La borghesia imperialista sta portando il mondo alla rovina: la sua direzione della società è disastrosa per la vita delle masse popolari e per l’ambiente. Il suo dominio sul mondo causa sconvolgimenti e distruzioni e ogni rimedio che concepisce e mette in campo per far fronte ai disastri che essa stessa provoca ha esiti ancora più catastrofici (la toppa è peggiore del buco): o allarga il buco che tentava di tappare o apre falle in altri punti della società. La crisi generale trasforma gli scontri fra gruppi imperialisti (in concorrenza tra loro per mantenere e accrescere il proprio capitale) da guerra strisciante in campo finanziario, commerciale ed economico in guerra militare aperta e dispiegata. In Italia i vertici della Repubblica Pontificia stanno portando il paese alla rovina. Il Vaticano, le Organizzazioni Criminali, gli imperialisti USA e sionisti, gli imperialisti UE, i capitalisti e speculatori italiani e stranieri e si combattono fra loro per difendere e affermare ognuno i propri interessi e per allargare i propri spazi di manovra, ma sono uniti nel sottomettere e rapinare le masse popolari.
La lotta fra bande ai vertici della Repubblica Pontificia alimenta continuamente l’ingovernabilità del paese, alle masse popolari il compito di approfittarne per costruire una governabilità di tipo nuovo, dal basso, basata sulle Organizzazioni Operaie e Popolari che prendono in mano le aziende e i territori che padroni e autorità borghesi usano per i loro interessi esclusivi, spolpano e abbandonano, come fanno i governi delle forze occupanti nei territori occupati.
Costruire un governo di emergenza delle organizzazioni operaie e popolari, farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia, difenderlo dagli attacchi e dal sabotaggio della Comunità Internazionale degli imperialisti, questo è il compito di chi oggi vuole costruire una alternativa. Un governo che fa proprie e le eleva a programma le migliori e più sane aspirazioni delle masse popolari, a partire dalla difesa dei posti di lavoro esistenti e la creazione di nuovi: a ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, a ogni azienda ciò che serve per funzionare a ogni famiglia ciò che serve per vivere dignitosamente.
Per essere realizzato, un governo simile deve diventare obbiettivo cosciente e perseguito dalle organizzazioni operaie e popolari, non cade dal cielo; occorre che le masse popolari organizzate si diano i mezzi della propria politica per raggiungere quell’obbiettivo.
Per questo nel nostro IV congresso che si è svolto nel maggio 2015 abbiamo sancito la trasformazione del nostro partito definendo più chiaramente che il Partito dei CARC è il partito del Governo di Blocco Popolare, cioè il partito che mette in questo obbiettivo tutte le energie fisiche, morali e intellettuali dei suoi membri. Nel contesto e nella situazione de nostro paese, si tratta della via più breve e meno dolorosa per le masse popolari per avanzare verso il socialismo.
Il comunismo è il futuro dell’umanità: non è un’affermazione che ha il valore di un atto di fede, è il derivato di una scienza, la concezione comunista del mondo elaborata prima da Marx ed Engels, applicata con efficacia e arricchita da Lenin e Stalin e ulteriormente elevata da Mao. In Italia particolarmente preziosi restano gli insegnamenti di Gramsci, unico dirigente comunista in un paese imperialista che è riuscito, nonostante le carceri fasciste, ad elaborare la via al socialismo in un paese imperialista.
Nella lotta per costruire il governo di emergenza delle organizzazioni operaie e popolari come strada per avanzare verso il socialismo Resistenza è uno strumento essenziale. È il nostro principale veicolo verso gli operai e le masse popolari, il nostro organo di propaganda. In tempi in cui le testate giornalistiche e i fogli di movimento chiudono o scelgono di apparire solo sul web (che anche noi utilizziamo, sia chiaro: Resistenza è anche lì, su www.carc.it), nel 2015 abbiamo confermato e raddoppiato le nostre pagine, ampliando la Redazione e aprendo le porte a nuove e fresche forze, giovani compagni e compagne animati dalla volontà di voler cambiare il mondo e con la consapevolezza che il riuscirci o meno non è un atto di volontà, ma il risultato dell’applicazione nel concreto della scienza del movimento comunista.
Ecco perché Resistenza è ancora (e resterà, si svilupperà) in formato cartaceo: perché lo portiamo dentro le aziende, nelle scuole e nelle Università, nelle strade e nelle case dei proletari, perché deve essere strumento per creare e rafforzare legami. È in formato cartaceo perché è un giornale che va studiato, commentato e discusso collettivamente, è guida per l’azione e non un’opinione fra le altre.
Resistenza è uno strumento per elevare la coscienza di chi lo usa e uno strumento per di orientamento sul “che fare?” perché la rivoluzione socialista non scoppia, ma si costruisce.
Costruire la rivoluzione! Il recente salvataggio delle banche da parte del governo Renzi ha portato per l’ennesima volta alla ribalta il meccanismo criminale con cui gli speculatori saccheggiano i risparmi delle masse popolari (non si tratta di una caso isolato, ma di un sistema): chi crede di potersi riparare dagli effetti della crisi grazie ai risparmi che ha messo via dopo una vita di lavoro ha avuto la dimostrazione che neppure il ”valore sacro” del risparmio è garantito dalle autorità e dalle istituzioni della borghesia. L’unico realistico modo per investire nel futuro è sostenere (anche economicamente) la rinascita del movimento comunista e la costruzione della rivoluzione socialista nel nostro paese.
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LA REDAZIONE DI RESISTENZA
BERTOLT BRECHT
Lode della dialettica
L’ingiustizia oggi cammina con passo sicuro.
Gli oppressori si fondano su diecimila anni.
La violenza garantisce: Com’è, così resterà.
Nessuna voce risuona tranne la voce di chi comanda
e sui mercati lo sfruttamento dice alto: solo ora io comincio.
Ma fra gli oppressi molti dicono ora:
quel che vogliamo, non verrà mai.
Chi ancora è vivo non dica: mai!
Quel che è sicuro non è sicuro.
Com’è, così non resterà.
Quando chi comanda avrà parlato,
parleranno i comandati.
Chi osa dire: mai?
A chi si deve, se dura l’oppressione? A noi.
A chi si deve, se sarà spezzata? Sempre a noi.
Chi viene abbattuto, si alzi!
Chi è perduto, combatta!
Chi ha conosciuto la sua condizione, come lo si potrà fermare?
Perché i vinti di oggi sono i vincitori di domani
e il mai diventa: oggi!