Di intossicazione si muore. Si muore da intossicazione di monossido di carbonio o di altre sostanze nocive che si accumulano nell’organismo in quantità tali da avvelenarlo, debilitarlo e portarlo alla morte. L’intossicazione di cui parliamo qui, però, è diversa anche se egualmente nociva: quella con cui la classe dominante avvelena la mente e il cuore delle masse popolari. E dato che quello che ognuno fa dipende da quello che ognuno pensa e sente, quella specifica intossicazione ricade sulla società intera: l’intossicazione del capitalismo porta avvelenamenti, distruzione e morte.
Gli uomini hanno bisogno di rappresentare a loro stessi la lotta che conducono. La lotta pone in ogni momento di fronte a delle scelte: se si prendono decisioni corrispondenti alle condizioni, alle leggi e alle forze reali, allora la nostra lotta avrà successo. Senza una teoria rivoluzionaria è impossibile che il movimento rivoluzionario si sviluppi oltre un livello spontaneo ed elementare: senza teoria rivoluzionaria, è impossibile un movimento rivoluzionario. Il movimento comunista è anzitutto un movimento pratico e oggettivo di trasformazione dello stato presente delle cose. Gli uomini e le donne lo compiono mossi dalle condizioni pratiche in cui si trovano. Ma il movimento comunista può svilupparsi e vincere solo se diventa un movimento cosciente. Il processo dell’emancipazione pratica della classe operaia e delle masse popolari dalla borghesia imperialista è anche il processo della formazione, nella classe operaia e nel resto delle masse popolari, di una coscienza superiore e diffusa del corso delle cose. Elevare la coscienza delle masse popolari è un aspetto decisivo per la vittoria del movimento comunista.
Parlando di intossicazione, la propaganda di regime e la propaganda di guerra sono strumenti potenti, tanto che la classe dominante vi fa ricorso in modo spregiudicato e crescente a fronte delle difficoltà nel tenere a bada le masse popolari su cui ricadono gli effetti peggiori della crisi in cui versa il suo sistema economico e sociale. L’intossicazione è più efficace della repressione e della coercizione: a differenza che negli anni ’20 e ’30 del secolo scorso, per ora la borghesia e il suo clero non hanno la forza e il seguito sufficienti per imporre con le cattive il loro dominio sulla società. E’ più efficace del ricatto: la crisi economica rende sempre meno efficace lo spauracchio di “perdere tutto”, ci pensano già banche, speculatori, capitalisti e cardinali a spolpare le masse popolari. E’ più forte delle lusinghe e della corruzione: in tempi di crisi non è più concretamente possibile elargire a vasti settori delle masse popolari sussidi e ammortizzatori sociali, le “riforme” sono eliminazione di diritti e conquiste, i privilegi e i favori sono possibili solo per una cerchia ristretta e ben selezionata.
Parlando dei rimedi all’intossicazione, invece, la questione è abbastanza semplice: se impariamo e insegniamo a partire dai fatti, anziché che dalle parole o dalle illusioni, già facciamo un primo passo per neutralizzare l’intossicazione della propaganda di regime e della propaganda di guerra.
In un avvenimento di dimensioni tali come la crisi attuale, chiunque avanza una teoria, trova qualche fatto da addurre a prova o almeno a sostegno della sua teoria. Non è quindi nella quantità di fatti addotti che si ha la prova che una teoria è giusta. Una teoria della crisi è giusta se spiega l’insieme del corso delle cose e porta a soluzioni efficaci. Una teoria delle costruzioni è giusta non se spiega alcuni fatti, ma se spiega perché alcune case stanno in piedi mentre altre crollano e se guida a costruire case che stanno in piedi. Indebitamento delle famiglie, taglio dei salari, mancanza di innovazione, flessibilità, esternalizzazioni, gonfiamento delle attività finanziarie e speculative, contrazione del mercato sono tutte componenti della crisi attuale, sono manifestazioni, ma non la causa della crisi attuale.
In un contesto generale in cui la borghesia e il Vaticano puntano tanto sul terrorizzare le masse popolari dei paesi imperialisti per il corso che le cose stanno prendendo (vedi Sei tesi sulla situazione attuale, pag. 1), ogni lavoratore, ogni precario e disoccupato, ogni studente, ogni pensionato ha tutti gli strumenti per vedere come stanno le cose.
