La campagna d’intossicazione contro il Movimento 5 Stelle, il caso Quarto e gli insegnamenti per avanzare nella costruzione della nuova governabilità delle masse popolari

 

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Elezioni 2016 e campagna d’intossicazione anti-M5S. Si avvicinano le elezioni e il terreno per la classe dominante si fa sempre più insidioso. Il governo del Piano Casa, del Jobs Act, della Buona Scuola, dello Sblocca Italia, della partecipazione al massacro degli immigrati e alla “guerra al terrorismo” prosegue nell’attacco alle conquiste delle masse popolari. Cerca di ingraziarsi la classe dominante ma questo non risolve ed anzi aggrava la crisi politica dei vertici della Repubblica Pontificia.

L’attacco alle masse popolari non è senza conseguenze. Quanto più avanza, tanto più si alimenta la loro ribellione ai governi e al teatrino della Repubblica Pontificia e tanto più si inasprisce anche lo scontro di interessi nel Vaticano, nelle Organizzazioni Criminali e nei gruppi imperialisti USA-UE-sionisti sulle soluzioni per far fronte alla crisi. Per tutti questi motivi le elezioni sono per i vertici della Repubblica Pontificia sia un campo di battaglia per tentare di arginare l’ondata astensionista e il voto di protesta sia il banco di prova per la tenuta del governo Renzi.

E’ in questo contesto che si inserisce la campagna mediatica contro il M5S che in questi giorni scomoda “autorevoli” esponenti del PD (dalla Picierno alla Boschi), riempie le pagine della stampa di regime e da fiato ai talk show del teatrino della politica. Lo schema è lo stesso adottato in altri casi: i vertici della Repubblica Pontificia approfittano di limiti ed errori reali del M5S per indebolirlo. Ieri il fronte dell’attacco era la giunta M5S di Livorno capeggiata da Nogarin, oggi è la giunta M5S di Quarto (NA) con il suo Sindaco Rosa Capuozzo. Qui si punta oggi il grimaldello contro il M5S, la cui crescita elettorale (assieme a quella dell’astensionismo) è la principale insidia per Renzi e per i vertici della Repubblica Pontificia in vista delle prossime elezioni.

 

Guardare oltre la cortina dell’intossicazione. La campagna d’intossicazione proseguirà e una volta spolpato l’ultimo osso del caso Quarto, i vertici della Repubblica Pontificia si rivolgeranno verso qualche altra preda sempre con lo scopo di alimentare la campagna anti-M5S. Tuttavia il caso Quarto è ricco di insegnamenti per  tutti quegli amministratori locali (del M5S ma anche “arancioni”, civici ecc.) eletti con il mandato di porsi al servizio dei lavoratori e delle masse popolari. Lo è in particolare per quanti tra questi non vogliono diventare preda facile della Repubblica Pontificia e per i lavoratori e le masse popolari organizzate cui spetta un ruolo decisivo nel creare le condizioni perché queste amministrazioni locali passino dal professare la messa al centro degli interessi delle masse popolari a praticarla sul serio e fino in fondo.

 

Il caso Quarto. Nell’estate 2015 il Sindaco ha respinto un tentativo di estorsione da parte del consigliere comunale Giovanni De Robbio (infiltrato della camorra tra gli eletti del M5S nel Consiglio Comunale di Quarto ed espulso ad inizio dicembre dal M5S locale).

L’oggetto della tentata estorsione era la nomina di un Assessore all’Urbanistica compiacente con le Organizzazioni Criminali e coi loro obiettivi di speculazione sullo stadio comunale. La Capuozzo veniva ricattata minacciando di rendere pubblici gli abusi edilizi relativi a una sua abitazione privata.

La vicenda si è consumata nel corso dell’estate: Rosa Capuozzo non ha ceduto alla tentata estorsione ma al contempo non ha osato mobilitare la parte attiva, sana e avanzata della città per smascherare l’attacco delle Organizzazioni Criminali, non ha osato essere fino in fondo conseguente con il mandato ricevuto alle elezioni di giugno 2015 rispetto al caso specifico. Infatti ha ripristinato la gestione comunale dello stadio ma ha tentennato nel finanziarne la ristrutturazione e soprattutto non ha fatto leva sulla mobilitazione delle masse popolari per difenderlo dagli interessi delle Organizzazioni Criminali.

Il risultato è nella cronaca di questi giorni: Rosa Capuozzo e tutto il M5S finiscono travolti dal loro stesso legalitarismo, cioè dalla fiducia che per cambiare il corso delle cose basti la “rettezza morale”, dalla propria titubanza nel rompere fino in fondo con gli interessi dei poteri forti e nel mobilitare le masse popolari. È per questo che hanno permesso al De Robbio di infiltrarsi anziché liberarsene subito.

