Comitati NO TAV, amministratori locali e mobilitazione popolare
Il 21 febbraio il movimento NO TAV è sceso di nuovo in piazza a Torino per rispondere alle pesanti condanne che il Tribunale di Torino ha comminato a 46 attivisti (150 anni di carcere e 150mila euro di rimborsi, questo è l’esito del primo grado del “maxiprocesso” al quale vanno aggiunte le condanne e le misure restrittive che piovono sul movimento a seguito di altri “processi minori”).
Non abbiamo gli elementi per confermare il giudizio estremamente positivo con cui gli organizzatori hanno salutato la partecipazione al corteo e neppure particolari elementi per confutare tale giudizio: il movimento costruito in più di 20 anni di mobilitazione e protagonismo popolare era e rimane una delle maggiori e principali espressioni della resistenza agli effetti della crisi e una grande fucina di proposte, idee, progetti per la costruzione dell’alternativa.
Anche questi 24 sindaci partono da chiedere al governo qualcosa, la gestione di quei soldi destinati al TAV. E’ secondario, per il momento, che credano davvero che queste richieste vengano ascoltate ed esaudite o meno, la questione principale e positiva, sta nel fatto che si pongono di “uscire dalla Valle” e intervenire nel sommovimento (trasversale agli schieramenti politici) di cui sono protagonisti gli amministratori locali contro il governo centrale, chiamando ad aderire i sindaci di tutta Italia.
(…) La politica dei grandi investimenti invece di attrarre investitori privati, molte volte attira gli appetiti delle organizzazioni criminali e favorisce il sorgere e il dilagare di fenomeni corruttivi.
Risulta quindi necessaria un’inversione di rotta che dia priorità e risorse alla corretta gestione del territorio, scoraggiandone e bloccandone il consumo insensato, riconoscendo i cittadini quali protagonisti principali e restituendo significato e dignità ai concetti di democrazia, partecipazione vera e confronto fra le Istituzioni dei vari livelli.
E’ quindi necessario porre un freno al consumo del territorio e alla politica delle grandi opere “a priori”, realizzate senza la condivisione dei Rappresentanti dei Cittadini, senza un adeguato calcolo dei costi e dei benefici, senza una complessiva valutazione dell’impatto ambientale, senza una visione strategica che risponda ai reali bisogni dei cittadini. Tutto ciò premesso:
Il Consiglio Comunale chiede al Governo di mettere in campo le risorse necessarie ad avviare l’unica grande opera di cui l’Italia ha una necessaria e improcrastinabile esigenza: la messa in sicurezza del suo fragile territorio. Opera che avrebbe ricadute occupazionali enormemente superiori a quelle prodotte dalle Grandi Opere, creando posti di lavoro diffusi e riducendo le spese di cui lo Stato e i cittadini si devono far carico dopo ogni disastro ambientale e in particolare di destinare:
i 2,9 miliardi previsti per il TAV Torino-Lione per la messa in sicurezza delle scuole,
risorse per la sanità e per i servizi sociosanitari,
fondi per l’Università, per la ricerca e per la formazione,
uomini e mezzi per la lotta all’evasione fiscale, ammodernando le banche dati e gli incroci dei data base per individuare gli evasori.