La lotta per il rinnovo dei CCNL: gli operai bocciano la proposta della FIOM

 

La stagione dei rinnovi dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) è stata introdotta dalle affermazioni di Squinzi (il capo di Confidustria) che annunciava la linea dura del padronato (nessuna disponibilità a discutere di aumenti salariali) e aperta dalla firma, dopo due minuti di “confronto” – tanto è durata la contrattazione fra imprenditori e sindacati confederali) del contratto dei lavoratori chimici: una piattaforma che cede su tutta la linea (salario, diritti, tutele). Queste le premesse alla “discussione” sul contratto dei metalmeccanici, che tradizionalmente è il “faro” rispetto alle relazioni fra padronato e operai nel paese e altrettanto tradizionalmente è scintilla che innesca la mobilitazione della classe operaia. A stemperare la acque ci ha pensato Landini: tanto estremista a parole (siamo pronti a occupare le fabbriche per difendere i posti di lavoro: lo ha già detto tre volte in tre anni, ma non risulta che tale linea sia poi stata assunta dalla FIOM su larga scala per condurre la lotta contro chiusure e delocalizzazioni), quanto morbido nei fatti.
La morbidezza sta qua: a fronte di una articolata campagna rivolta agli operai con la parola d’ordine “costruiamo il Contratto”, il contenuto di quel Contratto che la FIOM propone al padronato è un assist, più che una proposta: al punto che la linea di discutere la proposta in specifiche assemblee si sta rivelando un boomerang, i lavoratori la bocciano, anziché approvarla.
Come a Firenze: “L’Assemblea dei lavoratori GKN boccia la Piattaforma di rinnovo del CCNL presentata dalla FIOM e approva il seguente documento

W la FIOM che discute!!!
L’assemblea dei lavoratori GKN dichiara la propria contrarietà alla piattaforma FIOM per il rinnovo del CCNL metalmeccanico: i lavoratori GKN riuniti in assemblea respingono la piattaforma FIOM per il contratto nazionale 2015. Questa piattaforma fumosa e poco chiara rischia di disperde potenzialmente un intero patrimonio di mobilitazione.

In sintesi: quando c’è crisi, ci dicono di fare sacrifici. Quando c’è ripresa, ci dicono di fare sacrifici per agganciare la ripresa. Noi proponiamo che l’azione sindacale si basi sul concetto esattamente opposto: quando c’è crisi, paghino le banche e le grandi aziende che l’hanno generata. Quando c’è ripresa, paghino le banche e le grandi aziende che macinano profitti e fatturato grazie al nostro lavoro.
Tante sono state le battaglie portate avanti in questi anni seguendo le stesse proposte della FIOM:
– in GKN Si applica l’articolo 18 antecedente alla riforma Fornero respingendo il concetto delle tutele crescenti del Jobs Act;
– in GKN non si applica l’Accordo del 10 gennaio sulla rappresentanza definito da Landini ai tempi “una porcata antidemocratica”;
– in GKN non si applica il CCNL separato FIM e UILM del 2009 e del 2012 , ma si applica il contratto unitario del 2008 approvato da la maggioranza dei lavoratori;
– in GKN quando l’azienda non rispetta gli accordi firmati con l’appoggio della FIOM chiediamo l’applicazione l’art.28 dello statuto dei lavoratori inerente all’attività antisindacale o semplicemente entriamo in sciopero.

L’attuale proposta di rinnovo contrattuale FIOM a nostro avviso apre a:
– la logica delle tutele crescenti tipiche del Jobs Act, considerando la disponibilità a non applicare l’articolo 18 ai nuovi assunti “per un periodo da convenire”;
– la logica dell’Accordo del 10 gennaio sulla rappresentanza che contiene concetti come esigibilità degli accordi, deroghe al contratto nazionale e clausole di raffreddamento;
– apre, implicitamente al contratto nazionale FIM e UILM, visto che non si specifica se l’attuale rinnovo avviene sulla base del contratto unitario 2008 o su quello FIM e UILM del 2012.

ALCUNI ESEMPI.

1) Orari di lavoro
Nella piattaforma “si richiede, in caso di aumento dell’utilizzo degli impianti, l’istituzione della 4^ squadra fino a 18 turni e l’introduzione della 5a squadra oltre i 18 turni; anche al fine di rafforzare i livelli occupazionali”.

