Costruire la scuola di Partito: corso sul Manifesto Programma a Pozzuoli

Il Centro di Formazione del Partito dei CARC tiene nei mesi di novembre e dicembre 2015 un corso sul Manifesto Programma di primo livello a Pozzuoli, il primo dopo la diserzione di Massimo Amore, il membro del Centro di Formazione che li aveva tenuti fino a oggi a Napoli e dintorni. È fondamentale portare agli elementi avanzati della classe operaia e delle masse popolari il patrimonio scientifico che la Carovana del (nuovo)PCI ha elaborato nei suoi trentacinque anni di percorso: questa è la scienza di cui le masse popolari hanno bisogno per diventare protagoniste coscienti della costruzione del futuro, per creare, oggi, le condizioni per un governo di emergenza che difenda, nell’immediato, i loro interessi materiali e spirituali e che spiani la strada per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Portare questa scienza alle masse popolari si fa con tante battaglie, perché la classe dominante ha assoluto bisogno di mantenere l’ignoranza e diffondere la paura che dell’ignoranza è figlia, quindi combatte e spende in campo energie inimmaginabili. Tante battaglie compongono una guerra, e per questo chi si ritira dallo scontro è un disertore. Rinuncia a forgiare le armi di cui le masse popolari hanno bisogno per sostenere e vincere questa guerra, rinuncia a portare l’alimento e gli strumenti che garantiscono loro lungimiranza e serenità.

Condurre questa guerra e tutte le battaglie di cui è composta è tanto più necessario e anche bello a Napoli, la capitale del Meridione italiano, terra dove la Repubblica Pontifica governa imponendo più che in altre parti d’Italia violenza, miseria, ignoranza e abbrutimento. Il Partito dei CARC quindi si sta impegnando con crescente entusiasmo e fiducia di vincere nel condurre un intervento straordinario di formazione in Campania che si articola in molte iniziative, di cui i corsi sul Manifesto Programma sono una, e di cui il corso di Pozzuoli è il primo.

Il corso di Pozzuoli è stato tenuto nella biblioteca di una grande scuola, l’istituto Vilfredo Pareto, e anche a Villa Medusa, uno stabile occupato che si affaccia sul golfo, al confine tra Bagnoli e Pozzuoli. Lo hanno frequentato giovani di Qualiano, Quarto e Pianura, e un professore dell’Istituto Pareto che tra tutti gli studenti si è distinto per osservanza della disciplina e per creare le condizioni perché il corso si tenesse, aprendo la biblioteca, portando gli studenti nelle sedi di questa nuova scuola che il nuovo movimento comunista italiano fonda.

Il corso è stato condotto come si conducono le battaglie, contro tutti gli ostacoli che la classe dominante oppone all’emancipazione delle masse popolari, emancipazione che si fonda sull’elevazione della loro coscienza e sui nuovi comportamenti a cui la nuova coscienza apre la strada, nuovi rapporti tra donne e uomini, tra giovani e adulti, tra diretti e dirigenti, tra studenti e insegnanti, tra figli e genitori, tra chi fa lavoro manuale e chi fa lavoro intellettuale, tra chi vive nell’Italia del Sud e chi vive in altre parti d’Italia, tra chi vive in campagna e chi vive in città.

La classe dominante fa andare in rovina la scuola pubblica e riversa fondi per le scuole private, che in gran parte sono in mano al clero. Le informazioni che dà agli studenti in scienze come la storia, la filosofia, l’economia e tutte le altre scienze che riguardano la società sono in massima parte false. Il movimento comunista si attrezza per sviluppare nuove scuole come organizzazioni popolari. Porta una scienza di qualità tale che è inaccessibile ai vertici della classe dominante. La porta a tutti quelli che la vogliono imparare, anche a quelli a cui le scuole di regime non insegnano la lingua italiana.

Nei corsi sul Manifesto Programma constatiamo come parecchi giovani e non solo loro sono abituati a pensare e parlare in dialetto, sanno poco l’italiano: cosa che impedisce loro di accedere a tutto il patrimonio culturale e scientifico del paese di cui la loro città fa parte, che quindi impedisce loro di conoscere l’Italia e rende perciò impossibile essere promotori del processo di trasformazione rivoluzionaria per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Il corso sul Manifesto Programma tenuto a Pozzuoli diventa quindi momento per imparare a parlare l’italiano, spiegando ogni parola di cui non si conosce il significato.
Al corso di Pozzuoli scopriamo che la storia è insegnata male o non è insegnata. Spieghiamo quindi determinati passaggi fondamentali della storia, e in particolare quelli in cui le popolazioni della penisola italiana hanno avuto ruolo da protagoniste nel mondo, e i motivi della particolare oppressione che oggi vivono le masse popolari del Sud.

