Il PCARC aderisce alla Piattaforma Sociale Eurostop (www.eurostop.info) e alla manifestazione nazionale che la Piattaforma promuove per il 16 gennaio contro la “guerra al terrorismo”.
I promotori della Piattaforma affermano “non intendiamo aspettare una magica ora X, nella quale tutti i popoli si liberino assieme. Vogliamo cominciare qui e ora!”. Si tratta di un positivo passo in avanti rispetto all’impostazione di partenza espressa nel Forum Euromediterraneo del 23 maggio scorso a Napoli, in cui sostenevano l’idea di una rottura con l’UE e l’Euro effettuata in contemporanea dai cosiddetti PIIGS. La “rottura in contemporanea” non è possibile e proporsela porta solo all’attendismo: ogni paese ha infatti una sua storia, una sua conformazione economica, politica e sociale, specifici rapporti tra le classi e particolari sono le forme della lotta tra di esse. La catena si spezza paese per paese. E il primo paese imperialista che lo fa, apre le porte anche agli altri. L’Italia può essere questo paese!
I promotori della Piattaforma affermano che occorre “una via alternativa alle politiche di austerità, autoritarismo, guerre e che dia forza nel respingere il ricatto economico, politico, psicologico esercitato dal potere finanziario attraverso la UE e l’Euro [e NATO]. Una piattaforma che serva come obiettivo politico generale, ma che sia anche strumento e riferimento delle lotte quotidiane. Una piattaforma che serva ai movimenti, ai sindacati, alle organizzazioni politiche, nelle lotte del lavoro, in quelle sociali e per l’ambiente”. Nell’appello per l’assemblea nazionale “NO EURO, NO UE, NO NATO” del 21.11.15 i promotori illustrano anche i quattro punti in cui si concretizza questa alternativa: 1. la rottura della e con la UE e l’Euro, partendo dalla disdetta dei Trattati, condizione per politiche di eguaglianza sociale e di diverso sviluppo; 2. la priorità assoluta all’abbattimento della disoccupazione di massa e alla lotta alla povertà; 3. la riconquista di un piena democrazia partecipata, affermando e sviluppando i principi della Costituzione Repubblicana del 1948, oggi cancellati dalle controriforme; 4. il rifiuto di ogni politica e di ogni azione di guerra e sostegno alla modifica degli equilibri internazionali a favore di paesi a emergenti.
Condividiamo sia con l’obiettivo di costruire un’alternativa, sia con i quattro punti indicati nell’appello dell’assemblea (che delineano il contenuto dell’alternativa da edificare). Occorre però sviluppare una riflessione più approfondita rispetto alla strada da percorrere per realizzare effettivamente questo progetto e non farlo restare al livello di parole d’ordine.
Che la riflessione sia necessaria non siamo solo noi a pensarlo. E’ emerso anche nella riunione nazionale della Piattaforma del 26 settembre a Roma, come riportato nel resoconto pubblico diffuso dagli stessi promotori: “Uno dei problemi emersi nella discussione è che anche in presenza di una larga convergenza sui contenuti di tale piattaforma, fino ad oggi non si è riusciti a procedere. Una parte dei problemi nasce sulle ipotesi di soluzioni alternative alla fuoriuscita dalla UE e dall’Euro, un’altra parte sulle modalità di azione. Possiamo affermare che c’è una esigenza diffusa e convergente che non riesce a darsi continuità e forme di coordinamento stabili, ad esempio come dopo la campagna per il Controsemestre europeo a guida italiana e la manifestazione del 28 giugno 2014”.
Perché non si riesce ad avere continuità e costruire coordinamenti stabili? Perché il No Debito, il No Monti Day, il Controsemestre europeo (promossi da una parte degli stessi promotori della Piattaforma, a cui abbiamo aderito e partecipato) si sono esauriti dopo il classico ciclo “assemblea – manifestazione”? Sono questioni politiche che non possiamo eludere. Per non far scivolare anche la Piattaforma in questo “piano inclinato” e renderla invece un effettivo centro promotore della costruzione dell’alternativa e della lotta per la sovversione dell’UE, Euro e NATO occorre andare a fondo per capire dove sta il problema.
Diversi sono stati gli interventi all’assemblea nazionale “NO EURO, NO UE, NO NATO” del 21.11.15 che hanno offerto degli spunti di riflessione in merito (ad es. l’intervento dei compagni del PRC di Molfetta, quello dei compagni di Militant e quello di Rete No War).
Il maggiore spunto di riflessione viene dal compagno Dimitris Mitropoulos di Unità Popolare, che, trattando dell’esperienza greca, ha fornito una serie di elementi utili per individuare anche i limiti del No Debito, No Monti Day e Controsemestre europeo e per impostare su basi superiori il percorso della Piattaforma: “In questi 5 anni (in Grecia – ndr) sono state fatte moltissime lotte: il movimento di piazza Syntagma ha accerchiato il Parlamento per 40 giorni, ci sono stati più di 30 scioperi generali, 3 governi sono collassati sotto l’insoddisfazione pubblica. Nonostante questo, il grande disastro non si è fermato (…) Dal 2010, quando il cosiddetto Memorandum è stato siglato, c’è stato un grande GAP a sinistra. Nessun partito infatti è riuscito a presentare un programma soddisfacente per un’alternativa (…) Syriza alla fine è andata al potere, ma si è compromessa quando è stato chiaro che o si era pronti al conflitto, o non c’era possibilità di non essere sottomessi (…)”.