A fronte di tanta propaganda sulla sicurezza nazionale, i fatti dicono che in Italia non ci sono morti e feriti per quello che Renzi e Bergoglio chiamano “terrorismo”, ma nel solo 2015 ci sono 729 morti e migliaia di feriti e invalidi sul lavoro. In Italia non ci sono città distrutte dai kamikaze islamici, ma città e paesi sfigurati dalle piogge, che pure hanno fatto morti e feriti. In Italia non ci sono palazzi distrutti da attacchi “terroristici” di varia natura, ma le università crollano per incuria, come a Napoli, e altre decine di scuole sparse nel paese sono a rischio di crollo. Ci sono interi territori avvelenati, un numero non quantificato di morti per malattie curabili, decine di migliaia di malati che non si curano più perché non possono pagare ticket e farmaci (la povertà è una malattia facilmente curabile, anche se è invece in continuo aumento!), morti di overdose, centinaia di migliaia di casi di violenza sulle donne e sui bambini, ci sono quasi 4mila morti per incidenti stradali e più di 200mila feriti. In Italia i furti e le rapine, sulle quali si calcola il tasso di criminalità, sono uno scherzo a confronto con la rapina legalizzata, protetta, impunita contro i risparmiatori e le famiglie da parte delle banche e delle finanziarie.
Lo stato di emergenza, in Italia, sono la disoccupazione, l’inquinamento, la devastazione dei territori, gli sfratti, le mille via di fuga dalla realtà (droga, sette religiose, alcolismo, gioco d’azzardo), il carovita, il degrado e l’abbandono di territori e quartieri. Questi sono i fatti. I milioni di individui che a vario titolo e livello sono vittime delle regole, degli usi, delle leggi, dei privilegi del capitalismo (la legge del profitto a ogni costo) sono vittime della guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia e il suo clero conducono contro le masse popolari.
Certo è che il corso generale delle cose spinge verso la guerra, quella terza guerra mondiale “a pezzi” di cui parla Bergoglio: è la tendenza alla guerra imperialista a cui i gruppi borghesi non possono sottrarsi. Non dipende dalla malvagità di questo o quel presidente o capo di stato, è il risvolto pratico a cui spinge il capitalismo per risolvere la crisi generale senza lasciare il passo allo sviluppo dell’umanità verso una società superiore, il socialismo. E’ quanto è successo con la prima e la seconda guerra mondiale: da una parte ingenti e catastrofiche distruzioni di paesi e milioni di morti, dall’altra l’edificazione dei primi paesi socialisti. L’umanità è di fronte allo stesso bivio. Non valgono niente le rassicurazioni di Renzi sul fatto che l’Italia non parteciperà ai bombardamenti in Siria o non si intrupperà in missioni in Libia. La Repubblica Pontificia italiana è a pieno titolo nei circoli della Comunità Internazionale degli imperialisti e i governi della Repubblica Pontificia faranno quello che la Comunità Internazionale dirà loro di fare. Solo in modo più riservato e discreto stante la particolarità della sua composizione, perché devono tenere in conto che un loro coinvolgimento aperto e dispiegato nella “guerra contro il terrorismo”:
– indebolirebbe i tentativi di riprendere consenso fra le masse popolari che il Vaticano sta faticosamente promuovendo con “l’operazione Bergoglio, il Papa buono e onesto”, dato che proprio Bergoglio ha fatto della pace una sua bandiera (è un risvolto dell’intossicazione e della propaganda di regime), inoltre nuocerebbe agli interessi di vario genere che il Vaticano e la sua Chiesa hanno nei paesi neocoloniali bersaglio dell’aggressione e devastazione dei gruppi imperialisti;
– acuirebbe lo scontro fra i vari gruppi di potere che operano nel paese (imperialisti USA e sionisti, imperialisti UE, Vaticano, Organizzazioni criminali), tutti uniti contro le masse popolari, ma divisi tra loro per affermare i loro interessi e conquistarsi spazi di manovra per prevalere sugli altri;
– solleciterebbe quel sentimento di opposizione alla guerra che nel nostro paese è ancora diffuso e radicato (sedimentato dalla forza del vecchio movimento comunista e dalla Resistenza antifascista, ancora radicato tra i lavoratori, nonostante la parabola decadente dei revisionisti e della sinistra borghese).
