Class unions 2: rompere il guscio delle lotte rivendicative

Firenze. L’11 ottobre si è tenuto il secondo atto di Class Unions, il percorso promosso dagli operai di CSO e GKN per favorire coordinamento fra le lotte territoriali e per orientare sul che fare i lavoratori e gli operai della zona.
Dalla discussione sono emersi bene sia gli aspetti e le tendenze positive che già esistono, e di cui operai e masse popolari sono promotori, sia i limiti e le difficoltà che incontrano nella pratica sul come sviluppare la mobilitazione.
Partiamo dagli aspetti positivi. L’obiettivo dichiarato dell’incontro era alimentare il coordinamento fra i promotori di varie mobilitazioni della zona per mettere in campo una efficace opposizione al governo Renzi e alle sue politiche sul lavoro, sulla sanità, sull’istruzione e sull’ambiente. Obiettivo centrato, dato che, fra gli altri, ha partecipato il Comitato delle Mamme NO inceneritore che si oppone alla costruzione di un mega impianto a Case Passerini. E lo fanno con un certo slancio: in 7 mesi di esistenza hanno promosso iniziative e manifestazioni a cui hanno partecipato migliaia di persone; si tratta di una mobilitazione, sia per il tema su cui è sorta che per radicamento fra le masse popolari che per la fiducia che raccoglie chi la promuove, fra le più importanti della zona. Dagli interventi, poi, sono emerse alcune questioni importanti:
che è con la mobilitazione che le masse popolari, i lavoratori e gli operai maturano la coscienza di classe (questa conclusione può sembrare scontata per tanti, ma non la è: si sono susseguite e si susseguono assemblee, incontri, dibattiti in cui il centro della questione è “sensibilizzare le masse popolari sulle malefatte della classe dominante”, cioè fare controinformazione);
che è illusorio confidare nel rispetto delle regole da parte di autorità, istituzioni e padroni: ogni volta che si sono fidate del rispetto di norme, regole e leggi le masse popolari sono state colpite; ne è esempio ancora vivo l’esito del referendum sull’acqua pubblica del 2011;
che è il protagonismo degli operai, dei lavoratori e degli studenti lo strumento per “andare fino in fondo” nella mobilitazione; è ingrediente essenziale per attuare le misure necessarie per fare fonte agli effetti della crisi;
che è decisivo, nelle aziende, formare gruppi di operai capaci di farle funzionare indipendentemente dal padrone e, nel contempo, proiettare fuori dalle aziende l’intervento degli operai (occuparsi dell’azienda e uscire dall’azienda).

Anche le difficoltà che sono emerse sono istruttive. La principale è la difficoltà nel crescere in fretta quanto e come la situazione imporrebbe: a fronte del disastro a cui istituzioni, autorità e padroni ci stanno portando sembra di non essere mai abbastanza e di non fare mai abbastanza. Per quanto la questione di fondo abbia un suo senso (è vero che siamo in una situazione di emergenza e che occorrono misure urgenti), la soluzione non è solo o principalmente nel numero di quanto si mobilitano, ma negli obiettivi che chi si mobilità si dà.
Queste sono le premesse del nostro intervento all’incontro, intervento espresso in altra forma, ma con il seguente contenuto: Class Union è come un uovo… non può rimanere un uovo per sempre, deve schiudersi, i lavoratori devono fare il loro cammino. Forti dell’esperienza che hanno fatto e che proseguirà (è in cantiere il terzo atto, il terzo incontro), devono rompere il guscio della lotta rivendicativa e andare a fondo nella combinazione dei passi necessari per alimentare e sviluppare la mobilitazione e il coordinamento delle lotte con i passi per operare già oggi come quella Nuova Autorità Pubblica di cui le masse popolari hanno bisogno per sapere cosa fare e come farlo. Questo secondo aspetto attiene anche al creare le condizioni necessarie per permettere a un numero crescente di elementi delle masse popolari di mobilitarsi su obiettivi chiari, collettivamente. Di questo ne hanno bisogno le masse popolari fiorentine e in generale ne hanno bisogno le masse popolari del nostro paese per cacciare Renzi e costruire la nuova governabilità dal basso.

5 ottobre. I lavoratori Air France rispondono con chiarezza inequivocabile alla decisione del governo e del consiglio di amministrazione di licenziarne 2900. Le immagini del direttore generale e del direttore delle risorse umane in fuga hanno fatto il giro del mondo; i lavoratori Air France hanno diffuso in lungo e in largo entusiasmo e voglia di riscossa. Ma dopo la fuga i padroni tornano alla carica. Con la stessa inequivocabile chiarezza con cui hanno detto “no ai licenziamenti”, i lavoratori Air France devono mobilitarsi per costruire l’alternativa al governo che li vuole rottamare e licenziare. Sarebbero per tutti i lavoratori, oltre che esempio per le lotte contingenti, anche esempio per le lotte di prospettiva.

Quando nel 2009 Marchionne aprì baracca negli USA, portò come esempio gli operai della Chrysler e in particolare il sindacato UAW, perché erano disposti a lavorare a qualunque condizione, fra cui il divieto di sciopero fino al 2015. Era l’epoca in cui esempi simili erano utili per isolare la FIOM, in particolare a Pomigliano.
Il primo ottobre scorso, però, gli stessi operai hanno bocciato la proposta di accordo sul contratto avanzata da FCA (non succedeva da 30 anni che il NO vincesse un referendum sul contratto) e hanno subito indetto sciopero, bloccando la produzione. Hanno così ottenuto un nuovo contratto, migliore. Sono questi i tempi in cui gli operai “mansueti” del sindacato “mansueto” della FCA negli USA sono utili esempi per mostrare anche alla FIOM (dalla bertone di Grugliasco in avanti) che contro Marchionne si può vincere, se si lotta.

 

Fiom-Pomigliano

 

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