Nell’articolo pubblicato sul numero scorso di Resistenza sulla battaglia in difesa dell’acqua pubblica in corso a Cassino, abbiamo messo in luce il ruolo di un eletto comunista, ma più in generale un consigliere comunale che “esce dal palazzo” e usa la sua posizione per promuovere, sostenere e rafforzare la mobilitazione e l’organizzazione popolare. In questo contributo che ha inviato alla redazione, il segretario della Federazione Lazio indica alcuni insegnamenti che vengono dalla lotta di Cassino. Uno di essi ha una valenza generale per gli organismi popolari: contare sulle proprie forze e darsi i mezzi per far valere i propri obiettivi, su questa base è possibile anche costringere gli esponenti delle amministrazioni locali a mettere al centro gli interessi delle masse popolari, a tradurre impegni e promesse in fatti concreti.
“In trincea contro Acea”: non è solo uno degli striscioni della manifestazione del 31 gennaio a Cassino in difesa dell’acqua pubblica. E’ la linea che i cittadini stanno adottando per non cedere, nonostante la sentenza del Tar, l’acquedotto comunale agli speculatori di Acea. Una linea condivisa dalle organizzazioni che hanno partecipato: Asia -USB, Unione Sindacale di Base, FIOM, Comitato art.32 (Salviamo l’ospedale), Movimento per Cassino a 5 stelle, gli ultras del Cassino e quelli del vecchio Fedayn 1977, i sindaci dell’Ato 5, San Benedetto e Cassinese, una numerosa serie di comitati territoriali per l’acqua, associazioni ambientaliste e di volontariato e importanti testate giornalistiche locali. Una linea che finora ha pagato, soprattutto perché la battaglia per l’acqua pubblica è stata concepita all’interno di quella più ampia per la difesa di diritti e servizi che vengono smantellati (lavoro, casa, sanità).
“Se la politica è responsabile quando decide, è doppiamente responsabile quando sceglie di “non decidere”. Gli amministratori, infatti, sono eletti per governare i processi e non per subirli”. E’ notizia recente che il sindaco di Cassino, Petrarcone, sta emettendo delle ordinanze di riallaccio dei contatori ad alcuni cittadini a cui Acea ha effettuato il distacco. Per inquadrare bene l’azione istituzionale bisogna avere chiaro che senza la mobilitazione popolare non si sarebbe mossa una foglia e che la strada intrapresa dai comitati è quella giusta, perché mette alle strette e costringe l’Amministrazione a usare il proprio potere e i propri mezzi per garantire ai cittadini un diritto essenziale.
La partita è ancora aperta, ma la mobilitazione per l’acqua pubblica a Cassino offre una serie di insegnamenti importanti, a conferma che ogni conquista o sconfitta è frutto di una linea giusta o sbagliata e di quanto si è decisi a dare battaglia per affermare la prima sulla seconda.
Rafforzare il coordinamento tra organismi, elevare la qualità del loro lavoro. E’ un primo passo a cui deve seguirne un altro. Come emerge dal dibattito in corso nel comitato Acqua Nostra, sono due le tendenze principali: ripiegare sul terreno attendista rispetto alle istituzioni (delega e soggezione) e limitarsi alle campagne d’opinione oppure agire d’attacco, proseguire la mobilitazione in città, allargare il fronte e alimentare l’ingovernabilità dal basso tramite i Gruppi di Allaccio Popolare (Gap), l’autoriduzione delle bollette, ecc. La sezione di Cassino sta lavorando per far prevalere questa seconda linea.
Stabilire rapporti con altri comuni e con altri sindaci. Valorizzando la sua rete di conoscenze, Vincenzo Durante (consigliere comunale e membro del nostro partito) ha contattato diversi sindaci del territorio disposti a fare rete, ma soprattutto ha messo in risalto il ruolo positivo che essi possono svolgere nei fatti e non solo a parole. Così l’ordinanza con cui il sindaco di Rocca d’Evandro ha invitato i cittadini all’autoriduzione delle bollette è diventata uno strumento che di certo ha contribuito a smuovere anche l’amministrazione di Petrarcone, che era restia a dare seguito pratico alla delibera con cui aveva dichiarato di non voler cedere l’acquedotto ad Acea. A testimonianza della positiva influenza reciproca che possono esercitare personaggi simili per classe o per ruolo sociale. A testimonianza del fatto che innescare una reazione a catena è possibile e fa fare un salto alla mobilitazione, perché si supera la concezione della battaglia di nicchia.
L’ingovernabilità dal basso aumenta l’ingovernabilità dall’alto. L’insegnamento principale che deriva dall’esperienza che i compagni stanno conducendo a Cassino è che è possibile costringere i rappresentanti delle istituzioni a obbedire alla volontà popolare, ma per riuscirci non basta far sentire la propria voce, bisogna darsi i mezzi e gli strumenti pratici per raggiungere i propri obiettivi.
Il segretario della Federazione Lazio