Ingovernabilità dall’alto. Perché è possibile far ingoiare alla classe dominante il Governo di Blocco Popolare

 

“Sarebbe bello, ma…” è il commento che ci viene fatto spesso alla linea del Governo di Blocco Popolare. Non da chi coltiva qualche illusione o speranza che il governo Renzi-Berlusconi possa fare per le masse popolari qualcosa di meglio dei  governi che lo hanno preceduto… (sia detto per inciso, nonostante l’operazione di intossicazione dell’opinione pubblica sul “grande consenso” al governo Renzi-Berlusconi a cui si sono dedicati in massa i media di regime all’indomani delle elezioni europee del maggio 2014, di persone che da questo governo si aspettano qualcosa di buono non ne abbiamo trovate molte!) Ma da  quanti siamo riusciti a raggiungere con la nostra propaganda e con l’attività delle sezioni del nostro partito. Parliamo degli operai, dei dipendenti pubblici, dei pensionati, dei lavoratori, dei disoccupati, degli studenti che abbiamo intervistato e con cui abbiamo discusso nelle manifestazioni che hanno contrassegnato gli ultimi mesi dell’anno appena finito (manifestazione studentesca contro la “buona scuola” del 10 ottobre, sciopero dei sindacati di base del 24 ottobre, manifestazione nazionale della CGIL il 25 ottobre, sciopero sociale del 14 novembre, scioperi della FIOM il 14 e il 21 novembre, sciopero generale della CGIL e della UIL del 12 dicembre), nelle iniziative locali contro il Jobs Act, davanti ai cancelli dell’AST di Terni e delle altre fabbriche che gli operai difendono, nell’Assemblea Permanente che a Carrara  sta occupando il Comune per cacciare il sindaco dell’alluvione, nei presidi sotto la Regione dei lavoratori delle aziende partecipate di Napoli, nelle occupazioni di case, nelle mobilitazioni piccole e grandi dell’“autunno caldo”. Si tratta quindi di una componente della  parte più attiva e combattiva delle masse popolari, quella che non solo resiste, ma aspira anche a costruire un mondo migliore.
“Sarebbe bello, ma non ce lo lasceranno mai fare”. Fiumi di inchiostro e di parole degli esponenti della sinistra borghese per denunciare l’assurdità e la criminalità dell’azione delle classi dominanti e delle loro Autorità e per dare “consigli al principe” (tanto abbondanti quanto, non a caso, inascoltati) su cosa serve per rimediare a una situazione di giorno in giorno più intollerabile, hanno seminato l’idea che i Renzi, i Napolitano, i Marchionne, i Bergoglio, i Draghi, le Merkel e gli Obama siano se non onnipotenti, comunque talmente forti che qualsiasi cambiamento deve passare attraverso di essi e le loro istituzioni: per quanto riguarda il nostro paese, hanno seminato l’idea che il futuro delle masse popolari dipende, volenti o nolenti, dal governo della Repubblica Pontificia e quindi si tratta di influenzarlo, migliorarlo, farlo piegare a sinistra anziché spazzarlo via sostituendolo con un governo d’emergenza popolare.

