Mobilitazioni, scioperi, precettazioni, campagne mediatiche che criminalizzano il diritto di sciopero che “crea disagi” ai cittadini… i lavoratori del Trasporto Pubblico Locale (TPL) si sono incontrati il 27 marzo scorso per lanciare una mobilitazione nazionale attorno a una piattaforma comune.
Il testo della piattaforma in 6 punti è pubblicato sul blog dei lavoratori torinesi (www.lavoratorigtt.it/), riportiamo di seguito solo la premessa e le conclusioni perché partendo dal diritto alla mobilità e dai diritti dei lavoratori del TPL, parlano apertamente della questione del governo del paese.
“Questo testo nasce dall’incontro tra un gruppo di lavoratori del GTT (Gruppo Torinese Trasporti) di Torino e dell’AMT (Azienda Municipalizzata Trasporti) di Genova. E’ un testo elaborato da lavoratori e rivolto ai colleghi delle altre aziende di TPL, nella consapevolezza che se c’è una soluzione al problema quella soluzione dobbiamo pensarla con le nostre teste e strapparla con le nostre lotte. Il sistema dei trasporti e dei servizi pubblici è da tempo oggetto di una ristrutturazione che la crisi economica sta accelerando, con conseguenze devastanti sia per i lavoratori del settore sia per le fasce popolari dell’utenza. Il capitale privato vuole il controllo di questa ‘fetta di mercato’ rimasta per anni pubblica e lo sta ottenendo attraverso privatizzazioni, liberalizzazioni, esternalizzazioni. Treni, bus, navi, aeroporti sono oggetto di operazioni più finanziarie che industriali sempre meno orientate al servizio e più funzionali al business. In nome del ‘libero mercato’ vogliono creare un monopolio di proprietà mista pubblico-privato, in cui la parte pubblica pompa fondi statali nelle casse dei soci privati e che controllerà l’intero sistema dei trasporti nazionale. Lo dimostrano la campagna di acquisizioni di aziende di TPL (Firenze, Torino, Genova) da parte di Trenitalia e il suo vecchio progetto di fusione con Alitalia. Coordina l’operazione il partito trasversale delle privatizzazioni, un blocco politico-economico-clientelare, di cui il PD è una parte fondamentale. (…)
Proprio perché i trasporti favoriscono il funzionamento della nostra società nel suo complesso, la loro gestione non può essere affidata all’anarchia della competizione nel ‘mercato capitalistico della mobilità’, ma dev’essere programmata in modo altrettanto organico e la proprietà delle aziende, delle reti e della loro manutenzione, dei mezzi di produzione dei sistemi di trasporto deve vedere un incremento e non una riduzione della proprietà e dell’intervento pubblici. (…)
La possibilità di conquistarsi un sistema di trasporti con queste caratteristiche (che garantisca il diritto alla mobilità a prezzi accessibili a tutte le fasce sociali e la sicurezza dei lavoratori e dei passeggeri, che difenda le retribuzioni dei lavoratori – ndr) e di garantirlo anche ai nostri figli in futuro è legata alla capacità che avremo di rimettere in discussione complessivamente il funzionamento della nostra economia e della nostra società: cosa, come e dove si produce e a quale scopo; importazioni ed esportazioni; politica estera e rapporti con l’Europa; turismo, energia, gestione del territorio e del tempo; democrazia e procedure decisionali”.
Per il 29 e 30 maggio e 2 luglio, il Coordinamento ha promosso presidi in molte città italiane (a conferma che sta lavorando alla costruzione della rete nazionale): Genova, Padova, Roma, Firenze, Viareggio, Livorno, Pisa, Torino, La Spezia, Palermo, Brescia, Milano.