L’USB ha firmato il Testo Unico sulla Rappresentanza. La lotta di classe è una guerra, chi avanza travolge chi si ferma

Il 23 maggio il Consiglio Nazionale Confederale (CNC) dell’USB ha deciso – a maggioranza con tre voti contrari- di sottoscrivere il Testo Unico sulla Rappresentanza (TUR), l’accordo siglato il 10 gennaio 2014 da CGIL, CISL, UIL e Confindustria contro l’iniziativa indipendente dei lavoratori avanzati, delle RSU e dei sindacati alternativi e di base: riserva solo alle organizzazioni firmatarie le prerogative sindacali istituzionali (la partecipazione alle elezioni RSU, i permessi sindacali, la possibilità di indire assemblee sul luogo e in orario di lavoro, la disponibilità della bacheca sindacale, la riscossione delle quote sindacali tramite trattenuta in busta paga), conferma la possibilità di fare contratti aziendali peggiori di quelli nazionali (derogabilità), stabilisce che gli accordi – compresi quelli in deroga – sono vincolanti anche per i sindacati e i delegati che non li firmano (esigibilità) e introduce delle sanzioni (anche economiche) per i sindacati e i delegati che li contrastano.
La decisione dell’USB è stata accolta dalle proteste di vari iscritti e delegati dell’USB stessa, dalle critiche dei sindacati di base che non hanno sottoscritto il Testo Unico (CUB, SI Cobas, Slai Cobas, USI) e dai commenti beffardi di quei sindacati di base, come la Confederazione Cobas, che assieme a vari sindacati corporativi minori avevano già sottoscritto l’accordo del 10 gennaio e che per questo l’USB a suo tempo aveva tacciato di tradimento.

Il contesto generale in cui si colloca la decisione dell’USB. L’attacco dei padroni e dei loro governi al salario e ai diritti che i lavoratori avevano strappato alla borghesia nel periodo del capitalismo dal volto umano (quando il movimento comunista era ancora forte nel mondo e faceva paura alla borghesia e la nuova crisi generale del capitalismo non era ancora incominciata) si sta ancora sviluppando su larga scala in tutti i paesi imperialisti con la complicità dei sindacati di regime (dato che la rinascita del movimento comunista procede sì, ma lentamente). Tra questi paesi, l’Italia è uno di quelli in cui le conquiste strappate erano molte e la loro eliminazione è ancora a metà strada. Questo pone tutte le organizzazioni sindacali conflittuali nella condizione di non poter più continuare a fare sindacato come l’hanno fatto finora. O anch’essi accettano di cedere qualcosa dei diritti sindacali acquisiti per poter continuare a usufruire di quelli che padroni e governo mantengono finché li mantengono, oppure impostano una linea di lotta sindacale adeguata al livello attuale dello scontro: si riesce a espandere la lotta sindacale, a darle continuità e strappare qualche risultato solo combinandola in modo giusto con la lotta politica e con la rinascita del movimento comunista. Ovviamente, come avviene in ogni guerra e più ancora nella guerra tra le classi, ogni passo indietro delle organizzazioni che in qualche campo e in qualche misura rappresentano i lavoratori, è un passo avanti del nemico e, fatto un passo, il nemico cerca di farne un altro, forte della posizione acquisita.

Cosa significa la decisione presa dall’USB? In un’intervista pubblicata il 18 giugno su Contropiano Fabrizio Tomaselli, membro dell’esecutivo nazionale USB, ha sostenuto le buone ragioni della decisione di sottoscrivere il TUR ricordando che “le guerre non si vincono solamente caricando a testa bassa: spesso sei costretto a battaglie di posizione, a stare in trincea e attendere il momento migliore per contrattaccare”. E’ vero che è in corso una guerra, ma allora devi condurla come una guerra, cioè per sconfiggere il tuo nemico, togliergli le armi che ha a disposizione contro di te e occupare le posizioni che lui ha in mano. Per uscire da una trincea e contrattaccare non basta che alcuni soldati aspettino, bisogna che il loro esercito con altre operazioni crei le condizioni perché possano contrattaccare: quindi è il piano generale di guerra che dà ragione dell’attesa in trincea e persino degli arretramenti. Altrimenti è la linea del meno peggio giustificata con delle ragioni apparentemente di buon senso.
Ora il piano generale di guerra dell’USB contro padroni e governo non esiste. O meglio, lo possiamo dedurre dalla condotta dell’USB nei cinque anni della sua esistenza: cercare adesioni in competizione soprattutto con la CGIL, per costruire un sindacato più a sinistra, cioè più combattivo, della CGIL (e di CISL, UIL e UGL). Un piano che fa il paio con l’aspirazione a creare nelle istituzioni del regime una rappresentanza che sostenga le rivendicazioni dei lavoratori (la “sponda politica”), aspirazione di cui sono portatori il PRC e gli altri partiti della sinistra borghese (comprese le sue varianti “di movimento” come la Rete dei Comunisti).