Mitropoulos indica degli aspetti estremamente utili per lo sviluppo della Piattaforma e per il conseguimento dei suoi obiettivi di rottura con l’UE, l’Euro e la NATO: le manifestazioni, gli scioperi, le proteste hanno una funzione positiva se sono concepiti come mezzi per alimentare l’organizzazione e la mobilitazione delle masse popolari, per rafforzare il loro spirito combattivo, il loro orientamento e se sono collegati a un progetto più complessivo di trasformazione della società, di costruzione di un governo deciso ad intraprendere fin in fondo un percorso di lotta contro i gruppi imperialisti e in grado di stare sulle proprie gambe. Altrimenti, per quanto possa essere generosa la mobilitazione dei lavoratori e delle masse popolari, come in Grecia, si va verso la disfatta..
Il No Debito, il No Monti Day e il Controsemestre europeo si sono esauriti proprio perché non sono mai usciti dalla dimensione “assemblea – manifestazione”. Questi aggregati non si sono mai posti con serietà il problema di chi avrebbe dovuto applicare le misure che essi stessi indicavano. Come conseguenza di questa linea politica errata, si sono sistematicamente sciolti dopo l’assemblea e la manifestazione. La Piattaforma non può e non deve seguire questo percorso: la situazione a livello nazionale e internazionale è tale per cui è necessario fare un passo in avanti. Le domande principali a cui rispondere per uscire da questo “piano inclinato” sono: chi dovrebbe applicare le misure che la Piattaforma indica? Chi dirigerà il paese nella rottura con l’EU, l’Euro e la NATO? Chi dirigerà il paese per far fronte alle ritorsioni inevitabili che i gruppi imperialisti faranno per cercare di riprendere in mano la situazione?
Per essere conseguenti e per dare le gambe all’obiettivo di impedire la guerra, di sovvertire la NATO, l’UE e l’Euro e mettere fine al dominio della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti, di dare un lavoro utile e dignitoso per ogni adulto bisogna lavorare alla costruzione di un governo di emergenza popolare composto da persone che godono della fiducia delle masse popolari organizzate e che poggia sul loro sostegno e mobilitazione. Un governo di lotta, determinato a tutto per affermare la sovranità popolare, difendere e sviluppare l’apparato produttivo del paese, mettere fine allo smantellamento dei diritti e dei servizi e alla distruzione ambientale. Un governo in grado di affrontare, grazie allo stretto legame con le masse popolari organizzate, i tentativi di sabotaggio e sovversione dei gruppi imperialisti e del Vaticano, in grado di reggersi sulle proprie gambe, alimentando la mobilitazione, organizzazione e coscienza delle masse popolari.
Un governo che opera per sovvertire l’UE, l’Euro e la NATO, tirando la corda fino a spezzarla e mandando per aria leggi e prassi dei mercati finanziari, della UE, del FMI e la NATO. Solo un governo di questo tipo può:
– abolire il debito pubblico, smettere di pagare interessi e rate alle banche, alle finanziarie, ai fondi d’investimento e ai ricchi che hanno in mano il grosso dei titoli del debito pubblico e tutelare solo i risparmi delle masse popolari;
– mettere le banche sotto controllo pubblico: però non per tirarle fuori dai guai (così si rimettono a speculare), ma perché facciano i crediti che servono per tenere aperte le aziende o aprirne di nuove e alle famiglie;
– stampare moneta senza farsi legare le mani da lacci e lacciuoli: quale, la Lira o l’Euro? L’Euro, perché l’Euro ha corso in tutto il mondo, mentre la Lira o un’altra nuova moneta no, quindi ci ritroveremmo a subire i ricatti della Comunità Internazionale. Ci butteranno fuori dall’UE? Intanto devono inventarsi una procedura per farlo e in definitiva hanno più loro da perdere che noi (l’Italia è un paese abbastanza grande, i gruppi imperialisti franco-tedeschi hanno molti interessi in esso, è la sede del Vaticano);
– espropriare le aziende dei capitalisti (italiani e stranieri) che minacciano di lasciare l’Italia per tenerle aperte e farle (o rimetterle a) funzionare, riconvertendo quelle che fanno produzioni inutili o dannose;
– far fronte al blocco commerciale stabilendo relazioni di solidarietà, collaborazione e scambio con gli altri paesi governati da autorità che vogliono anch’esse sfuggire alle pretese della comunità internazionale (e ci serviremo del mercato nero internazionale, come già ora fanno i cosiddetti Stati canaglia).
E’ possibile impedire la guerra, sovvertire la NATO, l’UE e l’Euro e mettere fine al dominio della comunità internazionale dei gruppi imperialisti, dare un lavoro utile e dignitoso per ogni adulto bisogna lavorare. La costruzione di un governo d’emergenza delle masse popolari organizzate è la via per dare gambe al raggiungimento di questi obiettivi.