Gramsci e l’intellettuale organico della rivoluzione socialista
La società comunista è, nella storia dell’umanità, il primo sistema di relazioni sociali che deve essere pensato prima di essere realizzato. I precedenti sistemi di relazioni sociali, con il relativo modo di produzione su cui ognuno di essi era fondato, sono stati formati dalle masse, ma senza che fossero consapevoli di quello che stavano facendo. Si sono, per così dire, formati alle loro spalle perché le masse erano dirette da una classe dominante. Ma il comunismo è gestione della vita sociale da parte della “associazione nella quale il libero sviluppo di ogni individuo è la condizione del libero sviluppo di tutti gli individui”. Quindi per sua natura non può che essere frutto di masse coscienti e organizzate. Coscienza e organizzazione però non possono nascere nelle masse finché sono soggette allo sfruttamento di una classe sfruttatrice che a ragion veduta sistematicamente le esclude dalla gestione, dalla direzione, dalla progettazione della vita sociale e dal resto delle attività propriamente umane. Come possono masse popolari, a cui la classe dominante sistematicamente impedisce di accedere a coscienza e organizzazione, acquisire la coscienza e l’organizzazione di cui hanno bisogno per fare la rivoluzione socialista fino a costruire la società comunista?
cosciente e organizzato, forma suprema di organizzazione della classe operaia nel senso che dirige tutte le altre sue organizzazioni, incarnazione del legame dell’avanguardia con le grandi masse che fanno parte del campo della rivoluzione, su cui la classe operaia esercita la propria egemonia e che dirige a emanciparsi da ogni classe dominante. Il partito comunista così concepito e costruito è quello che Gramsci nei Quaderni del carcere chiamò l’intellettuale organico.
Mentre in tutta la storia dell’umanità divisa in classi, gli intellettuali erano individui singoli facenti parte di una casta della classe dominante (preti, filosofi, scienziati di vario genere, artisti di vario genere), nella nostra epoca, quella della rivoluzione proletaria, l’intellettuale della classe operaia è un soggetto collettivo, cioè è il suo partito comunista.
Questo intellettuale collettivo elabora e impiega la scienza che serve a trasformare la società. Così come, ad esempio, la scienza ingegneristica serve a costruire ponti, questa scienza nuova, che è la concezione comunista del mondo, serve a costruire la rivoluzione socialista e la società comunista.
Qui in Italia, oggi, è il processo per creare un Governo di Blocco Popolare, un governo di emergenza con cui le masse popolari organizzate iniziano a dirigere parti crescenti della società, iniziano a governare e in ciò si trasformano da classe oppressa a classe dirigente.
Questo processo è raccolta organizzata, ragionata e sintetizzata delle mille ambizioni, aspirazioni, obiettivi che già oggi le masse popolari organizzate rivendicano, ciò che già vive nella loro esperienza, ma in modo disordinato, caotico in certi casi e come specchio di una concezione rivendicativa che limita la concezione del ruolo delle masse popolari a chiedere, volere, rivendicare e pretendere dalla classe dominante e dalle autorità borghesi.
Comporta la cacciata di ogni governo imposto dai vertici della Repubblica Pontificia.
Si esprime spontaneamente nelle mille iniziative di base per far fronte alla crisi, nella convergenza immediata delle masse popolari al seguito di chi si pone alla guida della protesta anche se poco, in modo esitante, pronto a ritirarsi come ad esempio nei casi di Grillo o di Landini.
Ne sono manifestazioni concrete l’occupazione del Comune di Carrara da parte dell’Assemblea Permanente, il seguito del M5S alle elezioni del 2013, la partecipazione allo sciopero generale di dicembre indetto dalla CGIL.
www.nilalienum.com/Gramsci/Q12fnote.html).
Infine, la scienza che il partito elabora è vera solo se è fatta propria dalle masse popolari, nel senso che è progetto di una società di cui esistono i presupposti ma che ancora non esiste e solo le masse popolari possono farla esistere: quindi la scienza del partito comunista diventa vera solo se è fatta propria dalle masse popolari che fanno del progetto una cosa reale. La sua diffusione, a partire dagli elementi avanzati della classe operaia e delle masse popolari, è essa stessa un aspetto della scienza. Essa non è opera di professori, burocrati o poeti illuminati che detengono una verità e la portano alle masse.
“Che una massa di uomini sia condotta a pensare coerentemente e in modo unitario il reale presente è fatto “filosofico” [ossia portatore di coscienza, ndr] ben più importante e “originale” [ossia creatore di coscienza, fecondo, ndr] che non sia il ritrovamento da parte di un “genio” filosofico di una nuova verità che rimane patrimonio di piccoli gruppi intellettuali” (Gramsci, Quaderni del carcere, Quaderno 11, § 12, in www.nilalienum.com/Gramsci/Q11fnote.html).
Se le masse popolari, a partire dai loro elementi più avanzati, non accettano e non assimilano la scienza che l’intellettuale organico porta loro, quella scienza è carente e va rielaborata. L’insegnante, lo scienziato, l’intellettuale organico è quindi sotto esame continuo da parte delle masse popolari, ma sa farsi ascoltare se fa propria la certezza che sono quelle masse popolari che fanno la storia e che fare dell’Italia un nuovo paese socialista è possibile.
Questo è l’intellettuale organico delle masse popolari, il partito come intellettuale collettivo e ogni suo membro come intellettuale, che opera guidato dalla scienza dei grandi dirigenti del movimento comunista, tra i quali Gramsci, i cui insegnamenti ci consentono di avanzare sicuri e fieri in questo terreno nuovo.