Il 16 maggio Renzi avrebbe dovuto essere a Napoli per inaugurare una nuova stazione della metropolitana e l’iniziativa sarebbe rientrata nel circo della campagna elettorale. Già dalle settimane precedenti il movimento si stava preparando per accoglierlo con la parola d’ordine “Renzi statt’a casa”: assemblee, volantinaggi, presidi, l’occupazione del Ministero del Lavoro da parte dei Disoccupati Organizzati. Alla mobilitazione hanno partecipato attivamente tutti quelli che hanno un conto in sospeso con il governo: dagli studenti agli insegnanti, dagli operai della Whirlpool di Caserta fino ai comitati territoriali contro speculazione e devastazione ambientale.
La marea continuava a montare giorno dopo giorno, la svolta l’ha data l’iniziativa di due operai della FCA di Pomigliano, licenziati politici, che si sono arrampicati sulla gru del cantiere della metropolitana (proprio quella che doveva essere inaugurata da Renzi), occupandola, rivendicando il diritto al lavoro. Uno dei due operai è sceso quasi subito, l’altro, Mimmo Mignano, è rimasto a 50 metri da terra per sei giorni, durante i quali, per convincerlo a desistere, la Polizia ha tentato di impedire che gli arrivassero i viveri.
Già spontaneamente l’occupazione della gru aveva raccolto la solidarietà di tanti, la decisione delle Autorità di impedire il rifornimenti ha alimentato la mobilitazione in sostegno dell’iniziativa: numerose delegazioni di operai della regione e da fuori regione sono andate a incitare Mimmo, artisti si sono esibiti sotto la gru (fra cui Daniele Sepe) e la Console Generale del Venezuela ha preso posizione e ha partecipato al presidio. Per “sbloccare” la situazione i solidali hanno bloccato il traffico, costringendo l’Assessore al lavoro del Comune di Napoli a mediare con le Forze dell’Ordine.
Il 15 maggio, mentre la mobilitazione cresceva e l’iniziativa di Mimmo le dava un risalto nazionale (benché l’informazione tentasse di mettere il silenziatore sulla ribellione delle masse popolari napoletane e campane contro Renzi) in città si consumava uno dei tanti fatti di sangue maturati nel contesto di oppressione morale e materiale che le masse popolari subiscono: da un litigio familiare scaturisce un raptus che porta un uomo a sparare in strada, sui passanti. Il bilancio è una strage: 4 morti e 6 feriti. De Magistris ha proclamato il lutto cittadino: annullata l’inaugurazione della nuova stazione della metropolitana e, di conseguenza, annullata anche la visita di Renzi.
Il 16 maggio la manifestazione prevista si svolge comunque: il significato che ha assunto va ben oltre la volontà di rovinare la festa al Renzi e diventata propriamente la mobilitazione per il diritto al lavoro e alla dignità. Tale significato è sancito dal passaggio del corteo sotto la gru per accogliere Mimmo e permettergli di scendere senza ritorsioni poliziesche. Accolto da migliaia di persone, Mimmo ha detto al megafono: “Questo movimento può sostituire il governo Renzi e cambiare le sorti del paese; Renzi voleva venire a tagliare i nastri della nuova metropolitana, ma non si rende conto che attorno a noi c’è il vuoto: 2000 esuberi alla Whirpool, 1400 all’Auchan, altri 4000 cassintegrati a Cassino grazie al piano Marchionne… altro che Jobs Act! E allora, compagni, siamo noi che dobbiamo cambiare quest’Italia! Tutti uniti possiamo battere non solo Renzi, ma anche il capitale e Marchionne, perché questi camminano insieme… uniamoci e possiamo cacciare Renzi a calci nel culo!”. A conclusione del discorso è stato accompagnato dal corteo a tagliare simbolicamente il nastro al cantiere della metropolitana per sottolineare che sono le masse popolari che possono e devono decidere come, quando e cosa costruire in questo paese.
La Console Generale della Repubblica bolivariana del Venezuela a Napoli, Amarilis Gutiérrez Graffe, ha partecipato al presidio in solidarietà a Mimmo Mignano. La Console è stata un’operaia nel suo paese e ha vissuto da protagonista il processo di costruzione del potere popolare in Venezuela, un percorso in cui la classe operaia ha cominciato a trasformarsi in classe dirigente del paese, mettendosi alla testa delle masse popolari con il sostegno del governo bolivariano. La sua presenza è una dimostrazione di quella solidarietà internazionalista che il nostro Partito vuole sviluppare con le masse popolari del Venezuela, scambi di esperienze di lotta, autogestione delle fabbriche, protagonismo operaio: sono queste le parole d’ordine su cui vogliamo promuovere il legame tra gli operai italiani a quelli venezuelani.
Il contributo della Console è molto prezioso. Anche il suo esempio, di operaia che oggi rappresenta il governo del suo paese e porta la solidarietà agli operai del nostro.