Pertanto i vertici della Repubblica Pontificia partecipano alla “guerra contro il terrorismo” (perchè il legame diretto e l’appartenenza alla Comunità Internazionale non lasciano loro alternativa) cioè alla rapina, al saccheggio, all’oppressione, ai bombardamenti, alle distruzioni che ogni giorno la Comunità Internazionale infligge alle masse popolari dei paesi oppressi, ma in posizione defilata (per contrasti interni e per evitare sollevazioni delle masse popolari), “alla chetichella”. Questo è il motivo per cui la resistenza delle masse popolari dei paesi oppressi combatte con le armi che ha a disposizione (in particolar modo con gli attentati) prima di tutto nelle capitali dei paesi più apertamente impegnati nelle scorrerie in Iraq, Afghanistan, Siria, stati africani. Le parole di Renzi (“l’Italia non parteciperà a bombardamenti decisi da altri”) non sono dunque una garanzia né per scongiurare la partecipazione dell’Italia alla campagna di ferro e fuoco nei paesi oppressi, né per scongiurare che in futuro anche l’Italia (come la Francia, gli USA, l’Inghilterra, la Spagna) sia bersaglio della resistenza delle masse popolari dei paesi oppressi.
Dal contesto generale qui descritto, pure in breve e sommariamente, emergono alcune cose.
Uno. Le cause della guerra imperialista (guerra fra Stati) sono le medesime della guerra di sterminio non dichiarata contro le masse popolari: sono entrambe manifestazione del carattere distruttivo raggiunto dal capitalismo, sono entrambe fenomeni connaturati nel sistema capitalista, entrambe non dipendono dalla cattiveria o da altra caratteristica morale di singoli individui (o gruppi di individui), ma dal mantenimento ad ogni costo del capitalismo nonostante tutte le condizioni materiali spingano per il suo superamento.
Due. Scongiurare la guerra cercando di convincere i governi dei paesi imperialisti a non farla (petizioni, proteste, manifestazioni, campagne di opinione, boicottaggi, ecc.) è un’illusione (se a farlo sono le masse popolari) o un imbroglio (se a promuoverle sono esponenti del Vaticano, Papa in testa, o della sinistra borghese). Le proteste contro la guerra hanno un ruolo positivo solo se i comunisti le usano per alimentare la mobilitazione rivoluzionaria, altrimenti (lo si è visto con il fallimento del grande movimento del 2001e del 2003 ai tempi dell’aggressione USA all’Afghanistan e all’Iraq) alimentano rassegnazione e disfattismo.
Tre. Aspettare che la situazione precipiti fa il gioco della borghesia e del suo clero. Nessuno si salva da solo dalla crisi, e tantomeno dalla guerra, per un colpo di teatro (individualismo) o di fortuna (fatalismo). La linea del “tanto peggio, tanto meglio” porta al peggio, per questo occorre organizzarsi e coordinarsi ora.
Quattro. L’unico modo realistico e positivo, che lega gli interessi contingenti con gli interessi di prospettiva, per mobilitare le masse popolari contro la guerra è la mobilitazione su ampia scala, diffusa, coordinata e capillare contro la guerra di sterminio non dichiarata che la classe dominante conduce contro di loro. Fare fronte allo stato di emergenza con la mobilitazione per costruire un governo di emergenza delle masse popolari organizzate, opporre alla sicurezza nazionale le misure per affermare e garantire la sicurezza popolare, opporre alla legalità dall’alto la legalità delle Nuove Autorità Pubbliche costituite dalle organizzazioni operaie e dalle organizzazioni popolari azienda per azienda, quartiere per quartiere, nelle scuole, negli ospedali, nei caseggiati. L’unico modo per impedire ai vertici della Repubblica Pontificia di assecondare le manovre della Comunità Internazionale degli speculatori e dei guerrafondai è mobilitarsi per rendere ingovernabile il paese ai loro governi e imporre un governo di emergenza delle masse popolari organizzate, il Governo di Blocco Popolare. Non c’è altro modo di tagliare i fili con cui gli imperialisti Usa, i sionisti e gli imperialisti UE, il Vaticano e le organizzazioni criminali muovono le sorti del paese come il burattinaio muove le sorti del burattino.