I fatti dimostrino quanto queste due tendenze sono veri e propri boomerang per il M5S in generale e per la Giunta Capuozzo nel caso specifico. La “legalità” che nel M5S viene presa come punto di riferimento e decantata in ogni occasione produce l’inchiesta giudiziaria della magistratura napoletana che non fa piazza pulita delle Organizzazioni Criminali operanti a Quarto ma offre al PD nazionale gli argomenti per montare la campagna d’intossicazione in corso. Restare a metà del guado nel mobilitare la parte sana, attiva e organizzata della cittadinanza priva la Giunta Capuozzo delle difese necessarie contro gli attacchi presenti e futuri della politica borghese e delle Organizzazioni Criminali

Due vie. La Capuozzo ha fatto bene a resistere alle pressioni e alle strumentalizzazioni del PD e a quelle, imbarazzate, dei vertici nazionali del M5S (che hanno dato prova del loro politicantismo visto che l’espulsione di Rosa Capuozzo è legata a meri calcoli elettorali). Tuttavia la rettezza morale non le eviterà di fare la fine di Marino a Roma, rimosso dai vertici del suo partito per conto di quelli della Repubblica Pontificia poiché usava i suoi poteri di sindaco per violare pubblicamente di fatto le direttive della Chiesa e il suo apparato di potere. A Quarto, 50000 abitanti alle porte di Napoli, è la camorra che si occuperà di ripristinare l’ordine.

Per la Giunta Capuozzo è il momento di passare dal proclamare le buone intenzioni ad applicarle facendo sistematicamente leva sulla mobilitazione popolare, alimentando l’organizzazione dei lavoratori e delle masse popolari e facendo della sua parte sana, attiva e organizzata il proprio centro decisionale.

Questo significa passare dalla difesa all’attacco, dalla declamazione della rottura con il malaffare che ha governato Quarto nei decenni precedenti alla rottura sostanziale, dal declamare la gestione pubblica dello stadio o la lotta alla disoccupazione a darsi i mezzi effettivi per il ritorno ad una gestione pubblica, di qualità e partecipata dello stadio o per la creazione di posti di lavoro (utilizzando i poteri e le risorse sanciti per legge e anche disobbedendo alla legge se questa è da ostacolo per gli interessi delle masse popolari).

Creare il più ampio fronte di solidarietà è il primo passo che serve sia per respingere l’attacco ai mittenti in corso sia per inaugurare il corso nuovo. Limitandoci a fare i “buoni eletti” non ci ripariamo dall’attacco dei vertici della Repubblica Pontificia.

E’ per sviluppare questo corso nuovo che alle amministrative di giugno 2015 la sezione di Quarto del P.CARC ha  sostenuto il M5S e la candidatura a Sindaco di Rosa Capuozzo. Per questo Rosa Capuozzo e il M5S sono stati sostenuti dalla parte migliore di una comunità che dalle lotte ambientali contro le discariche di Pianura e del Castagnaro ha iniziato ad alzare la testa di fronte  alle Organizzazioni Criminali e ai loro luogotenenti nella politica borghese. L’abbiamo sostenuta per costruire l’alternativa al disastro economico, ambientale e sociale. Non ci collochiamo fra i “delusi” dell’ultima ora né tra i “sostenitori”. La linea giusta, che noi indichiamo, è quella di attuare le misure per fare del caso Quarto un’esperienza tipo di costruzione di una nuova governabilità del territorio, obiettivo per la cui realizzazione la Giunta Capuozzo deve e può aver un ruolo importante. La realizzazione di questo obiettivo è sintesi del mandato ricevuto da decine di migliaia di cittadini alle elezioni del 2015.

Decidono i lavoratori e le masse popolari organizzate. La mobilitazione e il protagonismo dei lavoratori e delle masse popolari sono l’elemento decisivo: è così a Quarto ed è così nelle tante altre città in cui si sono insediate amministrazioni locali in rotta coi vertici della Repubblica Pontificia e con il ruolo di  esattori e vessatori delle masse popolari che questi cercano di fargli svolgere. Sono anzitutto i lavoratori e le masse popolari organizzate che devono e possono passare dalla difesa all’attacco, che devono e possono mobilitarsi direttamente per porre rimedio ai problemi propri e a quelli di altri settori delle masse popolari, che devono e possono prendere a livello di base le misure d’emergenza necessarie a risolvere i loro problemi, e coordinarsi fino a costruire rapporti di forza tali da portare l’amministrazione locale a fare quel che possono fare e che hanno risorse per fare, rimuovere gli ostacoli e coordinarsi con altre amministrazioni locali per svolgere un’azione a favore delle masse popolari, agire, insomma, da Amministrazione Comunale d’Emergenza Popolare.

