Act che assieme alla riforma delle pensioni tolgono qualsiasi futuro degno di questo nome alle masse popolari del paese! Per Renzi e compagnia cantante o si è asserviti ai poteri forti oppure si è automaticamente criminali e terroristi! Facile, no?
Ora il buon Angelino Alfano, dall’alto del calibro politico che rappresenta assieme a questo governo, vuol “vederci chiaro” e prevede la possibilità di aprire un’inchiesta di accesso agli atti del comune. Certo! Questo sarebbe il colpo di grazia, la ciliegina sulla torta della campagna di intossicazione dell’opinione pubblica orchestrata sul caso Quarto: sicuramente le indagini troveranno un appiglio per sciogliere il Comune per infiltrazione camorristica (magari un nuovo abuso edilizio, altro che peculati e Salva Banche!) e sarà dimostrato una volta e per sempre che anche il M5S è disonesto, proprio come loro. Soprattutto immaginiamo sarà necessario aprire quest’inchiesta nel caso in cui dovesse venire in mente alla Capuozzo e ai consiglieri di ritirare le dimissioni nei prossimi 20 giorni (possibilità che la legge prevede) (…)
Le manovre sporche che stiamo vedendo orchestrare sul caso Quarto sono comunque ben conosciute e non certo nuove: nel 2007 la nostra compagna Fabiola D’Aliesio, candidata sindaco a Quarto con la Lista Comunista, venne inquisita dopo aver denunciato durante una tribuna elettorale la compravendita di voti e fatto appello ai quartesi ad alzare la testa nella lotta per il cambiamento. L’infamante accusa di connivenza con la compravendita di voti venne incredibilmente volta alla nostra compagna dal pm Aridituro, che proprio dopo quelle dichiarazioni in TV fece scattare le indagini della DIA per scoprire poi che effettivamente PD e PDL erano coinvolti in questo becero commercio, ma sul banco degli imputati finirono principalmente coloro che si erano resi disponibili a vendere il proprio voto per 30, 40, 50 euro appena. Sul banco degli imputati non sono mai finiti i mandanti della compravendita, evidentemente allora come oggi non trovarono prove sufficienti per perseguire coloro che speculano sulla miseria delle masse popolari per gestire poteri e speculare. Il nostro partito allora si impegnò in una campagna di mobilitazione popolare per rispedire al mittente l’accusa. Non solo il processo si è chiuso con un nulla di fatto, ma prese piede una superiore mobilitazione delle masse popolari, in particolare giovani, che ancora oggi continua.
Il M5S non è stato in grado di portare fino in fondo la battaglia, ma la storia non si ferma perché i lavoratori, i disoccupati, i precari, gli studenti, i giovani di Quarto hanno necessità di fare la loro storia”.
Il momentaneo epilogo della vicenda Quarto è altamente rappresentativo della situazione politica.
Isolando e scaricando la Giunta, i vertici del M5S, più che il passo indietro fatto dal Sindaco, hanno dimostrato che la propaganda sulla rettitudine morale e sull’incondizionato rispetto della legalità della classe dominante si scioglie come neve al sole appena essa si sente minacciata in qualche modo: i vertici della Repubblica Pontificia non hanno alcuna remora o scrupolo a usare ogni mezzo e metodo per sgomberare il campo da chi ostacola i loro interessi. Hanno usato il caso di Quarto, un comune di 40mila abitanti, come esempio e minaccia a livello nazionale: per le altre amministrazioni del M5S (partendo da basi e condizioni differenti sono tutte alle prese con scandali veri e artefatti, colpi bassi e gogna mediatica), ma più in generale per tutte le amministrazioni locali che non si sottomettono, che si ribellano, che scalciano o si lamentano (hanno persino fatto la pelle a Marino, hanno tentato di farla a De Magistris – e la battaglia non è ancora finita – hanno ottenuto i servigi di Pisapia).
Per chi non si abbandona alla rassegnazione e allo sgomento (“non si può cambiare niente”) gli insegnamenti da trarre da questa vicenda sono di particolare utilità soprattutto nell’ottica di usare le prossime elezioni amministrative come ambito per promuovere l’organizzazione e la mobilitazione delle organizzazioni operaie e popolari, aspetto decisivo per costruire amministrazioni locali di tipo nuovo. Il centro della questione è rompere con la logica della delega (cercare il candidato più affidabile, far prendere impegni ai candidati, far fare loro promesse) e costringerli a fare oggi, da subito, quello che promettono di fare dopo che saranno eletti. Il caso esemplare è il ruolo delle masse popolari: anche il M5S di Quarto diceva che avrebbe basato la sua azione sulla trasparenza, la partecipazione e il protagonismo popolare, ma non lo ha fatto né prima delle elezioni, né dopo: si è scavato la fossa da solo, riponendo fiducia nelle autorità e nelle istituzioni della Repubblica Pontificia e nel direttorio del M5S anziché in quella parte sana, propositiva, attiva e generosa delle masse popolari.
Conclude il comunicato della Segreteria Federale della Campania:
“Bisogna imparare da questa esperienza e rilanciare la battaglia più forti grazie agli insegnamenti che se ne possono trarre. Innanzitutto bisogna esprimere e promuovere solidarietà al Quartograd, indicarne gli esempi positivi e rafforzare il nascente coordinamento di sport popolare con altre squadre come la Stella Rossa e la Lokomotiv flegrea.
La Consulta dei Giovani sta portando avanti la lotta per riconquistare lo spazio tolto loro (ma ironia previsto dal regolamento comunale) dalle precedenti Commissarie prefettizie. Lotta che l’Amministrazione Capuozzo non ha sostenuto per non contravvenire ai dirigenti degli uffici comunali (tutti legati al PD). La Consulta ha lanciato per il prossimo 12 febbraio un Consiglio Popolare cui sono invitate a partecipare le associazioni e le organizzazioni popolari autorganizzate del territorio per dar seguito al progetto di cambiare Quarto. Questa iniziativa va sostenuta e partecipata da tutti coloro che non vogliono abbassare la testa di fronte all’arroganza dei poteri forti che hanno tentato di rendere Quarto lo zimbello di Renzi e compagnia; da tutti coloro che vogliono rimboccarsi le maniche per non lasciare il paese in mano al PD e ai residui del PDL o ai camorristi da sempre loro alleati; da tutti coloro che vogliono costruire un governo del territorio che si muove su decisione popolare e attua le misure che decide senza farsi legare le mani né dal governo centrale né dai poteri locali attraverso l’opera di cui sono capaci le masse popolari organizzate!”.