La questione non è se ce lo lasceranno fare o meno, ma che glielo faremo ingoiare! Non è una sparata, ma la presa d’atto che i vertici della Repubblica Pontificia sono seduti su un barile di polvere: il sistema di relazioni che cercano di tenere in piedi a ogni costo ha il ventre molle ed è reso instabile dai contrasti di interesse esistenti tra i gruppi imperialisti stessi, a livello internazionale e nel nostro paese (ingovernabilità dall’alto).
Per quanto riguarda casa nostra, basta pensare alle grandi manovre intorno alle dimissioni di Napolitano: il padrino del governo tecnico di stretta osservanza europea, ha poi agito su Renzi come moderatore delle sparate e alzate di voce anti-europee e ha contenuto il partito americano (la sottomissione di Napolitano agli USA passa attraverso la sottomissione dell’UE agli USA), invece Renzi come Berlusconi sono per rompere con l’UE appoggiandosi agli USA, quindi per avanzare su questo nuovo corso deve rimuovere gli ostacoli, uno dei quali è costituito appunto da Napolitano. O agli scandali “a orologeria”: da quelli più noti come “mafia-capitale” a quelli che hanno toccato quasi tutti i Consigli Regionali o Finmeccanica e le altre grandi aziende ancora almeno in parte pubbliche. Fino a quelli meno conosciuti e che riguardano la Corte Pontificia, il governo occulto del nostro paese, e le sue articolazioni: dagli ex dirigenti dello IOR, Angelo Caloria e Lelio Scaletti, indagati per peculato alle “operazioni finanziarie spericolate” dell’Economato generale dei francescani alla cui direzione sedeva Giancarlo Lati (che prima di indossare il saio lavorava al Monte dei Paschi di Siena!) e le “operazioni immobiliari sospette” del vescovo di Terni monsignor Vincenzo Paglia (attualmente a capo del Pontificio consiglio della famiglia).

A livello internazionale, ci limitiamo a pochi ma significativi esempi.
Il caso Junker. Appena nominato presidente della Commissione Europea, il paladino della politica del  rigore finanziario è finito al centro dello scandalo LuxLeaks: sono stati raccolti e resi pubblici da un network americano, il Consorzio Internazionale per il Giornalismo investigativo, i documenti che dimostrano che quando era capo del governo in Lussemburgo (dal 1995 al 2013) è stato responsabile degli accordi segreti grazie ai quali 340 multinazionali (tra cui una trentina italiane, FIAT e Finmeccanica in testa) hanno spostato una parte delle sedi legali in quel paese evitando così di pagare decine di miliardi di tasse nei paesi in cui avrebbero dovuto pagarle (in gergo lo chiamano “ottimizzazione fiscale”). E’ una tappa dello scontro tra imperialisti USA e imperialisti europei (in particolare tedeschi) per il dominio mondiale che, anche se non ha ancora assunto la forma di due schieramenti nettamente definiti e contrapposti, sta diventando sempre più acuto.

Il deprezzamento del petrolio (e la connessa svalutazione del rublo). Insieme alle sanzioni, è un atto della guerra economica che gli imperialisti USA hanno lanciato contro la Russia e a cui si accompagna l’accerchiamento militare, con l’estensione della NATO in Ucraina e in altri paesi dell’Europa orientale. Non siamo in grado dire se l’attuale assetto di potere vigente in Russia sarà capace di preservare l’indipendenza paese (ed evitare di finire come la ex Jugoslavia): l’Unione Sovietica resistette al blocco economico, finanziario e politico e all’aperta aggressione prima dell’Intesa e poi della Germania nazista, ma a differenza della Russia di oggi per le masse popolari sovietiche la difesa della patria socialista era tutt’uno con la loro lotta per costruire un paese libero dalle catene dello sfruttamento e dell’oppressione e l’URSS poteva contare sulla solidarietà delle classi oppresse e dei popoli sfruttati di tutto il mondo (che ispirava e sosteneva nella loro lotta per l’emancipazione). Se non ci riuscirà, si apriranno prospettive di grande importanza. Lo scontro tra imperialisti USA ed europei si intreccia con la lotta della comunità internazionale per difendere il suo terreno di caccia dai “nuovi venuti” (russi, cinesi, BRICS, ecc.) e con le manovre, in particolare degli imperialisti USA, per sovvertire i paesi “indigesti” per gli imperialisti che oggi comandano nel mondo: paesi come la Russia e la Cina che così come sono non possono diventare campo aperto agli investimenti e all’azione dei gruppi imperialisti, i paesi come Cuba, il Venezuela, ecc. che svolgono un’azione antimperialista e sono un “cattivo esempio”, i paesi come l’Iran, la Siria, ecc. che non si sottomettono alle pretese e ai diktat.