Non mancano a Quarto gli esempi di attivismo e autorganizzazione popolare che vanno in questa direzione e non ne mancano neppure in altre zone del paese dove si presentano situazioni simili. Anche in questo campo l’uno si divide in due. O si promuove fino in fondo questo processo oppure si resta, volenti o nolenti, a guardare i vertici della Repubblica Pontificia che riducono le amministrazioni locali al ruolo di esattori e vessatori delle masse popolari, stritolate nella morsa del rispetto dei patti di stabilità e dei vincoli imposti dal governo centrale che a sua volta segue il dettato della Comunità Internazionale.

Imparare dall’esperienza. La Giunta Capuozzo deve aver ben chiaro su quali forze contare per difendersi dai tentativi di destabilizzazione e avanzare verso la costruzione dell’alternativa.

Sono le forze dell’associazionismo sportivo popolare, come quello del Quartograd che in questi mesi ha concretamente difeso la sopravvivenza dello stadio come bene comunale autogestendone la manutenzione. Sono le forze dell’associazionismo giovanile, come quello della Consulta dei Giovani in lotta per la conquista di spazi sociali. Sono le tante altre energie più o meno organizzate che vanno incoraggiate e sostenute affinché altri lavoratori, pensionati, casalinghe, disoccupati, immigrati ecc. seguano il loro esempio e si organizzino e si mobilitino per contribuire alla rinascita della città.

Contrapporre alla rete delle Organizzazioni Criminali e della politica borghese la rete della nuova governabilità del territorio ad opera della Quarto sana, attiva e organizzata da mobilitare per  individuare i problemi da risolvere, gli ostacoli da rimuovere e le soluzioni da apportare. Da qui passa la costruzione dell’alternativa a Quarto!

Un nuovo modo di amministrare! E’ così che si risponde allo stritolamento che i vertici della Repubblica Pontificia operano contro le Amministrazioni Locali. E’ così che si risponde all’isolamento delle Amministrazioni Locali “anomale”, cioè quelle che tendono a rifiutare il ruolo che oggi i vertici della Repubblica Pontificia vogliono loro imporre. Non si risponde fermandoci in mezzo al guado ma facendo un passo deciso verso le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari del territorio. Amministrazioni locali simili sono una novità nella storia del nostro paese e costituiscono un percorso sperimentale ma rispondono a una precisa esigenza politica, economica e sociale imposta dalla crisi attuale. Creare posti di lavoro, impedire la chiusura e la delocalizzazione di aziende, garantire i servizi primari, rompere il cappio economico che grava sulle masse popolari è possibile solo se si creano istituzioni disposte a farlo. Sono questi i principali motivi per cui bisogna utilizzare le campagne elettorali prossime e le crisi amministrative in corso come è quella di Quarto. Sono questi anche i principali motivi su cui il Partito dei CARC si mobiliterà e chiamerà alla mobilitazione tutti quelli che hanno a cuore la rinascita delle nostre città e del paese intero:

per promuovere in ogni paese, città, quartiere l’organizzazione delle masse popolari a partire da quanti già si occupano del territorio, favorire in ogni modo il loro coordinamento e lo sviluppo di azioni comuni per attuare un proprio progetto utile alla collettività da imporre subito (senza aspettare le elezioni!), con le buone o con le cattive, ad attuali amministrazioni e amministratori locali e a quanti si candidano. La misura per vagliare ogni candidato è sulla base di quello che fa e non di quello che dice di voler fare.

– per costruire Amministrazioni Locali di Emergenza (ALE) che da subito iniziano a prendere provvedimenti urgenti, anche se provvisori, per quanto riguarda il lavoro, la casa, i servizi primari, l’ambiente e che contribuiscono, con il loro operato e le misure che adottano, a sabotare l’azione del governo centrale e ad alimentare l’ingovernabilità a ogni decreto, legge, misura che va contro gli interessi delle masse popolari.

– per coordinare da subito, anche prima delle elezioni, a livello cittadino, provinciale e regionale gli amministratori (in carica o candidati) e le amministrazioni che si qualificano per i provvedimenti positivi che adottano o che possono adottare di comune accordo (l’unione fa la forza), per fare si che le migliaia di esperienze “fai da te” non rifluiscano o siano spazzate via dalle manovre della classe dominante, per creare un movimento che tende a diventare nazionale (benché inevitabilmente avanzerà a macchia di leopardo) e con l’obiettivo di essere parte della costruzione di un nuovo governo del paese, che applica su scala più ampia) i provvedimenti urgenti e necessari per fare fronte agli effetti della crisi.

 

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