Con il decreto legge Sblocca Italia il governo ha fatto un gran favore agli speculatori e agli affaristi del nostro paese, che oggi possono sfruttare lo snellimento delle procedure e delle normative per aprire cantieri e cementificare (questo è il senso dello sblocco). Con lo Sblocca Italia, il governo nomina propri uomini di fiducia (commissari) per realizzare le opere pubbliche, esautorando le amministrazioni locali nella gestione del territorio.
L’approvazione della legge (novembre 2014) è stata un cavallo di battaglia del Governo Renzi: ha superato l’opposizione in Parlamento, ma non ha evitato che si sviluppasse in tutto il paese un movimento di resistenza all’attuazione del decreto. La bonifica di Bagnoli e la ricostruzione della Città della Scienza (distrutta da un incendio doloso nel 2013) sono diventate tanto il simbolo dello Sblocca Italia,quanto quello della resistenza alla speculazione.
Il fatto interessante, alla luce della crescente contraddizione tra Enti Locali e governo centrale, è rappresentato dai due piani su cui si sta sviluppando la mobilitazione. Quello dei comitati territoriali e quello delle amministrazioni comunali: è per la combinazione di questi due aspetti che il 18 aprile De Magistris ha promosso una conferenza di sindaci per articolare a livello nazionale l’opposizione allo Sblocca Italia. Il valore di questo passaggio pubblico, e del protagonismo del sindaco di una delle tre grandi città d’Italia, non sta tanto nel fatto che ci ha messo la faccia, ma perché, costretto dalla mobilitazione popolare, ha dovuto mettersi alla testa dello schieramento di altri sindaci.
Per conoscere meglio la situazione, abbiamo intervistato il compagno Eduardo Sorge del Laboratorio Politico Iskra in qualità di esponente del movimento contro il decreto Sblocca Italia di Bagnoli. L’intervista che abbiamo raccolto a inizio maggio, e per la quale ringraziamo per la disponibilità il compagno Eduardo, mette in rilievo alcuni aspetti:
1. La Conferenza dei sindaci è la più evidente (anche se non l’unica) manifestazione della contrapposizione fra governo ed Enti Locali che caratterizza in modo crescente l’ingovernabilità “dall’alto” del paese (cioè promossa dalle stesse autorità e istituzioni della Repubblica Pontificia). Oltre a ciò è anche, insieme al movimento NO TAV, la più evidente manifestazione di sinergia fra mobilitazione popolare e mobilitazione degli Enti Locali.
2. Mostra bene la situazione oggettiva in cui l’intervento cosciente dei comunisti favorisce le condizioni per costruire la nuova governabilità dal basso, partendo proprio dai territori e dalla mobilitazione per far assumere agli enti locali un ruolo positivo in questo senso: quello di Amministrazioni comunali di Emergenza che prendono iniziative concrete e di rottura rispetto ai diktat del governo centrale, che mettono a disposizione i mezzi, le risorse, le relazioni che hanno per alimentare e rafforzare la mobilitazione popolare.
Partiamo dall’inizio, come si è arrivati alla Conferenza dei sindaci?
L’assemblea del 18 aprile è stata un passaggio fondamentale per chi promuove dal basso la mobilitazione contro lo Sblocca Italia, ma ci siamo arrivati attraverso due passaggi precedenti.
Il 14 agosto 2014 Renzi viene a Bagnoli a firmare l’Accordo Programma con De Magistris e Regione sulla ricostruzione di Città della Scienza, anticipando le linee guida del Decreto Sblocca Italia, che poi è diventato legge nel novembre successivo. L’articolo 33 del ddl, che prevede il commissariamento per la riqualificazione di Bagnoli, rivela gli interessi che i poteri forti e i costruttori locali (Acen, Caltagirone, Cementir, ecc) hanno su questo territorio: l’obiettivo è non attuare i piani regolatori previsti per la riqualificazione, per arrivare a piani urbanistici che rappresentano ulteriore speculazione e cementificazione. Il governo pensa così di poter decidere il nome di un commissario che darebbe ai privati il compito di definire e di eseguire i progetti sul territorio.
Il 14 agosto l’Amministrazione Comunale si è seduta con il Governo e la Regione firmando un accordo sbagliato, che favoriva le speculazioni. Abbiamo quindi promosso la mobilitazione per opporci.
Il 7 novembre c’è stata una manifestazione determinata e combattiva cui ha partecipato anche l’Amministrazione di Napoli e alcuni senatori del M5S (Fico, Nugnes).
Non voglio soffermarmi sugli scontri di piazza che ci sono stati. Se quella piazza ha espresso quella conflittualità è perché nei mesi precedenti è stata costruita non come “evento” o “data di movimento” in cui le varie organizzazioni si concentrano per la scadenza. L’abbiamo costruita provando ad alimentare tutte le contraddizioni del fronte istituzionale, quindi sollecitando anche le Amministrazioni locali a prendere posizione contro l’accordo del 14 agosto. Così abbiamo “sfidato” le Amministrazioni, le abbiamo costrette a ritirare la firma a fronte della mobilitazione popolare e l’Amministrazione di Napoli l’ha ritirata.