Le reazioni agli attentati compiuti in Francia hanno una volta ancora confermato che in politica la sinistra borghese è il braccio sinistro della borghesia imperialista e del suo clero. Essa si è spesa principalmente nel demonizzare gli autori degli “attentati terroristici”, quindi nell’assecondare se non promuovere e organizzare l’aggregazione delle masse popolari attorno alle autorità dei paesi imperialisti in nome della “guerra al terrorismo”, aggregazione che è l’obiettivo che i gruppi imperialisti si ripromettono di raggiungere grazie agli attentati (Vedi Il fallimento della seconda internazionale e la sinistra borghese).
Torniamo all’intossicazione, superiamo l’intossicazione. Per superare la coltre di nebbia prodotta dalla borghesia e dal clero bisogna partire dai fatti, abbiamo detto. Questo è il movimento necessario per iniziare a vedere le cose come stanno. Ma per far andare le cose secondo gli interessi delle masse popolari non basta imparare a vedere la realtà, occorre imparare a trasformarla: studiare e applicare le leggi proprie attraverso cui la realtà si trasforma, il materialismo dialettico, che applicato alla costruzione della rivoluzione socialista chiamiamo concezione comunista del mondo. La concezione comunista del mondo permette a chi la studia e la applica di vedere, oltre a come stanno le cose, anche il che fare per approfittare degli sconvolgimenti prodotti dalla crisi generale del capitalismo e avanzare verso l’instaurazione del socialismo.
Nei prossimi mesi i principali ambiti in cui è possibile dispiegare su ampia scala la mobilitazione delle masse popolari contro la guerra di sterminio non dichiarata e contro i vertici della Repubblica Pontificia e il governo Renzi – Bergoglio sono la campagna elettorale per le elezioni amministrative della prossima primavera (vedi Un piano di riscossa per ogni città e per il paese, pag. 1), la battaglia per il rinnovo dei CCNL (vedi Fare dellalotta per il rinnovo del Contratto Nazionale una scuola di comunismo, pag. 1), la lotta contro le riforme costituzionali (che dopo le forzature parlamentari dei mesi scorsi passeranno – se passeranno! – da un referendum nella seconda metà del 2016). A questi si aggiungono gli innumerevoli fronti della mobilitazione popolare: la difesa della scuola pubblica, la lotta per il diritto alla casa, la lotta per la difesa del diritto alla salute e della sanità pubblica, le lotte contro la devastazione ambientale e l’inquinamento. Fra di esse la principale è e rimane la lotta per difendere i posti di lavoro esistenti e per crearne di nuovi, posti di lavoro di utilità sociale e dignitosi.
In ognuno di questi fronti il P.CARC sarà mobilitato con questo orientamento: costituire organizzazioni operaie nelle aziende private e organizzazioni popolari nelle aziende (ancora) pubbliche
– che si occupino sistematicamente della salvaguardia delle aziende. Questo è oggi il primo passo: lo chiamiamo “occupare l’azienda”.
– che stabiliscano collegamenti con organismi operai e popolari di altre aziende, mobilitino e organizzino le masse popolari, i disoccupati e i precari della zona circostante a svolgere i compiti che le istituzioni lasciano cadere, a gestire direttamente parti crescenti della vita sociale, a distribuire nella maniera più organizzata di cui sono capaci i beni e i servizi di cui la crisi priva la parte più oppressa della popolazione, a non accettare le imposizioni dei decreti governativi e a violare le regole e le direttive delle autorità. E’ il contrario che restare chiusi in azienda ed è il salto decisivo: lo chiamiamo “uscire dall’azienda”.
Le organizzazioni degli operai e degli altri lavoratori che fanno questo sono la base per costituire un governo d’emergenza popolare e farlo ingoiare ai padroni. Il P.CARC sostiene e organizza ogni lavoratore che si mette su questa strada, che decide di prendere in mano il proprio futuro!