Se gli studenti si uniscono agli operai…

Vogliamo riportare un’esperienza di sinergia tra due ambiti di lavoro nel nostro Partito: il lavoro operaio e il lavoro giovani.
Con la campagna “occupare le aziende e uscire dalle aziende” mettiamo al centro la classe operaia per il ruolo dirigente che ha nella trasformazione della società capitalista in società comunista. E se gli studenti si uniscono agli operai?
A Siena il collettivo Dimensione Autonoma Studentesca (DAS), un organismo che raccoglie giovani delle masse popolari, nella maggioranza studenti-lavoratori e opera sia all’interno che fuori dell’Università, non solo ha salutato positivamente la campagna lanciata dal nostro Partito, ma ha deciso di aderirvi affinché i compagni e le compagne che ne fanno parte si misurino concretamente nella comprensione di come gira il mondo, per cambiarlo. Il primo “appuntamento” è stata la discussione collettiva dell’articolo pubblicato su Resistenza 10/2014 sull’esperienza degli operai turchi della Kazova.
L’unità della lotta dei giovani con quella degli operai è un patrimonio importante del movimento comunista di tutto il mondo. La prima ondata della rivoluzione proletaria ha mostrato come il protagonismo dei giovani nel processo rivoluzionario sia indispensabile e decisivo, laddove orientato dalla classe operaia diretta ed organizzata da un partito comunista all’altezza dei suoi compiti. Anche nel nostro paese abbiamo esperienze significative a partire dalla Resistenza che ha visto tra le sue fila migliaia di giovani uomini e donne che hanno dedicato (e in tanti casi sacrificato) la loro vita alla liberazione dal nazi-fascismo e alla costruzione del socialismo nel nostro paese o ancora le lotte degli anni ‘70 che hanno portato i giovani delle masse popolari ad affiancare i loro padri nelle piazze.
Oggi i giovani devono essere i protagonisti del nuovo assalto al cielo per costruire un mondo nuovo, un nuovo potere e una società nuova. La lotta rivendicativa degli studenti (ieri contro la riforma Gelmini e oggi contro quella Giannini) e degli operai va inquadrata e messa al servizio della lotta per costruire un paese in cui ai giovani sia garantita un’istruzione pubblica, politecnica (per la conoscenza teorica e pratica delle principali branche dell’attività culturale, dell’attività sociale e della produzione), gratuita e ogni persona (salvo quelle inabili al lavoro per età, malattia o invalidità) abbia e svolga un lavoro socialmente utile.
Il riconoscimento del ruolo della classe operaia è una questione dirimente anche per i giovani delle masse popolari che oggi vedono il diritto allo studio attaccato, compromesso e sempre più subordinato alla smania di profitto dei capitalisti. Solo la costruzione di un nuovo sistema di relazioni sociali, che non abbia come motore la valorizzazione di capitale, potrà realizzare anche gli interessi di chi oggi alza le barricate per difendere e migliorare la scuola pubblica. E’ evidente, quindi, la connessione tra le lotte della classe operaia e quelle del resto delle masse popolari, studenti compresi.
Con buona pace di chi va predicando che la classe operaia non esiste più, la contrapposizione è generazionale o la contrapposizione è fra lavoratori garantiti e giovani precari, il cuore del processo rivoluzionario è rappresentato dalla classe operaia. E attorno ad essa i giovani devono mobilitarsi e organizzarsi.

carc

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