OPERAI, PRENDETE IN MANO LA VOSTRA FABBRICA, IL VOSTRO PAESE, IL VOSTRO FUTURO

Organizzarsi e coordinarsi! Basta chiusure di aziende, Basta licenziamenti!

No alla morte lenta un’azienda dopo l’altra, Sì a un lavoro utile e dignitoso per tutti!

 

Incalzati dalla crisi generale i padroni e i loro governi hanno distrutto migliaia di posti di lavoro e impianti (più del 25%). Restano però decine di migliaia di aziende ancora in funzione. La crisi del capitalismo le minaccia da vicino o da lontano: in queste aziende lavorano milioni di operai (e dipendenti pubblici) che più dei disoccupati e dei precari sono in condizioni favorevoli per organizzarsi e impedire che padroni e governo le chiudano. Aspettarsi aiuto dal governo Renzi-Berlusconi o dai padroni è condannarsi a subire, rassegnarsi alla morte lenta.

Per ogni padrone l’azienda serve a produrre profitti altrimenti chiude. Ma ogni azienda è anche altro: centro di produzione di beni e servizi con competenze, attrezzature, conoscenze, relazioni; un collettivo di lavoratori capace di azione politica, sindacale e culturale; centro di orientamento, aggregazione, organizzazione e direzione delle masse popolari della zona. Oggi è il padrone che si occupa del futuro delle aziende… da padrone: pensa cosa fare per ricavare più soldi anche vendendola, delocalizzandola, (a scapito di salari, investimenti in ricerca e sviluppo, sicurezza, ambiente, ecc.), spremendo di più gli operai, alzando i prezzi di vendita, ecc..

Bisogna invece che gli operai e gli altri lavoratori quanto prima inizino a occuparsi loro del futuro della propria azienda. Non aspettare che il padrone attacchi.1) Costituire in ogni fabbrica organismi operai che si occupino della salvaguardia delle aziende prevenendo la riduzione o chiusura, studiandone il futuro migliore, quali beni e servizi può produrre che siano necessari alla popolazione o agli scambi con altri paesi, predisporre in tempo le cose: “occupare la fabbrica”, questo è oggi il primo passo. 2) Stabilire collegamenti con organismi operai di altre fabbriche, mobilitare e organizzare le masse popolari, i disoccupati e i precari della zona a svolgere i compiti che le istituzioni lasciano cadere (creare lavoro e i problemi della vita delle masse), a gestire direttamente parti crescenti della vita sociale, a distribuire nella maniera più organizzata possibile i beni e i servizi di cui la crisi priva la popolazione, a non accettare le imposizioni dei decreti governativi e a violare le regole e le direttive delle autorità: è decisivo e lo chiamiamo “uscire dalla fabbrica”. A questo punto l’organizzazione operaia diventa un organismo politico e pone alle masse popolari, ai capitalisti e alle loro autorità una questione politica: chi comanda. Gli avvenimenti Alitalia, Ilva, ThissenKrupp di Terni, Lucchini di Piombino confermano che la lotta sindacale non basta a far fronte alla situazione. Non solo per la risolutezza e combattività più o meno alta delle direzioni sindacali, ma principalmente perché il problema è politico: per cambiare il corso delle cose bisogna che il governo del paese sia in mano a chi vuole cambiarlo con un governo d’emergenza che faccia fronte da subito agli effetti più gravi della crisi attuando un programma riassunto in sei misure generali:

1. assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa)

2. distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi

3. assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato)

4. eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.

5. avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione

6. stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione o scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.

 

Occupare e uscire dalla fabbrica” è la premessa per costituire un simile governo e farlo ingoiare ai padroni. Non importa in quanti si è all’inizio in una fabbrica, quante sono quelle in cui si inizia. Altri seguiranno, perché ogni attacco dei padroni dimostrerà che chi ha iniziato ha ragione. Il nostro sostegno a ognuno che si mette su questa strada, che decide di prendere in mano il proprio futuro!

Non è vero che non c’è lavoro per tutti! C’è un sacco di lavoro da fare, c’è bisogno che ognuno faccia la sua parte di lavoro! Costituire un governo di emergenza popolare che tenga aperte le aziende, riconverta quelle dannose o inutili e ne apra di nuove per fare il lavoro che serve!

 

PER DISCUTERNE ORE 21 GIOVEDI’ 16 presso ARCI SPUTNIK GRUMELLO AL PIANO, BERGAMO

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