Con organizzazioni operaie intendiamo organismi composti da operai che si organizzano per un qualche obiettivo, che prendono parte al percorso decisionale dell’organismo e che hanno continuità. In varie aziende ci sono leader operai riconosciuti e stimati che quando “chiamano” sono seguiti dagli altri. Basta però che, per qualsiasi motivo, venga meno il leader perché gli operai perdano la loro capacità d’azione o debbano ricominciare da capo. Un’organizzazione operaia è qualcosa di qualitativamente diverso.
La moltiplicazione delle organizzazioni operaie e popolari e il loro rafforzamento politico e organizzativo non è ancora un obiettivo sistematicamente perseguito dagli operai avanzati: può e deve diventarlo.
Alla Piaggio c’è un’organizzazione operaia che sta sviluppando delle iniziative che vanno nella direzione di unire e coordinare le forze, di uscire dalle fabbriche. Quali iniziative? Ha promosso il coordinamento tra operai della provincia di Pisa e il collegamento con altri coordinamenti di lavoratori della regione (ad esempio il Coordinamento Lavoratori Livornesi). Ha dato sostegno ad altre fabbriche della zona (in particolare la Ristori, un’azienda dell’indotto Piaggio) nell’ottica di occuparsi della continuità produttiva dell’azienda, che non è una questione che riguarda o si risolve nella singola azienda. Ha esplicitato e fatto valere il principio che per organizzarsi non bisogna aspettare la chiusura, che non è accettando peggioramenti delle condizioni di lavoro che si impedisce la chiusura delle aziende, che occorre contare sulle proprie forze e non aspettare da altri la difesa dei propri diritti.
Dal rapporto del segretario della Federazione Toscana