l dibattito principale della Festa della Riscossa Popolare di Napoli si è tenuto il 25 luglio ai cantieri navali Megaride di Napoli intorno alla parola d’ordine: “Organizzarsi e coordinarsi! Creare posti di lavoro! Costruire l’alternativa! Non sono i padroni ad essere forti, sono gli operai e le masse popolari che devono fare valere la loro forza!”. Il promotore dell’iniziativa è stato il Comitato dei Lavoratori del Porto (CLP) supportato dal P.CARC. L’obiettivo dell’assemblea era alimentare la conoscenza reciproca, lo scambio di esperienze, il coordinamento e il dibattito sul “che fare” tra gli organismi operai che nel nostro paese si battono per tenere aperte le aziende e creare nuovi posti di lavoro.
L’attacco del governo Renzi arriva anche ai porti con i tentativi di revisione della legge 84/94 e la conseguente demolizione delle compagnie portuali, a tutto vantaggio delle speculazioni di armatori e gruppi di potere vari. La classe operaia dei porti si organizza: le mobilitazioni di Trieste, di Gioia Tauro di Ancona sono solo le manifestazioni più eclatanti della brace che cova sotto la cenere.
In risposta a questi attacchi i portuali di Napoli hanno lanciato l’appello agli operai di tutti i settori, agli altri lavoratori e, anche, a comitati, associazioni e reti. In circa due mesi e nonostante i pochi mezzi a disposizione l’appello del CLP per l’assemblea raggiunge gli operai del porto di Cagliari, di Trieste e di Genova, del Coordinamento Lavoratori del Golfo di Gaeta, arriva alle fabbriche dell’FCA di Pomigliano, Melfi, Termoli e Cassino, dell’Alenia, dell’Ilva, dell’AST, della Brevini, della Same, della Fiber, della Ginori, ai lavoratori dell’ATM di Milano dimostrando che è possibile superare l’isolamento, che nel paese ci sono decine e decine di organismi operai con cui allearsi per combattere uniti, passare dalla difesa all’attacco, avanzare tappa dopo tappa nella lotta contro i padroni e i loro governi, respingendo i loro attacchi e costruendo l’alternativa politica alla classe di parassiti che ci sfrutta e opprime! Questa è stata la prima, grande lezione di quest’assemblea. Siamo circondati da potenziali alleati, sta a noi vederli, entrarci in relazione, unirci a loro, combattere assieme.
Le adesioni all’appello forniscono però anche una seconda, importante lezione: gli operai e i lavoratori avanzati, ossia coloro che non sono disposti a subire passivamente gli attacchi della borghesia e la crisi, non si limitano a pensare solo al proprio salario, posto di lavoro, ecc. ma importa anche delle sorti del paese e cercano una via d’uscita. Anche loro, come gli operai del CLP, sono alla ricerca, hanno “bisogno di idee. Abbiamo bisogno che ciascuno ci parli della sua situazione, ci dica cosa sta facendo, se quello che fa funziona oppure no, e se no abbiamo bisogno di capire perché. A questo serve confrontarci” (dal comunicato emesse dopo l’iniziativa – pubblicato integralmente sulla pagina facebook del comitato: Comitato Lavoratori Porto Napoli).
Quando la classe operaia si muove, chiama alla lotta anche gli artisti progressisti e l’arte diventa allora uno strumento di solidarietà che alimenta la costruzione di un fronte comune. E’ ciò che è avvenuto. Gli operai del CLP, raccogliendo l’esempio del Comitato Cassintegrati e Licenziati Politici di Pomigliano e operando in collaborazione con Galleri@rt, sono intervenuti sugli artisti di Napoli (e non solo) raccogliendo adesioni all’appello e, soprattutto, organizzando un concerto con più di 10 gruppi musicali all’interno della Festa nazionale della Riscossa Popolare il cui incasso è stato utilizzato per la cassa di resistenza del comitato. Questo ha permesso di vedere anche gli artisti da un altro punto di vista, più avanzato e politico, con cui discutere di politica e con cui operare per costruire assieme l’alternativa. Sulla spinta di questa esperienza e scoperta (che per noi e il CLP è stata una terza, grande lezione) all’interno della festa abbiamo tenuto, per la prima volta, anche un tavolo di dibattito con gli artisti, “chiamata alle arti”, per rafforzare l’interscambio e le sinergie in vista dell’autunno caldo!
