Nuovi Cantieri Apuani: uscire dalla fabbrica per vincere

 

 

 

“Aggiornamenti sulla vertenza NCA e precisazioni sull’articolo di Resistenza 9/2014”

Con questo contributo redatto dalla sezione di Massa del Partito dei Carc portiamo alcune precisazioni, integrazioni e considerazioni all’articolo uscito sul numero 09/2014 di Resistenza riguardante la vertenza dei Nuovi cantieri Apuania (NCA). Precisazioni, integrazioni e considerazioni che al momento della stesura dell’articolo non erano possibili dato che la vertenza era ancora in corso. Come già scritto nell’articolo di Resistenza 09/2014 la mobilitazione promossa dai lavoratori ha portato Costantino a fare un passo indietro. Il “novello Marchionne” davanti al crescere della mobilitazione, ha dovuto infatti rivedere i propri piani, avviando una trattativa con le organizzazioni sindacali: i licenziamenti sono stai tramutati in più blande “sospensioni dal lavoro per due giorni”. Una delle RSU della UIL che figurava tra i quattro licenziati, ha deciso di non sottoscrivere l’accordo e di proseguire la battaglia per il suo reintegro andando davanti al giudice. Le RSU della FIOM, pur avendo fatto una scelta differente sottoscrivendo l’accordo, hanno espresso attraverso un comunicato stampa la loro solidarietà e il loro sostegno al lavoratore che continuerà per vie legali questa battaglia. Nell’articolo uscito su Resistenza 09/2014 avevamo parlato di “ritiro dei licenziamenti e dei provvedimenti disciplinari”, quelle erano le informazioni che circolavano al momento della chiusura del numero di settembre. Quello che non cambia però, è la sostanza di questa vicenda e l’insegnamento che possiamo trarne. Lo sviluppo di questa lotta conferma infatti che quando gli operai mettono in pratica la linea di “occupare la fabbrica uscire dalla fabbrica”, i risultati arrivano! Ponendosi come centro di mobilitazione i lavoratori sono riusciti a far crescere la mobilitazione e ad estenderla al di fuori dei cancelli del cantiere, aggregando e raccogliendo la solidarietà di altri lavoratori, di realtà politiche e sociali della zona, di associazioni e delle masse popolari e attivando anche i sindacati confederali. Questa dinamica ha costretto le Istituzioni (Amministrazione Comunale e Assessore regionale alle attività produttive) ad esprimere solidarietà ai lavoratori licenziati e ad attivarsi attraverso le varie fasi della trattativa, portando così acqua al mulino della mobilitazione. Dimostra in sintesi che è la mobilitazione e il protagonismo dei lavoratori l’elemento decisivo.

Un’ulteriore precisazione riguarda il fatto che dall’articolo sul n. 09/2014 di Resistenza si poteva intendere che i lavoratori di NCA avessero partecipato alla riunione, che si è svolta durante la Festa della Riscossa Popolare, tra varie RSU, RSA, lavoratori e realtà sociali e politiche della zona, e in cui ha mosso i primi passi quella rete informale di solidarietà e sostegno che durante tutta la vertenza ha appoggiato l’iniziativa dei lavoratori coordinando e promuovendo la mobilitazione esterna al cantiere. Può sembrare un dettaglio, che oggi rettifichiamo per correttezza. In realtà ci aiuta ad esprimere meglio alcuni concetti. L’esperienza di questa “rete informale di solidarietà e sostegno” è significativa perché 1) rafforza il fatto che quando i lavoratori  “occupano la fabbrica ed escono dalla fabbrica” riescono a mettere in moto tutte quelle energie sparse nei territori e a creare le premesse per il loro coordinamento e la loro azione comune, 2) che per “uscire dalla fabbrica” non importa necessariamente partire dalla fabbrica in lotta ma dalla concezione degli operai. Infatti benché questa riunione non sia partita dagli operai di NCA ma da altri operai e compagni, ha assunto un ruolo di promozione e ha raccolto assieme agli operai di NCA la solidarietà del resto delle masse popolari della zona. Come comunisti e come lavoratori infine ci sentiamo di ringraziare i lavoratori di NCA perché aver respinto questo attacco non è solo una loro vittoria, ma è una vittoria di tutti i lavoratori! Il “modello Costantino” infatti non è principalmente frutto delle caratteristiche di Costantino stesso, ma è quel modello che oggi i padroni cercano di affermare e di estendere a tutte le aziende. Questo attacco è  stato respinto, è necessario adesso però fare un’ulteriore passo: rafforzare e sviluppare quella “rete informale di sostegno e di solidarietà” che è emersa durante questa mobilitazione e attivarsi perché non si limiti ad intervenire quando il problema si manifesta ma che si attivi anche preventivamente, per prevenire gli attacchi dei padroni nel nostro territorio.

