L’8 febbraio è un mese esatto che i 430 lavoratori della ex Astir sono tornati al lavoro, assunti in una nuova azienda partecipata della Regione Campania che si occupa di monitoraggio e tutela ambientale, Campania Ambiente. È una vittoria conquistata dopo oltre 2 anni di presidi giorno e notte sotto i palazzi del potere regionale e anche sotto le abitazioni di Caldoro (Presidente della Regione) e Nappi (Assessore regionale al Lavoro), manifestazioni, occupazioni di uffici, arresti e processi. E’ una vittoria importante e tuttavia fragile, da consolidare; porta insegnamenti e apre le porte a una nuova e superiore fase della mobilitazione.
Antefatto. La storia dei lavoratori della ex Astir è stata travagliata fin da quando, a fine anni ’90, gli LSU (ex disoccupati organizzati) hanno conquistato con la lotta il lavoro a tempo indeterminato in varie aziende partecipate di Regione, Provincia e Comune. La gestione dissennata di queste aziende di servizi (finanziate con denaro pubblico e gestite da Consigli di Amministrazione a nomina politica), la speculazione, il clientelismo, le ruberie dei fondi e i conseguenti disservizi e malfunzionamenti hanno fatto buon gioco per quanti hanno voluto scaricare la responsabilità della situazione sui lavoratori: campagne denigratorie che li indicavano come fannulloni e parassiti, partecipi e corresponsabili del disastro ambientale e del degrado in cui versa la Campania hanno seminato ostilità nei loro confronti fra le masse popolari.
In questo clima creato ad arte si è innestato l’attacco che il governo Renzi-Berlusconi ha portato alle aziende partecipate: il taglio del 70% di quelle esistenti e la perdita di centinaia, migliaia, di posti di lavoro (il piano Cottarelli).
La mobilitazione e la vittoria fra generosità e contraddizioni. Di fronte alla prospettiva dello smantellamento dell’azienda un gruppo di lavoratori si è messo alla testa della lotta ottenendo dapprima la CIG al posto del licenziamento e infine le riassunzioni in Campania Ambiente. A loro va il merito di aver sventato i tentativi di corruzione fatti sulla pelle di chi non prendeva da oltre un anno lo stipendio: hanno ribaltato gli imbrogli con cui le Istituzioni intendevano far passare assunzioni clientelari per regolamenti di “tipo nuovo” per accedere al reintegro (in realtà si trattava di una manovra per ridurre il numero di lavoratori ex Astir assunti e per “infilarne” altri: provocazioni finalizzate ad alimentare la guerra tra poveri).
I sindacati confederali e pure quelli autonomi non hanno assunto un ruolo di avanguardia della lotta; chi perché in accordo con Caldoro per compiere l’ennesima operazione speculativo-clientelare a danno dei lavoratori e della collettività; chi perché con la “concertazione” voleva spingere i lavoratori alla rassegnazione e utilizzarli come bacino elettorale del PD da sfruttare alle prossime elezioni regionali. Altri, come il Sindacato Lavoratori in Lotta (SLL) e i Cobas, erano insicuri sui passi da compiere. Di fronte alla determinazione dei lavoratori, in particolare l’SLL ha assunto un ruolo fondamentale nelle contrattazioni per sventare il grosso imbroglio dell’apertura di Campania Ambiente, giungendo alla riassunzione di tutti i lavoratori ex Astir.
Anche il nostro Partito non è intervenuto con decisione e continuità a supporto della lotta. Dopo un inizio importante con la costituzione di una Commissione per la campagna sulle Aziende Partecipate (AP), con l’assemblea cittadina (di Bagnoli) del 3 luglio 2013, con la quale furono mobilitati organismi popolari ambientalisti, sindacati e lavoratori avanzati di varie AP da un lato e dall’altro le autorità cittadine (il Sindaco De Magistris, il vice sindaco Sodano, tecnici dell’ambiente, etc.) i nostri interventi sono regrediti nella poca chiarezza degli obiettivi e delle azioni concatenate verso cui indirizzare i lavoratori; ci siamo concentrati più sull’individuare i limiti e le arretratezze, che pure ha espresso questa mobilitazione, anziché favorire le tendenze avanzate che esistevano.
E’ anche per nostri limiti se questa mobilitazione non si è connessa con quella di altre aziende partecipate altrettanto in crisi, non ha intercettato i comitati ambientalisti che pure potevano esserne alleati, non ha chiaramente indicato la Regione e i suoi esponenti (di destra e di sinistra) come nemici e imbonitori del popolo. Infine non siamo stati capaci di elevare la coscienza di quel gruppo combattivo e generoso di lavoratori guidandolo a fare un ragionamento più ampio e ad assumere una più ampia visione.
Una fase nuova. Vinta la battaglia per la riassunzione dei 430 lavoratori ex Astir, si apre una nuova fase della lotta. Prima di tutto per consolidarne i risultati e poi per svilupparla.
Consolidare i risultati significa affrontare la questione che i 42 milioni di euro del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) destinati a Campania Ambiente finiranno in un anno, giusto il tempo di consentire a Caldoro e soci di speculare sulle assunzioni nella campagna elettorale per le regionali di maggio (con il rischio anche che buona parte dei lavoratori vada pure a votare a favore dei propri aguzzini, complici della disperazione e della devastazione sociale e ambientale).
Sviluppare quanto la vittoria ha conquistato significa:
– collegare la lotta dei lavoratori ex Astir e ora di tutti i lavoratori Campania Ambiente con la lotta degli altri lavoratori delle aziende pubbliche e partecipate (contro lo smantellamento e il disservizio) a livello locale e nazionale;
– collegarsi alla lotta dei disoccupati per un lavoro utile dignitoso;
– collegarsi alla lotta degli operai delle aziende private contro il Job’Act, la chiusura o la delocalizzazione delle aziende;
– collegarsi alle lotte dei comitati ambientalisti.
Se Campania Ambiente non si occupa di fare davvero ciò che sulla carta è designata a fare, accadrà: 1. che i lavoratori perderanno nuovamente il posto di lavoro appena termineranno i fondi; 2. che il territorio campano continuerà a marcire nell’inquinamento provocato dalla sete di profitti di politicanti, criminali e padroni; 3. che i politicanti e criminali di turno continueranno la loro opera.
Il nodo centrale. Alla luce dell’esperienza e dei pesanti interrogativi sul futuro è ancora più chiaro che il vero problema da risolvere è politico. Significa che la vittoria dei lavoratori ex Astir deve alimentare a Napoli e in Campania il processo per costruire organizzazioni operaie e popolari che agiscano da nuove autorità: occuparsi direttamente della gestione dei servizi pubblici (sanità, scuola, ecc.), della cura e della manutenzione del territorio e dell’ambiente, della gestione e salvaguardia del patrimonio pubblico e industriale del territorio e del paese intero.
L’imminente campagna elettorale di maggio della Campania e di alcuni Comuni, sarà l’occasione per rilanciare quella indispensabile ingovernabilità dal basso (Resistenza n. 01/15) che contribuisce a creare il contesto favorevole a costruire un governo alternativo a quello dei vertici della Repubblica Pontificia.
Per quanto riguarda il nostro contributo, traiamo elementi importanti dal bilancio di questa battaglia per rilanciarla. La nostra responsabilità e il nostro impegno con le masse popolari è fare in modo che ogni singola iniziativa di base si sviluppi e vinca, che confluisca nel movimento per la trasformazione del paese e lo alimenti.