Il dibattito nell’assemblea è servito per iniziare a conoscersi e avviare un ragionamento collettivo. L’aspetto centrale e di prospettiva (quindi da coltivare) è il lavoro di coordinamento svolto attraverso l’assemblea e, anche, le relazioni instaurate con operai e organismi attraverso la promozione dell’appello nei diversi territori e regioni (a cui come Partito abbiamo partecipato attivamente).
Questo lavoro prosegue e vedrà di fatto come altre tappe importanti la Notte Rossa di Ancona dell’11 settembre e l’assemblea che si terrà il giorno successivo a Ravenna organizzata dai compagni del PC-Rizzo, a cui parteciperanno i lavoratori del porto locale e di altri porti come Trieste, Livorno, Venezia, Genova e colleghi del PAME del porto del Pireo (che entro ottobre dovrebbe essere privatizzato “grazie” al lavoro del governo Tsipras).
E questo è il quarto insegnamento di questa assemblea: è possibile organizzare iniziative che non sono fini a se stesse ma che contribuiscono a uno sviluppo più ampio e collettivo, senza entrare in concorrenza con chi organizza le iniziative successive, senza scendere nell’ottica di “guerra tra gruppi” ma mettendo al centro la classe e contribuire a che ogni iniziativa riesca e che affermi un giusto orientamento, per avanzare tappa dopo tappa nella lotta per liberarci dai padroni e prendere noi in mano le redini del paese!
Rapporto dell’assemblea operaia del 25 luglio 2015
L’Assemblea segue e dà continuità alla prima, quella dello scorso 30 maggio, e si inquadra con altre importanti iniziative operaie che, nell’intero paese, si stanno realizzando, come l’assemblea Class Unions alla Casa del Popolo di Quinto Alto (FI), organizzata da un comitato che unisce operai della GKN di Campi Bisenzio (FI) e della CSO di Scandicci (FI) e la Festa Operaia organizzata, a Pontedera (PI), dai lavoratori della Piaggio. Sabato 25 luglio 2015 si è tenuta, presso la mensa dei cantieri navali Megaride, nel Porto di Napoli, l’Assemblea operaia “Organizzarsi e coordinarsi. Tenere aperte le aziende! Creare posti di lavoro! Costruire l’alternativa! Non sono i padroni ad essere forti, sono gli operai e le masse popolari che devono fare valere la loro forza!”.
L’appello che abbiamo lanciato poco meno di un mese ha raccolto 300 adesioni gran parte delle quali di operai e lavoratori avanzati, da un capo all’altro del paese. Altre ne stanno arrivando ancora oggi. Hanno aderito interi collettivi operai e singoli trasversalmente a sigle sindacali di appartenenza e aziende di riferimento: come il Comitato Cassintegrati e licenziati FIAT (che ha tenuto il tavolo di presidenza dell’Assemblea insieme al Comitato Lavoratori Porto di Napoli (CLPN), i Cobas della Richard Ginori di Sesto Fiorentino (FI), il Coordinamento Lavoratori del Golfo di Gaeta o il Comitato Cassintegrati Telecom di Ostuni. Hanno aderito tanti altri operai e lavoratori, da quelli della SAME di Bergamo a quelli della CSO di Scandicci (FI), ai tanti dell’ATM di Milano, a quelli delle RSA FIOM del gruppo FCA di Pomigliano (NA) e Melfi (PZ), agli operai della Carvico di Bergamo, ai molti lavoratori Trenitalia e Trenord, a RSU dell’USB dell’Ilva di Taranto e dei Vigili del Fuoco di Napoli, a esponenti del movimento NoTav, al Comitato Cittadini di Ponticelli-Barra-S.Giovanni a Teduccio (NA), alla neo eletta Giunta Comunale a 5 Stelle di Quarto (NA), al Consolato Generale della Repubblica bolivariana del Venezuela a Napoli, che ha inserito l’iniziativa nel programma ufficiale delle sue attività. Particolarmente significative le adesioni di esponenti di altre organizzazioni di portuali come Coordinamento dei Lavoratori Portuali di Cagliari e di Trieste, con i quali i contatti si intensificano. E, ancora, hanno aderito tanti artisti, che si sono esibiti, tutti gratuitamente, sul palco della Festa della Riscossa Popolare 2015, subito dopo ed in continuità con l’Assemblea, rispondendo all’appello del CLPN a costruire la cassa di resistenza operaia come atto concreto di solidarietà con gli operai e di partecipazione attiva alla lotta.
