Nella scorsa primavera IKEA ha disdetto il contratto integrativo di II livello e questo significa che da settembre le buste pag dei lavoratori saranno ridotte almeno del 20%., aumenteranno le ore di lavoro e le richieste di flessibilità. Tutto questo mentre il Contratto Collettivo è scaduto da oltre un anno.
La mobilitazione è iniziata il 29 maggio, caratterizzata dal modus operandi dei sindacati di regime e sula via della trattativa con l’azienda. Ad agosto, dato che l’azienda non intendeva fare alcuna trattativa, i lavoratori hanno battuto un colpo per impedire la deriva al ribasso della vertenza: assemblee autoconvocate in molti centri (21 negozi, per oltre 6000 dipendenti) che hanno deciso scioperi improvvisi e a oltranza in molti magazzini per impedire all’azienda di organizzarsi come fatto in occasione degli scioperi largamente anticipati di Giugno e Luglio.
Le assemblee si sono estese in tutto il paese e così anche gli scioperi a oltranza che hanno coinvolto i siti di Bari, Genova, Bologna, Brescia, Padova, Napoli, Milano, Firenze, Roma, Torino, tanto per citare i maggiori. I lavoratori hanno dato mandato alle RSU di costituire un coordinamento nazionale che diriga la lotta superando la dimensione territoriale nella quale l’avevano relegata le burocrazie sindacali, di fatto depotenziandola e chiedono che si dia avvio a ripetute mobilitazioni di carattere nazionale, che sortirebbero effetti maggiori.
Un’operaia IKEA risponde in questo modo: “mi chiedo quale equità e giustizia ci sia, a cercare di trascinare 6.000 famiglie verso la soglia di povertà. A noi sembra piuttosto una manovra, sapientemente studiata, che CAVALCA E APPROFITTA della crisi, nonché di decisioni politiche e di governo, che stanno cancellando anni e anni di sforzi e di diritti acquisiti. E poi ci siamo noi, i lavoratori. Quelli che hanno contribuito più di tutti a far diventare Ikea quella che è. Quelli che rinunciano a passare i week end con la propria famiglia per andare a lavoro. Quelli a cui hanno raccontato la favola dell’azienda-famiglia, dove tutti facciamo la differenza e tutti siamo importanti. La favola di creare un futuro migliore per la maggioranza delle persone. L’azienda siamo NOI”.
La solidarietà di classe combina la lotta contro gli effetti della crisi con la lotta per cacciare il governo Renzi. Le mobilitazioni dei lavoratori del’IKEA non sono le uniche che si sono svolte la scorsa estate: in molte fabbriche dal nord al sud si sono susseguiti gli scioperi per le condizioni di lavoro insostenibili a causa delle temperature raggiunte nei capannoni degli stabilimenti, si sono mobilitati i lavoratori dei porti e quelli dei centri commerciali contro le aperture notturne e domenicali. Oltre alla mobilitazione, la “lotta di classe che non va in vacanza” ha favorito le condizioni per le mobilitazioni del prossimo autunno: a Firenze gli operai della GKN hanno portato lo striscione della RSU di fabbrica di fronte all’IKEA, in solidarietà con i lavoratori in sciopero; in Calabria il coordinamento Insegnanti Calabresi e il Movimento docenti autoconvocati hanno per primi espresso solidarietà ai lavoratori IKEA aprendo la strada a centinaia di attestati e manifestazioni di solidarietà che in tutta Italia si sono moltiplicate da chi lotta contro la Buona Scuola.
Sono tutti piccoli, ma significativi passi, in quella tendenza di occuparsi dell’azienda e uscire dall’azienda, è un piccolo, ma significativo passo, per alimentare le mobilitazioni del prossimo autunno.