Prospettive per il movimento NO TAV e NO MUOS

Come da tradizione l’estate per il movimento NO TAV in Val Susa non è mai occasione di vacanza, ma di incontro e di lotta. Con il fiorire di comitati popolari e mobilitazioni anche in altre parti d’Italia (Terzo Valico al confine fra Piemonte e Liguria, tratta Brescia – Verona, Trentino) questo risulta ancora più evidente, dal momento che al tradizionale campeggio in valle si sono aggiunte tante altre iniziative sparse in tutto il nord Italia. Di particolare interesse è stata la carovana ciclistica che dalla Val Susa si è mossa, nel mese di Luglio, per arrivare fino in provincia di Udine, a Bagnaria Arsa, e partecipare al V Forum contro le Grandi Opere Inutili e Imposte, che ha visto la partecipazione di delegazioni attive nella lotta per la salvaguardia dei territori provenienti da varie zone d’Europa. La carovana ciclistica è stata un’occasione di mobilitazione a tappe che ha coinvolto i territori via via percorsi pedalando, che di volta in volta hanno organizzato incontri e offerto ospitalità alla delegazione. Fra queste tappe una di particolare importanza è stata quella di Lonato, in provincia di Brescia, nell’ambito del 1° campeggio NO TAV organizzato dal Coordinamento Brescia – Verona. Una tappa importante perché è stato un passo in avanti organizzativo per il coordinamento territoriale, ma non solo: è stata anche l’occasione per approfondire il legame e la possibilità di coordinamento anche con i comitati trentini.

Nel campeggio a Venaus, in Val Susa, svoltosi a Luglio, si sono tenuti incontri con i vari comitati territoriali, con la prospettiva di elaborare una campagna comune che rafforzi il coordinamento nazionale. Su questo aspetto il dibattito è ancora aperto, ma è una tendenza positiva e da sostenere. Una tendenza che è frutto anche di un bilancio parziale che da vari lati emerge nel movimento e che riguarda le difficoltà a dare continuità alla lotta e ad avere una prospettiva di vittoria.

Una crisi simile la vediamo anche nel movimento contro il MUOS in Sicilia: a fronte del sequestro giudiziario dell’impianto, quindi di una vittoria parziale e provvisoria, il movimento continua sulla parola d’ordine di smantellare tutta la base militare e portare fino in fondo la battaglia. Ha quindi promosso un campeggio NO MUOS che nel suo programma ha visto anche una manifestazione nazionale l’ 8 agosto, ma ha difficoltà a mobilitare le masse popolari al livello di qualche anno fa.

Le difficoltà concretamente si manifestano con lo stallo che si registra quando ci sono pause nei lavori, hanno origine nel fatto che le mosse da fare vengono vincolate alle mosse del nemico. A una lettura superficiale stupisce constatare che queste crisi avvengono quando si raggiungono alcune “vittorie”, almeno parziali. Per quanto riguarda il TAV i lavori vanno sempre a rilento, i soldi per continuarli non arrivano se non col contagocce, alcune tratte vengono messe seriamente in discussione e il governo Renzi non sembra più così convinto di proseguire ad ogni costo l’opera. Per quanto riguarda il MUOS le nuove antenne sono ferme e sotto sequestro giudiziario. Queste difficoltà mostrano i limiti oggettivi a cui vanno incontro tutte le lotte popolari (e anche operaie) che mantengono un orizzonte puramente rivendicativo o settoriale. Anche se non viene ancora esplicitamente posta, la questione decisiva è se mantenersi in un’ottica rivendicativa, quindi alle dipendenze dalle mosse del nemico, oppure sviluppare pienamente quelle tendenze positive già presenti ad occuparsi dei territori. Quindi, per quanto riguarda la campagna nazionale che viene paventata nel movimento NO TAV, si tratta di quale tipo di campagna nazionale mettere in campo. Un discorso simile vale per il movimento NO MUOS in Sicilia.

La questione cruciale, che riguarda tutti i movimenti popolari del nostro paese, è decidere di diventare delle autorità di tipo nuovo, autorità pubbliche di tipo popolare, che dal basso si occupino dei territori puntando alla rottura col governo centrale, promuovendo sì la tutela ambientale, ma anche occupandosi del lavoro (un lavoro utile e dignitoso: senza questo non è possibile alcuna coesione sociale), disinnescando la tendenza negativa a contrapporsi ai lavoratori dei cantieri invece che puntare ad organizzarli. Autorità che si facciano carico del mantenimento, della tutela e dell’ampliamento dei servizi (sanitari, scolastici, sociali ecc.) creando così nuovo lavoro. Creare i presupposti di una vittoria salda e definitiva significa prendere in mano la gestione della propria terra e della società, disconoscendo e boicottando praticamente le politiche antipopolari del governo centrale, mobilitando e organizzando le masse popolari a far fronte direttamente agli effetti più gravi della crisi. Le masse mobilitate su un obiettivo specifico tendono a tornare alla vita di ogni giorno una volta che l’emergenza, anche se temporaneamente, passa; ma a questo punto avranno prodotto al loro interno un’avanguardia che invece non può più rientrare nei ranghi della semplice vita di ogni giorno. Questa avanguardia ha raggiunto un livello di coscienza e morale più alto e deve porsi come guida dei passi successivi, dando alla lotta una prospettiva superiore che creerà nuova e più diffusa coscienza e nuove e più ampie avanguardie: questo è il processo che alimenta il cambiamento della società.

Questo è un processo che si determina spontaneamente, ma che non può svilupparsi oltre un livello elementare senza il legame con ilmovimento comunista. Il legame con i comunisti rafforza i movimenti popolari e questi possono rafforzarlo a loro volta portando nelle sue fila gli elementi più generosi e lungimiranti.

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