Tutto questo dimostra come gli operai e i lavoratori del nostro paese sanno reagire alle minacce e agli attacchi sempre più feroci dei padroni e dei loro governi. Queste risposte dimostrano che, di fronte all’avanzare della crisi generale del capitalismo, i lavoratori hanno volontà di organizzarsi e di coordinarsi, che serve una prospettiva unitaria e positiva di uscita dalla crisi. Dimostra che quando la classe lavoratrice chiama, il resto dei movimenti di resistenza sociale rispondono.
La partecipazione al dibattito è stata ampia. Vi hanno preso parte una settantina di operai, lavoratori, esponenti dei movimenti di lotta di Napoli e del resto del paese. Non tutti quelli che hanno aderito all’appello, però, hanno potuto partecipare. Ferie negate dai padroni, distanze geografiche e agitazioni in corso nei rispettivi stabilimenti hanno fatto sì che una serie di altri operai che avevano confermato la partecipazione fossero impossibilitati all’ultimo momento. Questo rafforza in noi la convinzione della necessità di organizzarsi e coordinarsi di più e meglio.
Gli interventi sono entrati nel merito di un dibattito ricco e articolato. Oltre alla relazione introduttiva, che ha ripreso e spiegato i termini dell’Appello con il quale si è convocata quest’Assemblea, sono intervenuti gli operai della FCA Pomigliano (NA) e di Cassino (FR), una compagna dell’Alenia di Capodichino-Napoli, responsabile regionale campana del Fronte Unitario dei Lavoratori, un dirigente del SAC CGIL di Napoli, un rappresentate del Comitato Cittadini di Ponticelli-Barra-S.Giovanni a Teduccio (NA), un esponente del Coordinamento Flegreo Lavoratori della Scuola – RSU zona flegrea, la Console Generale della Repubblica bolivariana del Venezuela a Napoli, insieme a quelli, in collegamento telefonico, di operaio della CSO di Scandicci (FI), che ha spiegato come gli operai dello stabilimento hanno ricostruito un proprio Consiglio di Fabbrica e degli operai della Brevini di Reggio Emilia, che hanno portato testimonianza della costruzione di un loro organismo operaio interno alla fabbrica. E ancora, un esponente di SiCobas di Napoli, la Segretaria federale della Campania del Partito dei CARC e, ancora in collegamento telefonico, una compagna del Coordinamento Lavoratori Portuali di Cagliari e Segretaria regionale del Sindacato Unitario Lavoratori. Questa compagna ha introdotto i termini del lavoro di coordinamento e organizzazione autonoma dei portuali che stanno costruendo in quel Porto e in altri Porti d’Italia, come Gioia Tauro e Palermo, in un momento in cui l’entrata in vigore del JobsAct, la revisione della L.84/94, la ridefinizione delle aree portuali del paese sotto un’unica autorità nazionale rischia di dar luogo a ennesime speculazioni per armatori senza scrupoli e gruppi di potere in danno a lavoratori ed operai.
Il CLPN è consapevole che un’assemblea come questa è solo un inizio del percorso per costruire il coordinamento operaio. È comunque un buon inizio, come è testimoniato dalla diffusione nazionale che ha avuto l’Appello, dagli interventi e dallo scambio di esperienze che ne sono conseguiti e dall’interesse dimostrato da così tanti operai, dai contatti che stiamo stringendo tra organizzazioni di categoria e operai e lavoratori di tutto il paese pone. Comprendiamo meglio, oggi, le condizioni per coordinarci e la necessità di farlo, ed è più salda in noi la determinazione a farlo. Il primo passo è quello di organizzarci dentro le nostre aziende, imparando a far da sé, autonomamente, a non delegare oltre la risoluzione dei problemi ad autorità e istituzioni che soluzioni non ne danno o addirittura i problemi li creano.