 

L’articolo originale:

 

 

 

Dalla Festa della Riscossa Popolare alla lotta contro i licenziamenti ai Nuovi Cantieri Apuani

Il 28 agosto, per la seconda volta in una settimana, gli operai dei Nuovi Cantieri Apuania (NCA) di Carrara hanno fatto sciopero con picchettaggio del cantiere per il reintegro di due colleghi licenziati e l’annullamento di altrettanti provvedimenti disciplinari a dir poco pretestuosi contro delegati della RSU. Ai picchetti hanno partecipato più di duecento tra delegati, operai, giovani, pensionati, disoccupati ed esponenti di comitati popolari della zona e non solo.
L’attacco viene dal nuovo proprietario dei NCA, Costantino, un esponente del “capitalismo straccione” caratteristico della Repubblica Pontificia che rileva un’azienda semipubblica in crisi, a prezzi stracciati e a rischio di impresa prossimo allo zero, per spremere tutto quello che può (e poi gettare via l’osso?). Contando di poter fare il bello e il brutto tempo e forte del fatto che dopo Monti adesso il governo Renzi-Berlusconi ha promesso di dare la spallata finale all’art. 18, il “novello Marchionne” ha instaurato (come ci ha detto un operaio) “un clima da campo di concentramento” e a un presidio sindacale si era permesso di maltrattare i figli degli operai che calpestavano la SUA aiuola, aveva gettato le bandiere del sindacato nella strada e aveva concluso in bellezza schiaffeggiando il segretario provinciale della Cgil…
Ma aveva fatto i conti senza l’oste. Ai picchetti hanno partecipato più di duecento tra delegati, operai, giovani, pensionati, disoccupati ed esponenti di comitati popolari della zona e non solo. Con la loro iniziativa, gli operai hanno dato la mossa anche ai sindacati confederali che hanno tirato in ballo il sindaco di Carrara e pure l’assessore regionale alle attività produttive (per dirla in breve, gli operai hanno messo in moto il sistema delle leve).
Risultato? Vittoria su tutta la linea, i licenziamenti e i provvedimenti disciplinari sono stati ritirati. Per ottenerlo gli operai sono “usciti dalla fabbrica”, partecipando durante la Festa della Riscossa Popolare di Massa a una riunione organizzata “al volo” dai compagni della Sezione insieme ad altri operai e RSU della zona e altri compagni del territorio con cui hanno iniziato a coordinarsi, fare rete e quindi organizzarsi per affrontare questa lotta. La classe operaia – ai NCA ne abbiamo avuto l’ennesima riprova – quando si mobilita e si pone come centro autorevole coinvolge, orienta e stimola la combattività delle organizzazioni operaie e popolari.
La sfida adesso è rilanciare. Ragionavo con un operaio della possibilità di creare un coordinamento tra operai e delegati combattivi della zona, a partire da quelli che hanno organizzato la lotta contro i licenziamenti ai NCA. Lui non era granché convinto dell’utilità di un coordinamento: ce ne sono stati in passato, mi ha detto, ma in fin dei conti ci si muoveva quando c’era da dare manforte quando in qualche fabbrica gli operai erano in mobilitazione contro chiusure, privatizzazioni o esuberi. Insomma, per far fronte agli attacchi. E anche quando andava bene, poi ci si fermava fino all’attacco successivo. In effetti non ha tutti i torti.

Il Segretario della Sezione di Massa

Sì, non ha tutti i torti. Quello che serve è un coordinamento che si occupa di prevenire gli attacchi dei padroni. Costantino come ogni altro padrone gestisce la fabbrica come una sua faccenda privata, ma in realtà ogni azienda è connessa alle altre, è un nodo di una rete che nel suo insieme costituisce l’economia del paese. Quello che una fabbrica produce deve essere socialmente utile, avere una destinazione d’uso certa, oltre che essere compatibile in termini di sicurezza, inquinamento ambientale, utilità sociale. Se in un’azienda manca qualcosa di questo, se qualcosa di questo sta venendo meno o il corso delle cose è tale che verrà meno (e oggi come oggi questo vale per il grosso delle fabbriche), bisogna organizzarsi e agire per prevenire il corso degli avvenimenti. Per dare all’azienda una funzione sociale e fare in modo che rispetti le altre caratteristiche. Anche solo per capire se queste caratteristiche sono rispettate o stanno venendo meno, gli operai devono connettersi con l’esterno, con persone, organismi e istituzioni che hanno le conoscenze necessarie. Pare fare in modo che siano rispettate, bisogna connettersi con organismi o istituzioni che hanno o possono acquistare voce in capitolo. Non aspettare che il padrone dica che il mercato non tira, che la produzione non si vende, che non è competitivo o adduca qualche altro motivo per ridimensionare, delocalizzare, chiudere. Non aspettare che qualcuno (ecologisti, medici, ecc.) sollevi il problema che la fabbrica è per un motivo o per l’altro incompatibile con questo o quell’aspetto della vita sociale. Prevenire e mettersi alla testa. Gli operai hanno dalla loro che la fabbrica spontaneamente ha o può assumere il ruolo di centro di orientamento, di influenza, di organizzazione e di direzione della popolazione della zona circostante: ad esempio quando c’è stato l’alluvione, alcune fabbriche sono diventate centro di raccolta e organizzazione dei soccorsi. Possono diventarlo anche per organizzare i disoccupati o per la difesa della sanità, per ogni movimento che occorre o conviene promuovere.

 

carc

 

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