La Grecia. Il paese europeo che più degli altri è stato cavia delle politiche di austerity, adesso rischia di diventare un boomerang. C’è in ballo l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, ma le larghe intese che sostengono il governo Samaras non hanno in Parlamento i numeri per eleggere un loro uomo e, secondo la legge greca, al terzo tentativo andato a vuoto il paese dovrà andare a nuove elezioni. Tutti i sondaggi danno in grande vantaggio Syriza, che ha come primo punto del suo programma la sospensione del pagamento del debito pubblico o comunque una moratoria: è bastato questa ipotesi per far crollare le borse, far partire le operazioni di acquisto dei deputati e scatenare il terrorismo mediatico a livello internazionale. Il timore dei potenti della terra è che “potrebbe esserci un effetto domino: se anche altri paesi decidessero di seguire l’esempio [di non pagare il debito – ndr], in Europa o al di fuori, anche i paesi creditori andrebbero in crisi, e le conseguenze per i paesi capitalisti sarebbero enormi e così le ripercussioni a livello mondiale” (il manifesto, 11.12.14). Detto in altri termini: il primo paese imperialista che spezzerà le catene della comunità internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti aprirà la strada anche alle masse popolari degli altri paesi.

Nella nostra azione (generale e particolare) dobbiamo vedere e imparare a sfruttare i punti deboli del nemico che abbiamo di fronte. Dobbiamo far leva sul fatto che il sistema di relazioni che le classi dominanti cercano di tenere in piedi a ogni costo è “contro natura”, nel senso che va contro, cerca di impedire l’evoluzione di cui la società attuale ha bisogno e verso cui spinge: la creazione della “associazione nella quale il libero sviluppo di ciascuno è la condizione del libero sviluppo di tutti”.
Noi comunisti e quanti con noi aspirano a un nuovo sistema di relazioni sociali, democratico, ecocompatibile, adeguato alle forze produttive materiali e intellettuali oggi esistenti, corrispondente alle esigenze delle masse popolari e ai sentimenti e le concezioni più avanzate, andiamo contro corrente: contro la corrente del senso comune, della cultura dominante e delle relazioni economiche e politiche proprie della borghesia e del suo clero.
Ma strategicamente noi andiamo nel senso della corrente, della corrente della storia, mentre è la borghesia imperialista che, per usare una metafora, cerca di costringere un adulto nelle vesti di quando era bambino.

“Per la lotta contro il nemico, nel corso di un lungo periodo, ci siamo formati il concetto che strategicamente dobbiamo disprezzare tutti i nostri nemici, ma che tatticamente dobbiamo prenderli in considerazione. Questo significa anche che per quanto riguarda il tutto noi dobbiamo disprezzare il nemico, ma per quanto riguarda ciascuna singola questione concreta dobbiamo prenderlo in considerazione. Se per quanto riguarda il tutto, noi non disprezzassimo il nemico, commetteremmo l’errore di opportunismo. Marx ed Engels erano solo due persone. Tuttavia a quei  tempi essi dichiararono che il capitalismo sarebbe stato rovesciato in tutto il mondo. Ma trattando problemi  concreti e con nemici particolari, commetteremmo l’errore di avventurismo se non li prendessimo in seria considerazione (…) La storia ci insegna che tutti i rivoluzionari, inclusi naturalmente anche quelli borghesi, riescono a diventare rivoluzionari soprattutto perché osano disprezzare il nemico, osano lottare e osano conseguire la vittoria. Coloro che hanno paura del nemico e non osano lottare, non osano conseguire la vittoria, non possono che essere riformisti o capitolazionisti. Essi non possono certo essere rivoluzionari”

Mao Tse-tung, Ancora sulle divergenze tra il compagno Togliatti e noi – 1963, in Opere di Mao Tse-tung, Ed. Rapporti Sociali, vol. 19

 

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