Il Secondo Incontro di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana – un primo resoconto

 

“Il modo migliore di appoggiare e di sostenere il decisivo processo rivoluzionario in Venezuela è quello di approfondire, sviluppare e costruire un processo rivoluzionario, orientato al socialismo, anche nel nostro Paese”. E’ questo il contenuto della dichiarazione finale del Secondo Incontro di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana, che si è tenuto a Napoli in tre giornate, dal 10 al 12 Aprile, all’interno di tre strutture occupate: l’Ex Asilo Filangieri, la Mensa Occupata dell’Università Federico Secondo, l’ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario.

All’incontro hanno preso parte l’Ambasciatore del Venezuela e altri rappresentanti dell’Ambasciata, i massimi rappresentanti dei Consolati di Napoli e Milano, dirigenti politici e militari dello Stato del Venezuela, esponenti dell’Amministrazione Comunale di Napoli, incluso il sindaco Luigi de Magistris. La dichiarazione citata in precedenza ha animato lo spirito di tutte le iniziative svolte nel corso dei tre giorni, ed in particolare i tavoli tematici che hanno costituito il cuore dell’evento, toccando temi come la formazione politica ed il lavoro, il ruolo dei giovani nel processo rivoluzionario, i diritti dei “pansessuali”.

In particolare il tavolo “Formazione e lavoro: intellettuale organico, egemonia gramsciana e control obrero”, è stato un importante strumento di comprensione del ruolo decisivo della classe operaia e della necessità si sviluppare la teoria rivoluzionaria per costruire il Nuovo Potere Popolare: per citare il documento base della discussione di questo tavolo tematico, “La rivoluzione nel nostro paese si costruisce, oggi, con la mobilitazione popolare, delle Reti e delle Organizzazioni Sociali, il cui cuore sono le Organizzazioni Operaie e Popolari, prima di tutto le Organizzazioni Operaie. È un governo espressione del popolo che si organizza (in Venezuela si direbbe participación protagonica de las masas populares organizadas: partecipazione attiva delle masse popolari organizzate) quello che deve prendere in mano le redini del paese, e perciò dirigere le masse popolari nel loro processo di organizzazione e quindi emancipazione, esercitare egemonia, appunto perché gode della loro fiducia, e in primo luogo della fiducia della classe operaia che si organizza per occupare le fabbriche e per assumere ruolo dirigente, cioè controllo, anche fuori dalle fabbriche, nella società. Allo stesso tempo “intellettuale organico” è chi è capace di esercitare egemonia sulla classe operaia, meritando la sua fiducia, e questo si fa soprattutto alimentando la fiducia della classe operaia in sé stessa, nella propria capacità di dirigere la produzione dei beni e dei servizi necessari alla collettività, il che è il significato più alto che diamo all’espressione control obrero.” Sulla base di quest’orientamento il nostro Partito ha contribuito alla discussione, mettendo al centro le parole d’ordine che ci guidano nel lavoro di mobilitazione degli operai del nostro paese. Perchè la classe operaia possa acquisire fiducia in sé stessa, per arrivare a concepirsi come classe dirigente, oggi bisogna in primis costruire organizzazioni operaie che “occupano l’azienda ed escono dall’azienda”, prendendo in mano le sorti delle proprie fabbriche e collegandosi con i movimenti e le organizzazioni popolari operanti sui territori, moltiplicando queste iniziative e coordinandosi a livello sempre più esteso, con l’obiettivo di prendere in mano il governo del paese. Ma la fiducia nella classe operaia – e della classe operaia in sé stessa – la alimentiamo anche con l’esempio diretto degli operai venezuelani, in particolare di quelli che sono stati protagonisti del recupero e dell’autogestione delle fabbriche chiuse dai padroni, che in Venezuela hanno il pieno appoggio del governo Bolivariano. Nell’ottica di costruire iniziative di scambio di esperienze e di sviluppo della solidarietà con questi operai, durante l’incontro la Console Generale della Repubblica Bolivariana del Venezuela a Napoli Amarilys Gutierrez Graffe ha raccontato della sua esperienza con i lavoratori portuali di Caracas: subito dopo il tentativo di golpe del 2002, su mandato di Chavez, la compagna fece parte di un team incaricato di promuovere tra i lavoratori la partecipazione alla gestione dell’attività produttiva e il loro protagonismo nel gestire anche i vari aspetti della vita sociale, oltre l’ambito lavorativo. In questo modo la rivoluzione bolivariana sottraeva alle forze reazionarie il controllo di uno snodo fondamentale nell’economia venezuelana, cioè la gestione dei porti, stante il fatto che in Venezuela massima parte della produzione è l’estrazione del petrolio, e per la gran parte dei beni necessari alla vita della popolazione si ricorre al commercio estero. Il racconto della Console è stato ascoltato con molta attenzione dai lavoratori del Porto di Napoli presenti all’iniziativa, così come dagli altri lavoratori e da tutti i presenti, ed è stato l’occasione per lanciare per fine Maggio un’ ulteriore iniziativa da organizzare proprio al Porto di Napoli, dove l’esperienza della Console potrà essere esposta ad una più ampia platea di operai, lavoratori e cittadini. Perchè, in conclusione, la rivoluzione socialista non si copia né si esporta, ma – in Italia come in Venezuela – assegna alla classe operaia il ruolo decisivo nello scontro con la borghesia imperialista, il ruolo dirigente nella lotta per costruire la nuova società socialista.

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