Nessuno scambio tra assunzioni e diritti”: questo è stato per anni un concetto centrale della FIOM. Qua invece è il sindacato che invita le aziende a saturare gli impianti esistenti sfondando sul terreno del riposo settimanale, in cambio di eventuali nuove assunzioni.
Ricordiamo che:
– il sistema della plurisettimanalità e/o dei 18-20 turni finisce per farci lavorare il sabato e la domenica come fossero giorni normali, con grave ricaduta sul terreno della socialità, del salario, della famiglia e del reale diritto al riposo,
– le aziende non assumono per farci un favore, ma per proprio bisogno,
– le nuove assunzioni in regime di Jobs Act sono di fatto regali alle aziende e possono rapidamente essere trasformate in licenziamenti, mentre i nostri diritti vengono persi una volta per sempre,
– le aziende passano rapidamente da “picchi” produttivi a dichiarare crisi e a portare via le produzioni, mentre un cambio dell’orario di lavoro strutturale ci priva definitivamente di pezzi della nostra vita.

Aggiungiamo che:
– il sindacato si deve battere per assunzioni a partire dagli attuali orari di lavoro, visto che quasi ovunque lavoriamo sotto organico e con ritmi inaccettabili,
– non siamo per saturare gli impianti esistenti lavorando 7 giorni su 7, ma per chiedere aumenti di capacità produttiva attraverso investimenti e di conseguenza assunzioni che permettano di accrescere la produzione lavorando da lunedì a venerdì. NO ALLO SCAMBIO DI DIRITTI PER ASSUNZIONI….!!!!

2) Sanità Integrativa
La piattaforma FIOM apre al concetto di sanità integrativa, dopo aver pesantemente contestato in passato il fondo Meta Salute di FIM e UILM. La FIOM propone una sanità integrativa pagata dalle aziende e con “l’obiettivo di privilegiare e qualificare la struttura del SSN”. Ma questo tipo di sanità integrativa non esiste perché non si capisce in quale modo la destinazione di capitale aziendale verso strutture sanitarie private possa prefigurarsi lo scopo proposto.
A nostro avviso incentivare la sanità privata significa umiliare la sanità pubblica, essendone concorrenziale, e non privilegiarla.

3) Clausole di raffreddamento: protesta senza disturbare? La piattaforma rivendica che “l’attivazione del sistema di partecipazione negoziata potrà dar luogo, con il consenso di tutte le parti interessate, a una procedura di confronto/raffreddamento per esaminare i problemi e ricercare soluzioni senza che le parti procedano ad azioni unilaterali”. A nostro parere è un modo fumoso per dire questo: in caso di rottura delle trattative, il sindacato è imbrigliato in una rete di procedure per cui non può procedere a dichiarare agitazione o sciopero ma deve passare da una serie di passaggi che ne rallentano l’azione, facendo calare la tensione in fabbrica e di conseguenza disperdendo il momento utile per procedere con una protesta riuscita.
Per questo chiediamo a tutti i lavoratori di respingere la piattaforma che ci viene presentata dalla FIOM per il contratto nazionale con l’intento di cambiarla e di riscriverla partendo, appunto, dalle esperienze più avanzate di lotta e di contrattazione che ci sono sul territorio nazionale” – dal Comunicato del 30 ottobre 2015.

Una riflessione. Il CCNL è importante e gli attacchi a cui è sottoposto dal padronato per smantellarlo sono manifestazione di quanto rappresenti ancora, nonostante tutto, una conquista per gli operaie gli altri lavoratori. Una conquista che non può resistere (ed esistere) in una società e in un contesto in cui del livello di civiltà, tutele, benessere e diritti ottenuti con le lotte dei decenni passati rimangono solo le macerie. Non è possibile difendere l’istituto del CCNL e rivendicare passi avanti nel suo contenuto (salario più alto, diritti maggiori) in un paese che va allo sfascio. Il CCNL (dei metalmeccanici, ma di tutte le categorie) è lo specchio delle condizioni generali del paese, la lotta per il CCNL slegata, separata, divisa dalla lotta per rimettere in piedi complessivamente il paese è velleitaria, una speranza che non ha le gambe per marciare. Il soggetto che può conquistare un nuovo e adeguato CCNL sono i lavoratori (non i sindacalisti di regime), allo stesso modo sono i lavoratori (e non i politicanti) la forza che può rimettere in piedi il paese.
Quanto più la classe operaia e i lavoratori avranno chiara questa situazione e si attiveranno per costruire dal basso la nuova governabilità del paese, tanto più e meglio, in condizioni più favorevoli, anche la lotta per il CCNL avrà le gambe per marciare, fino a vincere.

carc

 

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