Per una coalizione sociale che nasca dalle lotte
Valutiamo negativamente il pacchetto di proposte varato dalla direzione nazionale Fiom per “continuare la mobilitazione contro il Jobs Act”. (…) una legge di iniziativa popolare e referendum abrogativo sono strumenti assolutamente poco incisivi in generale e in particolare per le lotte del movimento operaio. Non si comprende quale Parlamento ad oggi dovrebbe ratificare una legge di iniziativa popolare che contraddice quanto appena approvato con il Jobs Act. Né si comprende perché il referendum – dove votano sia lavoratori dipendenti che altri settori della società – dovrebbe darci quella vittoria che non siamo riusciti ad ottenere nelle piazze e nelle aziende. Se il Governo non ha il consenso del paese, come lo stesso Landini ha più volte detto, si chiami il paese alla lotta. (…)
La manifestazione del 28 marzo dovrebbe dare impulso alla cosiddetta Coalizione sociale. La necessità di questa coalizione nasce dall’ “assenza di una rappresentanza politica del lavoro”, come scritto a Cervia. Nello stesso documento si afferma in teoria che tale coalizione deve “coinvolgere tutte e tutti (…) studenti, precari, disoccupati e migranti” e “riunificare le lotte per il lavoro”.
Proprio per questo essa non può essere costruita con rapporti di vertice con questa o quella associazione, con questo o quel partito. Né tanto meno può coesistere con una generica equidistanza nei rapporti con il PD, nel nome del quale ancora oggi accettiamo – sbagliando – inviti alle iniziative pubbliche del PD stesso.
Se così fosse, la coalizione sociale sarebbe in verità una accozzaglia di ceto politico priva di reale radicamento sociale e la cui somma finale sarebbe zero. Nessuno dei soggetti politici in campo ha oggi un rapporto di radicamento o di fiducia con lo stesso movimento operaio. Per questo si pone il problema di un’azione diretta della Fiom nella creazione di un soggetto politico dei lavoratori. Ma questo vuol dire investire i propri attivisti, i propri iscritti e il proprio legame con le aziende in questo processo politico. Non ci serve a nulla una coalizione sociale che moltiplichi gli incontri tra i nostri vertici e una diffusa intellettualità – per altro di dubbia rappresentatività – mentre il grosso dei lavoratori rimane indifferente o distante da tale processo. L’obiettivo non è rimescolare in modo diverso le esigue forze politiche in campo, ma far sorgere un nuovo protagonismo politico tra e da parte dei lavoratori stessi.
Né una simile coalizione sociale può nascere se non dal vivo delle mobilitazioni in campo, a partire dal rilancio della lotta contro il Jobs Act, passando per la costruzione di solidarietà attorno alle aziende in crisi, dall’unità tra studenti e lavoratori, tra lotte per il lavoro e la casa. E’ con questo spirito che va costruita la manifestazione del 28 marzo e soprattutto il suo seguito: con coordinamenti di zona tra le aziende, composti da delegati sindacali, iscritti e semplici lavoratori, aperti a studenti, precari, disoccupati.
Il contrasto alle politiche del PD e del padronato a tutto campo deve essere l’obiettivo di tale Coalizione sociale, investendo temi come la difesa dell’ambiente, il diritto alla casa, allo studio e naturalmente al lavoro o costruendo una rete di solidarietà alle vertenze delle aziende in crisi.
In particolare sul nostro territorio tale Coalizione sociale deve aderire alla lotta contro le nocività nella piana con il corteo convocato per l’11 aprile, ai momenti di protesta che si stanno creando in città contro la presenza di Casapound e unirsi alla mobilitazione per il diritto alla casa e contro gli sfratti che colpiscono chi ha perso il lavoro. E’ necessario convocare una nuova giornata di protesta contro il Jobs Act nelle nostre zone industriali sul modello di quanto fu fatto con Occupy Osmannoro, per riaffermare che la mobilitazione contro il Governo Renzi non è affatto conclusa.
Adesione alla protesta contro CasaPound a Coverciano
Il fascismo non può avere alcuna agibilità nella nostra società, né si può concedere tale agibilità nel nome di uno sbagliato senso di “democrazia”. Non c’è nessun piano democratico possibile per chi è contro i diritti democratici del mondo del lavoro. Per questo esprimiamo la nostra contrarietà alla presenza di una sede dell’organizzazione fascista di CasaPound, pur nascosta dietro il nome di un’associazione fiancheggiatrice, nel quartiere di Coverciano. Tali sedi sono il centro di politiche razziste direttamente rivolte contro l’unità del mondo del lavoro. Per questo aderiamo all’assemblea di quartiere contro la presenza di CasaPound, invitando ogni nostro iscritto o lavoratore presente nel quartiere a prendervi parte attiva, sostenendo le ragioni del lavoro che sono alla base dell’antifascismo.
Solidarietà al movimento di lotta per la casa: nessuno rimanga per strada
In Italia ci sono 7 milioni di appartamenti inutilizzati. Gli immobili residenziali edificati superano lo stesso fabbisogno abitativo. E si continua ad edificare e cementificare. Anche in Toscana ci sono più case che famiglie. Eppure allo stesso tempo si allarga la fascia di popolazione che non può permettersi un’abitazione. Chi perde il lavoro perde la casa, infatti. In una situazione di crisi abbiamo assistito ad un boom di sfratti per morosità incolpevole, dovuti cioè all’impossibilità oggettiva di non pagare l’affitto.
Il veleno del razzismo e della divisione tra lavoratori italiani e stranieri, tra i “nostri” disoccupati e i disoccupati immigrati, viene utilizzato per nascondere questa realtà: le banche e i grandi gruppi immobiliari possiedono il mercato immobiliare e fanno di tutto per ricavarne profitti crescenti, tenendo alti i costi degli immobili e i mutui. L’attacco al diritto alla casa è quindi solo un altro aspetto dell’attacco contro il mondo del lavoro.
Per questo la Fiom Firenze esprime solidarietà alle famiglie sgomberate in questi giorni dalle forze dell’ordine e al Movimento di lotta per la casa oggetto di una vera e propria azione repressiva. Pensare di gettare per la strada famiglie e bambini senza alcuna alternativa abitativa è barbaro e inaccettabile. Invitiamo i nostri iscritti e i nostri delegati a intervenire nelle mobilitazioni in difesa del diritto abitativo, segnalando tale problematica nelle assemblee aziendali e registrando eventualmente situazioni di disagio abitativo.
Miguel Bausi (Rsu Fiom CSO), Federico Giugliano (Rsa Fiom FACEM OWI), Michele Di Paola e Matteo Moretti (Rsu Fiom GKN), Il sindacato è un’altra cosa – Firenze