Sottoscrivere il TUR è condizione di vita o di morte dell’attività sindacale? E’ significativo che a complemento della giustificazione della decisione del CNC, Tomaselli dichiari apertamente che a parere suo e dei suoi compagni sottoscrivere il TUR è condizione di vita o di morte dell’attività sindacale. Vale a dire che la lotta dei lavoratori sul piano sindacale sarebbe impossibile senza usufruire di quei vantaggi strappati dai lavoratori nel periodo del capitalismo dal volto umano, più precisamente senza usufruire di quella parte di vantaggi che i padroni e i loro governi non hanno ancora abolito, ma solo riservato ai sindacati di regime e a chi si accoda a essi. Questo implica che se l’USB ci ha messo 16 mesi (da gennaio 2014 a maggio 2015) a sottoscrivere il TUR, era solo perché aspettava la sentenza del Tribunale di Roma a cui aveva fatto ricorso contro il TUR. La sentenza è arrivata il 20 maggio 2015 ed è ovvio che la possibilità che il Tribunale di Roma emettesse una sentenza contraria al TUR dipendeva tutta dalla convinzione che comunque, sentenza favorevole o contraria, la lotta contro il TUR nei luoghi di lavoro sarebbe continuata. Nelle aziende che non chiudono, i padroni hanno bisogno che la produzione continui, quindi vogliono evitare, prevenire e soffocare lotte, contestazioni e malcontento, perché turbano la produzione e alimentano lo sviluppo della coscienza e dell’organizzazione dei lavoratori (e quindi, sul piano generale, la rinascita del movimento comunista). Dal momento che il Tribunale di Roma sapeva che di fronte alla sua sentenza l’USB avrebbe aderito al TUR, la sentenza favorevole al TUR era scontata. Una lezione per chi affida lo sviluppo della lotta di classe alla benevolenza della borghesia e delle sue istituzioni, in generale per quelli affetti da legalitarismo.
Per di più, sostenere che la firma del TUR è questione di vita o di morte dell’attività sindacale significa rinnegare tutta l’esperienza dei sindacati alternativi e di base e quella più generale del movimento sindacale: il movimento sindacale non è nato e cresciuto perché i padroni e le loro autorità gli avevano riconosciuto il diritto di esistere, di indire sciopero, di tenere assemblee, ecc. Se il movimento sindacale dipendesse dalla volontà e dalle decisioni dei padroni, i sindacati non sarebbero neanche nati!

Ora che l’USB si è aggiunta all’elenco delle organizzazioni sindacali (alcune più e altre meno influenti dell’USB) firmatarie del TUR, non cambiano le condizioni e tanto meno gli obiettivi della lotta di classe nelle fabbriche, nelle aziende pubbliche, nel pubblico impiego e nella società dove il lavoro precario dilaga in mille forme. L’unica via per rovesciare il corso delle cose che Marchionne e Renzi impongono nelle aziende e nel paese, per porre rimedi sia pure provvisori almeno agli effetti più gravi della crisi generale del capitalismo, è moltiplicare gli organismi operai e popolari a partire dai luoghi di lavoro, prescindendo dalle organizzazioni sindacali, anzi ricavando da esse quello che posto per posto abbiamo la forza di ricavare. Il punto debole di ogni organizzazione sindacale, infatti, è che dipende in una certa misura dall’influenza che riesce ad avere tra i lavoratori e che anche i diritti che i padroni le riconoscono (che oggi sono gran parte della sua forza organizzativa e dei mezzi grazie ai quali esiste) dipendono per ognuna di esse dall’influenza che ha sui lavoratori e, per quanto riguarda i sindacati di regime, da quanto grazie a questa influenza riesce a distrarre dalle questioni principali, occupare in questioni secondarie e dividere i lavoratori e prevenire e soffocare la lotta di classe.

I membri e militanti delle organizzazioni sindacali che non hanno aderito al TUR certamente incontreranno più difficoltà a seguito dell’adesione dell’USB, ma è importante che proseguano la lotta sfruttando i loro punti di forza e che non si lascino trascinare in contrasti diversivi e settari contro i lavoratori iscritti ai sindacati che hanno aderito al TUR, ma al contrario che li mobilitino per avere da essi il contributo che possono dare proprio grazie all’appartenenza a organizzazioni che, con maggiore o minore entusiasmo, collaborano con i padroni.

Ai membri e militanti dell’USB e delle altre organizzazioni sindacali che hanno aderito al TUR (Confederazione Cobas, FIOM, ecc.) noi non diciamo di abbandonare le organizzazioni sindacali firmatarie. Con un criterio simile abbandonerebbero la massa dei lavoratori alla destra sindacale e implicitamente questo criterio significherebbe che è possibile cambiare il corso delle cosse con un sindacato “doc”. In realtà tutte le organizzazioni sindacali, chi in un modo e chi nell’altro, presentano dei problemi, perché nessuna di esse (neanche quelle conflittuali) ha ancora un “piano di guerra”, cioè nesuna di esse si occupa in modo consapevole del governo del paese: di dare al paese un governo tramite il quale i lavoratori, i pensionati, i precari possono raggiungere i loro obiettivi, tutelare ed estendere i loro diritti. Diciamo invece di valutare, sulla base della situazione concreta della loro azienda e della loro zona, qual è la collocazione sindacale più favorevole per promuovere la formazione di organizzazioni operaie e popolari, per coordinarle, rafforzarle e farle funzionare sempre più come centri di direzione delle masse popolari della zona (cioè come nuove autorità pubbliche).
Il Partito dei CARC sosterrà con tutte le sue forze i lavoratori che abbracceranno questa linea.

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