A inizio gennaio a circa 40 operai della Piaggio di Pontedera sono state recapitate dalla direzione aziendale delle lettere di avvertimento: a causa delle “pur legittime” assenze per malattia, il padrone si riservava di “trarre tutte le conseguenze” se fossero continuate con la medesima frequenza. Una minaccia di licenziamento per quelli che non si fossero piegati a ritmi di sfruttamento sempre più intensivi, anche a discapito della salute. Ecco una prima applicazione del Job’s Act nella sua forma distillata: minacce agli operai per colpire quelli combattivi, nel caso specifico si tratta di una rappresaglia per le lotte degli ultimi mesi e per il ruolo che gli operai Piaggio hanno assunto a livello regionale e non solo.
Uscire dalla fabbrica, questo è ciò che gli operai Piaggio fanno occupandosi delle altre vertenze del territorio e promuovendo solidarietà e coordinamento. Avevano avuto un ruolo importante nel promuovere la mobilitazione della FIOM contro il Job’s Act a partire da una lettera indirizzata direttamente a Landini fino alla proclamazione “in autonomia” dello sciopero di categoria del 14 novembre, in contemporanea a allo sciopero sociale promosso dai sindacati di base, e poi con il blocco della stazione ferroviaria il giorno dell’approvazione da parte del Parlamento.
Dopo l’approvazione del Job’s Act, in Toscana sono proseguite le iniziative (assemblee, riunioni, incontri di vario tipo): è un primo dato positivo di continuità e vitalità della lotta; in ogni occasione è stata espressa la volontà di non arrendersi, ma rilanciare, alla faccia di chi blatera che gli operai e i lavoratori sono remissivi. Il centro della questione sta nel definire quale direzione (e quale sbocco) possa avere la mobilitazione, benchè emerga con chiarezza la volontà di moltiplicare le manifestazioni e promuovere coordinamenti operai per superare il settarismo in nome dell’unità e della radicalizzazione delle lotte.
Un orientamento positivo e avanzato l’ha esposto proprio un operaio e RSU della Piaggio all’assemblea (molto partecipata) dello scorso 10 gennaio a Firenze. Nel suo intervento, il compagno ha ridimensionato la portata “offensiva” del Job’s Act (legge buona ultima di una serie che stanno cancellando le conquiste e i diritti che la classe operaia aveva strappato quando il movimento comunista era forte): si inserisce in un contesto di crisi generale che vede un uso massiccio, e anche strumentale, di cassa integrazione e contratti di solidarietà in una fabbrica, la Piaggio, che in poco più di venti anni è passata da 12.000 a 3.000 operai circa… Il problema contingente è il Job’s Act, ma in prospettiva il problema è costruire l’alternativa. Un’alternativa “di società e di mondo, a 360 gradi” che sostituisca la società capitalista, perché il capitalismo è finito e “dobbiamo ripartire dall’esempio dei partigiani e della Costituzione”.
L’intervento del compagno della Piaggio dimostra che la battaglia contro il Job’s Act, nonostante la sconfitta del primo round, continua e ha sedimentato risultati (coscienza) in una parte dei lavoratori che vedono con maggiore chiarezza la questione politica che le mobilitazioni d’autunno hanno posto e la direzione in cui svilupparle.
Dopo quell’assemblea il nostro Partito ha espresso in un comunicato il proprio apprezzamento e sostegno ad ogni forma di coordinamento fra lavoratori e operai che sia teso a rafforzare le reciproche vertenze ma, soprattutto, in cui si cominci a discutere di questa alternativa di governo della fabbrica, del territorio e dei rapporti sociali, in collaborazione con gli altri organismi popolari che si stanno moltiplicando per contrastare lo scempio della crisi.
Le organizzazioni operaie che “occupano la fabbrica ed escono dalla fabbrica” sono la premessa, la base, per costituire il Governo di Blocco Popolare e farlo ingoiare ai padroni. Non importa in quanti si è all’inizio in una fabbrica. Non importa quante sono le fabbriche in cui si inizia. Altri seguiranno, perché ogni attacco dei padroni dimostrerà che chi ha iniziato ha ragione.
Il Partito dei CARC sostiene e organizza ogni operaio che si mette su questa strada, che decide di prendere in mano il proprio futuro e il paese.