Le amministrazioni del M5S alla prova dei fatti: da “primi degli onesti” a tappabuchi del governo

Di Maio, vicepresidente della Camera, il 21 febbraio ha aperto a Livorno il Tour dei Comuni chiamando i sindaci a ribellarsi ai tagli del governo agli enti locali perché stanno mettendo in pericolo i servizi essenziali. E’ un’inversione di rotta rispetto alla linea del “rispetto della legalità” fin qui seguita nei comuni amministrati dal M5S? Sarebbe un’ottima cosa.

Sono otto, a quanto ci risulta, i Comuni amministrati dal M5S: Montelabbate, Ragusa, Comacchio, Mira, Sarego, Parma, Pomezia, Assemini, Livorno. In positivo, sono il risultato della mobilitazione e poi dell’irruzione delle masse popolari nel teatrino della politica borghese. Eletti tra il 2013 e il 2014, hanno fatto di onestà, legalità e trasparenza i principi cardine della loro azione. Ma dove li ha portati l’essere i primi degli onesti? Qualche esempio.

Parma, Pizzarotti e l’inceneritore. Il primo degli onesti, divenuto sindaco sull’onda della battaglia contro l’inceneritore che aveva garantito “con noi al governo della città non aprirà mai”, è finito invischiato nella ragnatela della sottomissione alle regole, alle leggi e ai voleri del governo centrale e delle lobby degli affari. Siccome non ha trovato cavilli legali a cui appigliarsi e non ha osato rifiutarsi di pagare le multe previste se l’inceneritore non entrava in funzione, è diventato il primo responsabile della costruzione dell’ecomostro. In nome del pareggio di bilancio, ha aumentato le tasse per far fronte al buco di 800 milioni di euro lasciato dalla precedente amministrazione Vignali: insomma, le speculazioni, gli abusi, gli intrallazzi e le ruberie di Vignali & C. li paga la cittadinanza!

Assemini (CA), Puddu e la coperta corta delle tasse. Parliamo di un piccolo comune del Sulcis Iglesiente, la regione più povera della Sardegna e particolarmente colpita dalla crisi. La pressione popolare ha agito positivamente sul sindaco: ha inviato le cartelle esattoriali per gli immobili del Vaticano e ha preso una misura straordinaria, nel giugno 2014, eliminando la Tasi per i cittadini. Ottimo, se non fosse che, appunto, la coperta è corta e che il rispetto delle regole lo ha portato dopo qualche mese ad aumentare la Tari e soprattutto a chiederne la riscossione a Equitalia, l’ufficio di estorsione che in Sardegna ha ridotto sul lastrico molte famiglie e piccole imprese. A quel punto persino il prete ha avuto buon gioco ad accusarlo pubblicamente, durante l’omelia domenicale, di fare il gioco delle tasse: toglierne una e aumentarne un’altra.

Livorno, Nogarin e il lavoro. Era partito impegnandosi a bloccare la costruzione di un nuovo ospedale e facendo valere il fatto che esistevano i fondi per la ristrutturazione di quello esistente. Poi è scivolato nel coro di quanti giustificano le scelte impopolari dando la colpa al governo e al Patto di Stabilità. Un passo indietro ne tira un altro: di fronte alla chiusura della TRW, ha alzato le braccia. Tante dichiarazioni di solidarietà agli operai, ma “se l’azienda ha deciso questo, un Sindaco non può farci niente”. Ai 500 lavoratori della TRW, più che la solidarietà di testimonianza di Nogarin, servono atti concreti per salvare i loro posti di lavoro.

Conclusione? La linea del “rispetto della legalità” equivale a sottomettersi alle leggi, alle regole e ai voleri del governo e dei vertici della Repubblica Pontificia, ad agire da sceriffi anziché da portavoce del popolo, a legarsi mani e piedi a quella “casta” contro cui il M5S aveva detto di voler “levare gli scudi”. Dove porta, in particolare, rispettare il Patto di stabilità, cioè accettare che il debito pubblico che grava sull’amministrazione deve essere sanato e che bisogna impiegare forze, risorse ed energie per il pareggio o il rientro di bilanci? A chiudere tutti e due gli occhi sulla natura del debito: se proviene da lavori pubblici utili o da intrallazzi e clientelismi (considerando che le amministrazioni sono un grande carrozzone per arricchire malavitosi e speculatori, come Mafia Capitale insegna) o da speculazioni finanziarie (investimenti in titoli e derivati); se i soggetti interessati sono banche, finanziarie, fondi d’investimento o sono piccole e medie imprese. A riconoscere che gli utili delle banche, delle finanziarie, dei fondi d’investimenti vengono prima dei posti di lavoro, dell’emergenza abitativa, dei servizi pubblici e della sanità, del dissesto idrogeologico, delle macerie a cui sono ridotte le scuole e gli asili. A diventare artefici di un meccanismo perverso, di quel meccanismo per cui le autorità ai lavoratori impongono di pagare le tasse, ai ricchi invece chiedono i soldi in prestito e poi “fanno tornare i conti” imponendo ai lavoratori di pagare gli interessi sui debiti.

Sempre all’apertura del Tour dei Comuni, Di Maio ha detto che “per ora abbiamo chiesto di ribellarsi ai sindaci, tra poco chiameremo anche i cittadini a farlo”. In realtà, è la ribellione delle masse popolari (“cittadini” è un po’ vago, anche Renzi e Marchionne sono dei “cittadini”), la loro organizzazione, le loro iniziative per difendere lavoro, servizi, ambiente e diritti, la base portante della ribellione dei sindaci al governo centrale: per sostenere l’azione dei sindaci che già sono sul piede di guerra e per costringere quelli oscillanti a ribellarsi. La lotta per la difesa dell’acqua pubblica a Cassino e il movimento NO TAV di cui parliamo negli articoli qui accanto ne sono una conferma.

In questo caso, cambiando l’ordine degli addendi cambia anche il risultato.

carc

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