Una Coalizione Sociale per promuovere l’organizzazione delle masse popolari

Il miglior contributo che oggi possono dare alla lotta contro il disastroso corso delle cose i personaggi e i gruppi della sinistra borghese, gli esponenti della sinistra dei sindacati di regime e dei sindacati di base e alternativi, gli esponenti democratici della società civile e dell’amministrazione pubblica, è che usino il proprio prestigio, le proprie relazioni e le proprie risorse per promuovere l’organizzazione delle masse popolari e in particolare della classe operaia. Che gli operai delle aziende capitaliste costituiscano in ogni azienda organizzazioni operaie, che i lavoratori delle aziende e delle istituzioni pubbliche costituiscano organizzazioni popolari, che le masse popolari, i disoccupati, gli studenti, le casalinghe, i pensionati e gli immigrati costituiscano organizzazioni popolari in ogni zona d’abitazione: questa è la condizione indispensabile per la costituzione del governo d’emergenza delle masse popolari. Quest’opera può essere fortemente accelerata dal contributo di chi oggi ha prestigio, relazioni e risorse: questo è il ruolo della Coalizione sociale promossa da Maurizio Landini.

Lungi da noi l’idea che Landini concepisca in questo modo la sua opera. Lungi da noi l’idea che questa sia lo scopo consapevolmente perseguito dai personaggi e dalla gran parte delle persone e degli organismi che si sono mobilitati all’appello di Landini. Al contrario: nei discorsi fatti al Convegno di Roma domina di gran lunga il pregiudizio che l’attuale disastroso corso delle cose sia dovuto alle politiche che le autorità per errore o cattiveria seguirebbero, mentre in realtà esso è dovuto alle leggi del modo di produzione capitalista che le autorità borghesi per loro natura non possono violare. I rimedi proposti nel Convegno sono coerenti con quel pregiudizio e oppongono a una “cattiva” politica una “buona” politica sempre fondata sul modo di produzione capitalista: un proposito del tutto campato in aria. Quanto a concezione del mondo e a propositi, il Convegno di Roma resta quindi interamente ristretto nell’ambito della sinistra borghese e della sua impotenza. Ma l’operazione pratica che ha messo in moto, per le condizioni in cui essa si svolgerà se si sviluppa, andrà in tutt’altra direzione, proprio perché la realtà ha le sue proprie leggi e gli individui e gli organismi sono liberi solo nella misura in cui le conoscono e le applicano.

La questione principale non è quindi quali sono le idee e le intenzioni dei promotori di Coalizione sociale. Principale è che l’opera che possono compiere nella situazione attuale, pena il fallimento dell’impresa che hanno lanciato, è la promozione dell’organizzazione delle masse popolari e in primo luogo degli operai, la formazione di organizzazioni operaie e popolari che costituiranno un proprio governo d’emergenza. Se non si concretizzasse nella promozione capillare di organizzazioni operaie e popolari, l’opera che Landini ha illustrato nel discorso con cui ha chiuso il convegno di Roma non avrebbe futuro. Noi comunisti faremo quanto è nelle nostre forze e risorse perché questo sia lo sviluppo dell’iniziativa lanciata dal segretario generale della FIOM – dal Comunicato (n)PCI n. 16-14.06.15).

carc

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