Cari compagni della Redazione,
prima di tutto vi faccio i miei complimenti per il lavoro che state facendo con il giornale: forse anche grazie al raddoppio delle pagine, è più ricco e profondo, tratta aspetti generali, di linea politica, di formazione intellettuale e morale e da qualche tempo riporta, sparse qua e là, le esperienze e le attività delle Sezioni. Ecco, su questo ho una proposta da farvi: raccogliere in una rubrica dedicata al lavoro territoriale delle Sezioni le notizie che adesso sono sparse. Sarebbe molto utile per offrire una panoramica delle tante iniziative, attività e battaglie in cui il partito tutto è impegnato e arricchirebbe con le esperienze concrete tanti ragionamenti che nel giornale vengono proposti in modo egregio, ma a livello generale. Il fatto di aver “scoperto” Resistenza come uno strumento utile non solo per consolidare l’orientamento generale, ma proprio come “guida per l’azione” è il risultato di un modo diverso con cui mi sono posto di fronte al giornale… cioè ho iniziato a leggerlo e studiarlo per supportare il “che fare?” nel lavoro ordinario della Sezione. Mi sono dunque detto che, per rafforzare la mia proposta, il modo migliore era riportare un’esperienza della Sezione di Firenze strettamente legata al come noi compagni delle Sezioni usiamo il giornale.
Abbiamo letto e discusso con due lavoratori (che non sono membri del Partito, non avevano mai partecipato a letture di Resistenza, ma stanno frequentando il corso sul Manifesto Programma del (n)PCI) i numeri 6 e 7/8 di Resistenza. Il responsabile dell’agitazione e della propaganda ha preparato la lettura e la discussione seguendo le indicazioni contenute su La Voce n. 47 (“Particolare e concreto”, pag. 26), impostandola cioè in modo tale che dagli aspetti generali (situazione politica) si sviluppasse una parte più specifica e “operativa”.
La discussione del numero 6 si è incentrata sull’articolo del Controsemestre popolare. I compagni erano concordi nel riconoscere che se la mobilitazione del Controsemestre si limita ad essere “uno scadenzario” o una semplice protesta, ha pochi margini di successo. Abbiamo ragionato di come fosse possibile orientare la mobilitazione nel solco della costruzione del Governo di Blocco Popolare e in ciò l’articolo era molto chiaro. Da parte mia quindi ho proposto di tradurre il ragionamento in un volantino da diffondere alla Ginori di Sesto Fiorentino (abbiamo seguito da vicino la battaglia degli operai contro la chiusura, nel 2013), ma uno dei partecipanti alla discussione, proprio un operaio della Ginori, ha criticato la mia proposta sostenendo che era al ribasso e che le condizioni imponevano di perseguire un obiettivo più alto: la discussione andava estesa. Decidiamo, su sua proposta, di promuoverne i contenuti attraverso un’assemblea operaia provinciale: un ambito di confronto in cui non limitarsi a dire quanto è “nero” il presente, ma organizzarsi per cambiarlo; bisogna cioè evitare che diventi una sorta di “discussione fra amici” senza seguito. Da questo punto di vista ho precisato che l’esito e le prospettive dell’assemblea dipendono da noi, da quanto saremo capaci di far emergere i contenuti e di mostrare la prospettiva a cui lavoriamo. E in questo le due pagine dedicate al lavoro operaio sul numero 7/8 sono state davvero molto utili.
Ecco, questo è il punto a cui siamo arrivati. Non ci sono ancora particolari elementi di bilancio. Il lavoro per la costruzione dell’assemblea operaia provinciale è in corso, abbiamo incontrato RSU e operai combattivi e stiamo cercando di raccordare tutto per ottobre o novembre. In Toscana possiamo avvalerci di esperienze pregresse in questo senso: la Festa della Riscossa Popolare del 2013 diede slancio alla creazione del Coordinamento per il diritto alla Salute; con l’assemblea operaia dello scorso giugno a Firenze abbiamo contribuito a costruire l’“assedio” del 18 e 19 ottobre 2013 a Roma; in Mugello abbiamo sostenuto il Comitato Rifiuti Zero nella vertenza dei lavoratori Comunico licenziati.
Quello che mi premeva far emergere, quello che mi ha spinto a scrivervi, è che è bastato cambiare l’ottica con cui leggevo il giornale per farne uno strumento di organizzazione e di formazione su questioni pratiche, stringenti, concrete. E’ una dimostrazione che noi per primi, nelle Sezioni, abbiamo la possibilità e il dovere di far vivere Resistenza nelle iniziative di base, affinché diventi uno strumento di orientamento per i settori più generosi delle masse popolari.
Il Segretario della Sezione di Firenze