La Avio Interiors è un’azienda di Tor Tre Ponti (LT), produce sedili e interni per l’aeronautica civile e ci lavorano 400 operai. Il proprietario, Veneruso, si è arricchito mettendo le mani sugli stabilimenti della ex Goodyear di Cisterna (la multinazionale americana che ha chiuso e delocalizzato la produzione in Polonia nel 2000, lasciandosi dietro oltre 200 operai morti e decine di malati per patologie neoplastiche e leucemie a causa delle sostanze cancerogene con cui lavoravano senza alcuna protezione… al processo d’appello nel 2013 i dirigenti sono stati tutti assolti perché il fatto non sussiste) e sui soldi pubblici per la ristrutturazione dell’area industriale dismessa. Dopo aver munto la mucca, sta ridimensionando e avviando l’azienda sulla strada della morte lenta, anche se il fatturato è in attivo. Dopo mesi di “conflitto a bassa intensità” fatto di ritardi nei pagamenti degli stipendi e di CUD e buste paga “sbagliati”, a settembre dell’anno scorso Veneruso ha licenziato 70 lavoratori. Anche se una quarantina di loro hanno accettato la conciliazione (una buona uscita in denaro), gli altri 30 non si sono persi d’animo: hanno dato vita a un presidio permanente davanti ai cancelli e poi hanno costituito un coordinamento dal significativo nome di “Operai Uniti”, per sostenere la loro e altre vertenze locali (Sapa, Midal, Scm, Bonansea..) diventando di fatto il punto di riferimento delle lotte operaie del territorio.
A niente sono valse le intimidazioni messe in atto dal padrone: dalla costruzione di un muro di cinta davanti al presidio per separarli fisicamente dal resto degli operai, fino all’invio di un manipolo di scagnozzi armati che ha intimato di smobilitare in puro stile mafioso. Il 19 gennaio hanno promosso, in una sala gremita del Comune di Latina, il convegno dei “Senza Lavoro”, in cui hanno messo al centro della discussione pubblica la lotta per il lavoro utile e dignitoso e hanno messo alle strette le amministrazioni e i politici locali di vario colore, i sindacati confederali insieme all’UGL.
Nel gruppo di operai che anima la lotta ce ne sono vari che erano iscritti all’UGL e che sono fans di Salvini. Nel contesto sociale e politico della zona di Latina non è una novità. A prescindere dal loro attuale schieramento politico e sindacale, è l’appartenenza di classe che determina la loro azione e li porta a combattere il padrone per mantenere aperta la fabbrica, a mobilitare il resto delle masse popolari, a prendere in mano il proprio destino e a rifiutare sempre più la delega: in sintesi, a schierarsi nella lotta di classe. Con la loro azione questi operai dicono alle istituzioni: non ci interessa troppo la parrocchia politica di cui fate parte, ma che facciate il vostro lavoro di autorità pubbliche, come noi facciamo il nostro di elementi fondamentali dell’attività produttiva. La loro esperienza pratica accompagnata dalla nostra azione li porterà ad agire loro stessi come nuova autorità pubblica che si occupa del futuro lavorativo loro e degli altri operai, a trovare ed elaborare le soluzioni adeguate a far fronte agli effetti devastanti della crisi e a schierarsi anche politicamente in modo conforme alla loro appartenenza di classe, agli interessi immediati e storici della classe operaia.
La nostra sezione sta sostenendo l’allargamento del coordinamento ad altre aziende della provincia per sviluppare rapporti e legami con altri gruppi di operai, per collettivizzare le rispettive esperienze e collaborare alla costruzione di altre organizzazioni operaie dove ancora non ci sono. C’è in cantiere la creazione di un comitato di solidarietà, in modo da legare ancora più strettamente le vertenze operaie al territorio che ne è direttamente interessato e sensibilizzare le masse popolari sul processo di smantellamento dell’apparato produttivo pontino. E l’organizzazione di un torneo di calcetto i cui proventi andranno a costituire una cassa di resistenza, combinando un momento di “svago” alla raccolta del sostegno economico utile nel prosieguo delle lotte e mobilitando contemporaneamente famiglie, amici e colleghi intorno alla vertenza stessa: fare rete a più livelli.
E’ tutto un lavoro in costruzione e sicuramente il passaggio dalla difesa all’attacco è più difficile della prima, istintiva reazione all’attacco padronale. Ma sono i passaggi necessari per prendere in mano il nostro destino, il nostro territorio e il nostro paese, senza rivendicare o aspettare soluzioni positive da chi ha ampiamente dimostrato di non essere in grado di darne. Dipende da noi, dalla mobilitazione della classe operaia e dalle masse popolari sostenute e organizzate dai comunisti cambiare il corso delle cose.
Una compagna della sezione di Roccasecca- Priverno