Su quali contraddizioni avete fatto leva?
Sarebbe stupido non capire che lo Sblocca Italia rappresenta un processo di accentramento del potere del governo, che in questo caso interviene e decide direttamente di dare il territorio in mano a Fintecna, Caltagirone ecc. Davanti all’accelerazione della crisi e alla necessità del capitale di mettere a valore i territori, i limiti burocratici delle Amministrazioni comunali che devono intervenire nei piani urbanistici vanno rimossi.
Di fronte a questa crisi non ci sono alternative riformiste praticabili, la nostra analisi è che dalla crisi si esce solo se c’è una prospettiva politica alternativa, incompatibile con il capitale. Se Renzi va a “carroarmato” non è perché è più cattivo di Berlusconi, ma perché oggi la crisi è arrivata al punto tale che deve starci un Renzi, è la fase della crisi che porta a un governo così. Basta notare che ci sono stati più decreti votati con la fiducia in questo governo che nell’epoca fascista. Renzi deve stare in linea con le politiche dettate dall’UE e chiunque si pone contro il governo è fuori.
E’ evidente che dal punto di vista delle Amministrazioni locali c’è l’interesse a portare avanti la battaglia contro lo Sblocca Italia perchè si vedono esautorate del potere istituzionale, ovvero di decidere sui piani urbanistici.
La contraddizione, quindi, è che da un lato c’è un governo che accelera il passo per superare tutti i vincoli delle amministrazioni comunali, dall’altro Amministrazioni locali private di ogni potere.
Abbiamo pensato che anzichè continuare a urlare fuori da palazzi del potere, fosse più utile entrare all’interno di queste contraddizioni e da questa posizione promuovere assemblee nazionali contro lo Sblocca Italia. Così abbiamo fatto e alle assemblee hanno partecipato in tanti: dai No Triv ai No Muos, comitati contro le discariche e gli inceneritori, fino alle amministrazioni e ai rappresentanti istituzionali.
Anzichè ribadire formalmente la nostra autonomia dalle istituzioni, abbiamo pensato che era necessario esercitarla. Autonomia politica significa anche impedire che le assemblee siano delle passerelle per gli amministratori, ma piuttosto ambiti in cui assumersi la responsabilità delle dichiarazioni che fanno.
Così abbiamo sfidato l’Amministrazione di Napoli a convocare la conferenza dei sindaci che si erano espressi con dichiarazioni e atti formali contro lo Sblocca Italia. E così siamo arrivati alla conferenza del 18 aprile alla Mostra d’Oltre mare.
Qual è stato l’esito della Conferenza, quali prospettive ha aperto?
Hanno aderito all’appello circa 200 sindaci appartenenti ad amministrazioni comunali di vario colore politico. Quello che ci interessa di più, aldilà della partecipazione effettiva di una trentina di sindaci, è che abbiamo sottoposto la richiesta di fare uscire un comunicato finale dopo l’assemblea dove i sindaci si prendevano la responsabilità di quello che si diceva nell’assemblea.
I punti principali sono:
1. Vicinanza delle amministrazioni comunali alle resistenze dei comitati territoriali e ancora di più a chi ha messo i propri corpi a fare blocco – dalle trivellazioni alle barricate di Bagnoli; sostegno a queste lotte perchè se ci sono dei criminali, violenti ed eversivi non sono quelli che resistono, ma chi al governo produce la macelleria sociale in corso.
2. Organizzare, con una manifestazione dei sindaci a Roma sotto Montecitorio, l’opposizione allo Sblocca Italia, coinvolgendo oltre ai sindaci anche i movimenti, ottenere un incontro fra movimenti e governo.
3. Consigli comunali monotematici che si esprimano ufficialmente contro la legge Sblocca Italia in base a come si manifesta regione per regione e chiariscano il modo in cui le amministrazioni comunali declinano questa presa di posizione in supporto a mobilitazioni sul tema.
Per evitare che la mobilitazione si attesti sul piano meramente difensivo e quindi nell’emendamento o nel ritiro di uno o più articoli dello Sblocca Italia, crediamo che da Bagnoli parta un messaggio: il commissariamento di Bagnoli rappresenta qualcosa di più grande. Quindi respingere il commissariamento rappresenta una piccola vittoria, ma la nostra battaglia si inserisce in una guerra di classe che è più avanzata e quindi si tratta di fermare lo Sblocca Italia, perché è un decreto su cui il governo sta puntando molto. Bloccare lo Sblocca Italia a Bagnoli significa bloccare il governo Renzi.