Vogliamo trovare, occupare o farci assegnare sedi dove noi operai possiamo incontrarci, discutere, studiare autonomamente le soluzioni più opportune, conformi agli interessi della nostra classe e delle masse popolari delle nostre città e del paese, per tenere aperte le aziende, creare posti di lavoro, costruire l’alternativa operaia al governo dei padroni. Organizzarci e coordinarci, per l’appunto.
Vogliamo formarci da subito come operai avanzati consapevoli e coscienti capaci di formare altri lavoratori ed operai a prendere in mano le aziende. Non vogliamo limitarci più a resistere agli attacchi dei padroni.
Vogliamo metterci in contatto con altri operai avanzati di altri stabilimenti, per confrontarci, sperimentare soluzioni unitarie, coordinarci. Abbiamo bisogno di idee. Abbiamo bisogno che ciascuno ci parli della sua situazione, ci dica cosa sta facendo, se quello che fa funziona oppure no, e se no abbiamo bisogno di capire perché. A questo serve confrontarci.
Vogliamo uscire dalle aziende e collegarci ai movimenti di resistenza sociale diffusi ovunque sui territori intorno agli stabilimenti e costruire, così, iniziativa politica e non solo sindacale, dentro le aziende e fuori dalle aziende. Questo abbiamo inteso dire quando si è affermato il principio “occupare le aziende (nel senso di occuparsi delle aziende) e uscire dalle aziende!”. Sono i primi passi di un percorso che impareremo a fare facendolo .
Invitiamo ogni operaio e ogni lavoratore che ha partecipato all’Assemblea o l’ha seguita “a distanza” a verificare se può riconoscersi nei passi intrapresi e tradurli nel particolare e nel concreto della propria azienda.
Possiamo avanzare nel percorso intrapreso. Lo abbiamo scritto nell’Appello: “Possiamo farlo, se non restiamo chiusi a chiedere soluzioni a chi, come Renzi, come Marchionne e come tutti gli altri, non può né vuole darcene, se non restiamo fermi allo sdegno, alla denuncia, alla protesta, alla rivendicazione. Possiamo farlo mettendo a confronto le rispettive esperienze di organizzazione e di lotta, pensandoci e ponendoci come artefici di una nuova governabilità dal basso, occupandoci direttamente del futuro delle aziende, sperimentando misure d’emergenza a partire da quella centrale: un lavoro utile e dignitoso per tutti! Possiamo unire veramente le migliaia di forme in cui si esprime la resistenza degli operai, di tutti i lavoratori, dei giovani, delle donne, di chi lotta per la difesa dell’ambiente, per la difesa dei beni comuni, della Costituzione, del patrimonio che ci ha lasciato la Resistenza, insomma di tutte le mobilitazioni in corso tra le masse popolari. Possiamo unire e unirci non tanto e non solo stando fermi a resistere alla guerra non dichiarata che la classe dominante conduce contro la classe operaia, tutti i lavoratori e le lavoratrici e tutte le masse popolari del nostro paese, ma muovendoci insieme nelle fabbriche, nelle città e nelle campagne, passo dopo passo, ciascuno organizzandosi nel suo ambito di lavoro, di vita, di interesse, come istituzioni di governo della produzione e dei territori, come fondamento di un’alternativa politica e di una nuova governabilità che dia a quello che decidiamo e facciamo in ogni nostro ambito forma di legge che regola l’economia, la politica e la società in tutto il paese”.
Questo è quello che diciamo e questo facciamo, a partire dall’Assemblea operaia di Napoli del 25 luglio e da tutte le altre iniziative delle organizzazioni operaie e delle organizzazioni popolari di tutto il paese, per unirci e per moltiplicarci, per diventare sempre più coscienti della nostra forza e che con questa forza costruiamo il futuro.