Abbiamo conferma di quello che già sapevamo: la borghesia imperialista insegna materie come l’italiano, la storia, la filosofia (e anche altre materie che sembra non servano, come le lingue cosiddette “morte” e che invece vivono come ossatura dei linguaggi moderni, come il greco e il latino) nei licei, soprattutto nei classici, a quella che vogliono formare come nuova classe dirigente, e agli altri studenti insegnano “il mestiere”. A questi altri non serve imparare a pensare, dicono i ministri dell’istruzione dai tempi del fascista Gentile fino a oggi, ai tempi di Giovanni Berlinguer, della Moratti e della Gelmini e della “buona scuola di Renzi”. Noi, nel corso di Pozzuoli, agli studenti dei licei, agli studenti degli istituti tecnici e degli altri istituti insegniamo la filosofia, la politica e l’economia, perché diventino la classe dirigente del nuovo paese socialista e fino da subito la classe che dirige la costruzione della rivoluzione socialista.
Scopriamo anche che nella scuola borghese restano insegnanti di valore, come quello che ad alcuni degli studenti del corso ha insegnato come si formano il plusvalore assoluto e quello relativo e cos’è la caduta tendenziale del saggio di profitto; come quello che partecipa a questo corso, che sarebbe già dovuto essere in pensione se non glielo avesse impedito la Fornero e che reagisce facendosi di nuovo studente, aprendosi all’imparare cose nuove. Un corso come questo ci sfida e ci insegna a trattare la differenza tra chi ha più di sessanta anni e chi ne ha meno di venti.
Parliamo dell’emancipazione della donna in un corso dove, su otto o nove che partecipano, una sola è femmina e scopriamo come anche noi, che vogliamo diventare comunisti, dobbiamo combattere al nostro interno la discriminazione nei confronti delle donne, che non esistono solo perché sono madri, spose, fidanzate di qualcun altro. Abbiamo nel movimento comunista donne come Teresa Noce (1900, Torino – 1980, Bologna), che da figlia di un’operaia, orfana e analfabeta che era, diventò dirigente comunista nella guerra di Spagna, nella guerra partigiana in Francia, nei campi di concentramento in Germania, capace di parlare in quattro lingue, di trattare con dirigenti come Mao Tse tung, in Cina, e che fu alla sinistra di uomini che tradirono lei e la classe operaia, come Luigi Longo e Palmiro Togliatti.

Parliamo del rapporto tra questa scuola e la scuola borghese. I giovani devono studiare nei loro istituti, e come è compatibile questo con lo studio ulteriore che facciamo in questi pomeriggi di novembre e dicembre a Pozzuoli? Le madri si preoccupano che la “politica” tolga tempo allo studio, e chiamano i figli ai cellulari un minuto sì e l’altro anche. In realtà corsi come quello di Pozzuoli introducono gli studenti alla scienza più elevata prodotta nell’intera storia dell’umanità. Con questa gli studenti non solo imparano a vivere e a essere uomini e donne degni di questo nome, ma pure riescono meglio nelle loro scuole, perché stanno imparando a pensare in modo scientifico, e le materie scolastiche di cui si occupano alle medie superiori e alle università diventano per loro più facili. Ottengono voti più alti, come abbiamo sperimentato nei corsi di questo genere condotti in Toscana.

La madre che quando il figlio è al corso si attacca al cellulare per sapere quando torna, glielo spegne quando il figlio è a casa, perché il giorno dopo, giovedì 26 novembre, non suoni la sveglia che lui ha messo per andare al corteo a Bagnoli contro la visita di Renzi. Il corso quindi serve a mettere in evidenza un modo di stare addosso ai figli tipico delle madri napoletane e del Sud in generale? Sì ma anche no. Al corteo contro Renzi oltre al giovane che è andato perché si è svegliato anche a telefono spento, c’è la giovane che pure è al corso di Pozzuoli e che non intendeva venire perché è restia a partecipare alle manifestazioni. È venuta, invece, perché la madre le ha detto che ci doveva andare e che se c’era da prendere le mazzate le si prendevano, perché lei così ha fatto. Ecco una madre napoletana che ci fa ricordare le madri in paesi oppressi e semicoloniali, orgogliose dei loro figli che combattono per la liberazione e contro l’oppressione, contro gli eserciti e la polizia, in Turchia, in Palestina e in tante altre parti del mondo.

Questo primo corso a Pozzuoli è un primo passo del percorso che intraprendiamo con scienza e fiducia. Abbiamo due grandi fattori che ci spingono a portarlo a compimento: uno è il corso della storia, che spinge verso il comunismo come una madre spinge il figlio a nascere, e una è la scienza che la Carovana del (nuovo)PCI ha elaborato facendo proprio il patrimonio del movimento comunista internazionale a partire da Marx ed Engels, sviluppato da Lenin, Stalin, Gramsci, Mao Tse tung, una scienza che è rivoluzionaria perché è “inaccessibile al campo avversario”, dice Gramsci, nella Nota 27 dell’undicesimo quaderno scritto in carcere (Quaderni del carcere, Einaudi, Torino, 2001, p. 1434). Un operaio che viene a studiare a un corso sul Manifesto Programma sta a papi come Bergoglio o Ratzinger, a economisti come quelli che scrivono in giornali e libri, a soggetti che dirigono istituzioni finanziarie internazionali, a intellettuali e scienziati di ogni genere stipendiati dalla borghesia imperialista, così come uno studente di astronomia sta davanti a degli astrologi. Questo di sicuro pare esagerato al senso comune. Nei corsi sul Manifesto Programma impariamo però anche a fare a meno del senso comune e a diventare comunisti, uomini e donne nuovi. Questo e anche altro insegna una prima esperienza come il corso del Partito dei CARC a Pozzuoli, cui hanno preso parte in modo determinato e attento l’insegnante del Vilfredo Pareto e i giovani di Qualiano, Quarto e Pianura.

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