Una forma di sostegno alla mobilitazione che voi indicate alle Amministrazioni Comunali è di mettere a disposizione gli uffici tecnici. Ci puoi spiegare meglio questo aspetto?
Uffici tecnici come Osservatori: l’Ufficio tecnico di Bagnoli ha a disposizione una serie di dati e documentazione (piani regolatori, modifiche ecc). E’ possibile concretamente elaborare un altro piano per Bagnoli che non prevede il commissariamento, che prevede che chi inquina deve pagare, che prevede posti di lavoro, che sancisce il principio di spiaggia pubblica… Non è quindi, semplicemente, una questione ambientalista… è possibile, ad esempio, creare posti di lavoro diversi da quelli possibili con la costruzione di una catena di alberghi: lavoro precario e sottopagato, un turismo che sarebbe motivo di ulteriore devastazione ambientale…
Quindi gli uffici tecnici dei Comuni vanno utilizzati. In che modo? In modo che si facciano carico di coinvolgere università, associazioni di categoria, presidi delle scuole per creare dei tavoli partecipati, che sono diversi da quello che era la “famosa democrazia partecipativa” di cui questa amministrazione comunale si faceva gran vanto. Nei fatti significa mettere attorno al tavolo la parte più sana del paese e studiare le possibili alternative, che sappiamo bene non essere compatibili con lo stato di cose presenti, ma pensiamo che nel momento in cui si distrugge va già individuata la strada della costruzione.
Queste tre proposte le avete fatte voi o sono venute dall’assemblea?
Sono uscite dall’assemblea. Solo il supporto economico-giuridico ha creato problemi ad alcuni sindaci e quindi non è stato inserito nel comunicato finale, ma non volevamo forzare troppo e gli obiettivi raggiunti sono significativi. Voglio sottolineare che noi non vogliamo rivendicare alle istituzioni borghesi, ma pensiamo che bisogna alimentare le contraddizioni anche nelle amministrazioni comunali, fargli prendere posizioni per trovare soluzioni alle rivendicazioni che ci sono. Sarebbe stupido pensare di lasciare il terreno istituzionale a De Magistris. Anzi, non saremmo autonomi politicamente se lasciassimo a De Magistris il compito di unire i sindaci contro lo Sblocca Italia…
Ci siamo posti il fatto di non lasciare questa mobilitazione in mano ai sindaci. Sarà difficile e “scivolosa“ l’iniziativa a Roma sotto Montecitorio con i sindaci… ma se davvero vogliamo trasformare l’esistente ci dobbiamo sporcare le mani, che non significa fare compromessi al ribasso, ma che bisogna far assumere responsabilità alle amministrazioni comunali. Abbiamo già anticipato che all’incontro con il Governo non salirà solo De Magistris ma anche la nostra delegazione, proprio perché non è De Magistris che sta facendo proprie le istanze dei movimenti e li porta a Roma per essere più forte, perchè se l’amministrazione comunale prenderà delle posizioni sarà per la forza delle mobilitazioni; certo in questa fase va dato atto che l’Amministrazione sta prendendo posizioni sulle delibere dell’acqua, dei beni comuni, che seppure vaghe su alcuni punti, sono una controtendenza a livello nazionale. Questo significa che è una giunta rivoluzionaria? No, significa che nella crisi ci sono cortocircuiti istituzionali all’interno dei quali dobbiamo incidere.
Quali strumenti avete individuato per stare con il fiato sul collo all’amministrazione, oltre alla continuità delle mobilitazioni di piazza?
Noi pretendiamo che la documentazione dei progetti edificatori del territorio sia pubblica. Finora, nella giunta De Magistris, si è confusa la partecipazione con la consultazione. Su Bagnoli non si tratta di modificare un po’ il piano. Pensiamo che vadano costruiti organismi di controllo… che certo non sono previsti dalla legge. Organi elettivi di controllo popolare del territorio. Anziché andare a votare ogni 5 anni per la giunta, che ci siano elezioni di un comitato di controllo che, anche qualora avvenga la bonifica, abbia la diretta possibilità di intervenire sulla certificazione, il controllo…stiamo parlando di una democrazia reale e di partecipazione diretta del territorio nelle scelte e non che l’amministrazione faccia propria la rivendicazione dei movimenti per modificare più o meno i piani regolatori ed essere più appetibili a Roma.
Quali saranno i vostri prossimi passi?
Partiamo dal fatto che i consigli comunali monotematici i sindaci non li convocheranno da soli, ci vorranno pressioni e sollecitazioni. Si tratta cioè di mobilitarsi affinchè le decisioni assunte alla conferenza di Napoli abbiamo attuazione.
Ci sarà inoltre una manifestazione a Lanciano il 23 maggio a seguito della quale ci sarà la terza assemblea nazionale contro lo Sblocca Italia.