All’assemblea nazionale dei delegati e delle delegate FIOM che si è tenuta a Cervia il 26 e 27 febbraio, Landini ha lanciato per il 28 marzo una manifestazione nazionale a Roma come tappa della costruzione di una “coalizione sociale fatta di lavoratori, studenti, precari, disoccupati e migranti che abbia nella realizzazione dei principi fondamentali della Costituzione la propria base programmatica e di trasformazione della società”.
I fatti hanno la testa dura e spingono la FIOM ad assumere l’iniziativa politica, a rimettersi sulla via del 16 ottobre 2010: sull’onda della resistenza degli operai della FIAT di Pomigliano al piano Marchionne, si mise alla testa del movimento popolare e raccolse in breve il movimento per i beni comuni e contro il nucleare, i movimenti referendari, orientò la marcia verso “il cambiamento” che diede spinta alle vittorie dei sindaci arancioni a Milano, Napoli e altre città.
E’ un’iniziativa funzionale alla creazione di una coalizione elettorale simile a Syriza e Podemos che fa brillare gli occhi a Vendola, Ferrero e ad altri ferrivecchi della sinistra borghese? Con ogni probabilità sì, ma non è questo l’aspetto principale.
Ciò che hanno nella testa i vertici di queste operazioni è del tutto secondario rispetto a ciò che può fare e far valere la base. Qualunque sia il progetto dei dirigenti di questo processo, le organizzazioni operaie e popolari possono trarne vantaggio. Possono trarne vantaggio gli operai in mobilitazione se lo usano per sviluppare il coordinamento, per prendere contatti e stringere relazioni con altri operai in mobilitazione. Se impongono i loro progetti e le loro proposte per far fronte alla chiusura di aziende e alle delocalizzazioni. Possono trarne vantaggio la sinistra sindacale e i sindacati di base se mettono all’angolo il settarismo e si pongono come referenti per le centinaia di migliaia di persone che cercano organizzazione e orientamento. Possono trarne vantaggio la miriade di organismi popolari che nella classe operaia hanno i loro naturali e migliori alleati.
Cristoforo Colombo partì con l’idea di arrivare in India e invece scoprì l’America. Qualunque sia l’idea e l’obiettivo di chi intende partire il 28 marzo, le masse popolari organizzate possono fargli scoprire territori inesplorati ed esperienze sconosciute. Uno (o più) promotori di liste elettorali, che in questo mare in tempesta che è la crisi non servono a niente, possono scoprire che a determinare il corso delle cose sono il coordinamento, l’organizzazione, la mobilitazione e il protagonismo operaio e popolare.
Andremo a Roma, parteciperemo alle mobilitazioni che preparano la manifestazione, parleremo con tutti quelli che riusciamo perché facciano altrettanto. Indipendentemente dalle appartenenze sindacali o partitiche.
Passo dopo passo, un’operazione alla volta concatenata con altre, una campagna alla volta concatenata con altre, se i comunisti lavoreranno con scienza e determinazione le organizzazioni operaie e popolari arriveranno alla costruzione del Governo di Blocco Popolare. Anche se i capi-cordata pensavano di arrivare alla coalizione elettorale.