Cevital (ex Lucchini) – Come gli operai escono dalle fabbriche

 

Cevital

Il 9 gennaio si è svolta a Piombino un’assemblea pubblica sul futuro della siderurgia locale e dell’indotto, organizzata da Minoranza Sindacale-Camping CIG. Dietro questa sigla c’è un gruppo di operai delle acciaierie Lucchini (questo è il nome storico delle fabbriche) e dell’indotto che dalla scorsa estate ha cominciato a mobilitarsi con quattro giorni di presidio a cui hanno invitato artigiani, commercianti, disoccupati e precari del territorio a unirsi a loro nella lotta per il lavoro utile e dignitoso. In questi mesi il gruppo è cresciuto, niente affatto convinto del “piano di salvataggio” dei nuovi padroni algerini di Cevital e sbandierato da istituzioni e sindacati (locali e nazionali), che hanno criticato sviscerandolo con l’aiuto di tecnici ed esperti del settore. Si è quindi consolidato il nucleo dell’organizzazione operaia, che si allarga a prescindere dalle tessere sindacali. Questo è il modo concreto di occuparsi della fabbrica, andando a fondo della conoscenza di ciò che realmente serve per un ciclo produttivo efficiente ed ecocompatibile, per coinvolgere nella lotta i lavoratori dei settori produttivi più vicini direttamente coinvolti. Così gli operai assumono progressivamente il ruolo di centro di riferimento che orienta e dirige la vertenza, e in prospettiva possono diventare la Nuova Autorità Pubblica che gestisce direttamente il funzionamento e la produzione secondo un piano prestabilito e democraticamente discusso, che costruisce la nuova governabilità, che orienta e dirige la battaglia per la salvaguardia della vita economica, politica e ambientale di Piombino e di tutta la Val di Cornia: “sentiamo forte la responsabilità di continuare a essere, assieme alle altre organizzazioni che ci hanno accompagnato in questo percorso, promotori di iniziative di mobilitazione delle coscienze e organizzatori di eventi che aiutino tutti noi a meglio capire e a meglio costruire il nostro futuro”.
L’assemblea era indetta per rilanciare pubblicamente la vertenza e il coinvolgimento degli operai e delle masse popolari del territorio e in previsione dell’incontro al MISE del 19 gennaio far leva per organizzare la presenza a Roma: questo è l’altro movimento positivo e determinante fra i due, uscire dalla fabbrica per allargare e rafforzare il fronte di lotta a difesa del principale polo economico della zona. Per “spingere” sindacati e istituzioni a organizzare la mobilitazione gli operai hanno promosso una raccolta firme: in pochi giorni circa 1200 adesioni! Quando la classe operaia chiama alla lotta, le masse popolari si attivano per difendere la vita economica, sociale e politica del territorio.
Al dibattito del 9 gennaio erano presenti in 150 fra consiglieri comunali dell’opposizione, operai anche della “maggioranza sindacale” e dell’indotto, associazioni come quella giovanile Stato di Emergenza e la Toffolutti che si occupa di sicurezza sul lavoro, abitanti di Piombino e dintorni: questo, nonostante la dura campagna stampa imbastita dai sindacati confederali e dal PD che da giorni intimavano ai propri aderenti di disertare l’iniziativa.
Dalla stragrande maggioranza degli interventi è emerso chiaramente come la questione principale, il nodo da sciogliere sia il governo (locale e nazionale), che continua a latitare e rigettare il confronto nonostante le palesi inadempienze sulle tempistiche di Cevital, a fare orecchie da mercante sullo smantellamento del settore siderurgico nazionale; nel nostro intervento abbiamo detto che è un errore e un’illusione affidarsi o rivendicare ai vertici della Repubblica Pontificia che impedisca la progressiva dismissione dell’apparato produttivo, che sta trasformando il nostro paese in un cimitero di fabbriche. Abbiamo detto ai compagni che non sono soli, che operai in tutto il paese stanno costruendo organizzazioni operaie e popolari e cominciano a coordinarsi, per ragionare sulle misure da prendere collettivamente per contrastare gli effetti devastanti della crisi. E’ estremamente positivo che nelle conclusioni Camping CIG abbia espresso la determinazione a coordinarsi con altri operai del settore siderurgico, dalle Ilva di Genova e Taranto all’AST di Terni, per ragionare sulla mobilitazione da mettere in campo per la salvaguardia delle rispettive aziende e impostare “un lavoro da condurre assieme con le altre realtà della siderurgia, per preparare una piattaforma comune sulla siderurgia, evitando la logica della concorrenza spietata alla salvezza del posto di lavoro a spese di altri posti di lavoro in altre fabbriche”.
Abbiamo accolto con entusiasmo questa posizione e l’abbiamo sostenuta mettendo a disposizione i nostri contatti perché si sviluppi e rafforzi questo embrione di coordinamento, con lo scambio di esperienze e la reciproca conoscenza.La prospettiva è un incontro nazionale fra questi nuclei e singoli operai avanzati che getti le basi concrete del coordinamento, come fatto dagli operai degli stabilimenti FCA del sud Italia per respingere gli attacchi di Marchionne.

Nel momento in cui scriviamo è stato rinviato senza troppe giustificazioni di sorta all’11 febbraio l’incontro “decisivo” al MISE, e i compagni di Camping CIG hanno subito rilanciato con la richiesta di un Consiglio di Fabbrica aperto, in cui discutere in modo franco e aperto della mobilitazione in cui “vengano coinvolte tutte le categorie e la popolazione del territorio, per essere al fianco dei lavoratori a sostegno della vertenza AFerPi (Acciaierie e Ferriere di Piombino, ndr) e dello stabilimento nel suo complesso”. Ci permettiamo di aggiungere che il modo migliore per contribuire alla manifestazione è che Camping CIG sia parte attiva della sua costruzione, proseguendo le assemblee in fabbrica, nei quartieri, nelle scuole e in ogni sede pubblica possibile, per alimentare la massima partecipazione.
Avanti così compagni, nel prendere sempre più saldamente in mano la costruzione del futuro! Dipende da noi, possiamo fare di più e meglio!
Commissione Lavoro Operaio e sindacale – Toscana

 

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