La battaglia per l’acqua pubblica a Cassino: l’esempio di un comunista nelle istituzioni locali

CassinoNoAcea

 

 

Riportiamo l’esempio del nostro compagno Vincenzo Durante, Consigliere Comunale a Cassino (FR), perché a dispetto delle condizioni in cui i vertici della Repubblica Pontificia hanno ridotto le assemblee elettive (svuotandole di ruolo e significato), a dispetto della concezione che ha guidato e ancora guida tanti esponenti della sinistra borghese e sinceri democratici (la lunga marcia nelle istituzioni), a dispetto della convinzione che le qualità individuali siano la condizione decisiva per essere un buon eletto, dimostra cosa può e deve fare un comunista all’interno delle istituzioni borghesi.
Rompere con i poteri forti. L’acqua è un bene non privatizzabile. Una sentenza del TAR di Frosinone ha stabilito che il Comune di Cassino deve consegnare (regalare) gli impianti e le opere della rete idrica comunale ad ACEA ATO 5, con un risarcimento di 20 milioni di euro. Nulla di nuovo sotto il sole: l’ennesimo schiaffo al referendum del 2011 con cui milioni di cittadini hanno deciso di mantenere pubblico il servizio idrico. Da allora il processo di privatizzazione è proseguito, le masse popolari hanno continuato a mobilitarsi senza riuscire a portare a casa dei risultati e ACEA continua a speculare su un bene comune.
Organizzarsi fuori e dentro le istituzioni. Il compagno Durante si è messo alla testa della mobilitazione contro la svendita del servizio ad ACEA principalmente attraverso due strade:
– denunciando pubblicamente la sottomissione agli interessi privati del Comune e della Giunta Petrarcone, ostacolandone il servilismo e contrastando le misure antipopolari, utilizzando le conoscenze a cui accede in virtù dell’essere interno al palazzo, chiamando i cittadini a organizzarsi per partecipare in massa al Consiglio Comunale, per coordinarsi con altri comitati a livello provinciale e facendo appello all’autoriduzione delle bollette e a costruire Gruppi di Allaccio Popolare sull’esperienza di quelli di Roma (spingendo quindi all’ingovernabilità dal basso). In questo modo la mobilitazione popolare passa dall’essere campagna di opinione a campagna di organizzazione per trovare delle soluzioni concrete.
– Valorizzando il suo ruolo di eletto, trasformandolo in quello di eletto comunista. Passando dal concepirsi principalmente come portavoce delle rivendicazioni delle masse popolari (o intermediario tra queste e le istituzioni) o come agitatore che denuncia le malefatte dell’Amministrazione a concepirsi promotore della mobilitazione per intervenire direttamente sulle questioni politiche che riguardano la città. Il lavoro dentro e fuori le istituzioni, ha portato alla costruzione (a fine gennaio) di una mobilitazione provinciale in difesa dell’acqua pubblica, che ha raccolto l’adesione dei comitati specifici e di altri organismi (ambientalisti, per il diritto alla casa, fino alla tifoseria della squadra di calcio di Cassino).

I risultati sono ancora da scrivere, il processo è appena iniziato: “Nessuna sentenza da attendere, si deve passare all’azione con la mobilitazione. Il nostro Partito si schiera contro qualunque accordo trasversale politico-finanziario, contro l’arroganza e la prepotenza di chi vuole guadagnare su un bene importante e vitale per qualunque cittadino. Occorre quindi che tutte le forze sane di questo territorio (dalle associazioni alle forze sindacali, dai cittadini attivi ai militanti e ai simpatizzanti dei partiti di sinistra impegnati sia nel referendum che nella lotta per l’acqua pubblica) si organizzino per porre rimedio a questo scempio economico e sociale causato dal solito teatrino della politica asservito ai poteri che contano e mai al servizio dei cittadini” (da una intervista a Durante del quotidiano L’inchiesta).

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