L’esito delle elezioni europee ha dato uno scossone alla situazione politica interna di vari paesi, in particolare ai rapporti tra i partiti che recitano sulla scena del teatrino della politica borghese. Gli effetti si vedranno nelle prossime settimane.
Questo scossone in Italia si è aggiunto alla crisi politica già esistente ai vertici della Repubblica Pontificia e la acuisce. Può renderla anche più dinamica. Tuttavia non cambia sostanzialmente l’azione che il governo Renzi conduce contro le masse popolari in campo economico, culturale e della repressione. Questa segue una linea che corrisponde agli interessi di fondo delle classi dominanti. Al punto che Mario Draghi, il presidente della BCE, ha parlato del governo italiano come di un governo diretto da un “pilota automatico”. A prescindere dalle misure particolari imposte nel quadro dell’UE, la crisi generale del capitalismo detta il corso che i gruppi imperialisti devono seguire, dato che ognuno cerca la via per aumentare il suo capitale. Cambiamenti anche importanti possono quindi prodursi sul terreno dei contrasti tra gruppi imperialisti americani e sionisti (USA, NATO) da una parte e gruppi imperialisti europei (UE) dall’altra. Questo contrasto interferisce e interferirà non solo con i contrasti interni ai vertici della Repubblica Pontificia ma anche con il contrasto tra questi ultimi e le masse popolari.
Contro le masse popolari il governo Renzi segue la linea che la Repubblica Pontificia ha seguito con continuità nonostante i cambi di governo: Prodi, Berlusconi, Monti, Letta e ora Renzi. Di suo Renzi ci porta la forma: si agita freneticamente da pagliaccio e la sua dinamica specifica consiste nel dividere le masse popolari in una parte colpita e una parte favorita e cambiare continuamente, con una rapida successione di misure diverse, la composizione delle due parti. Togliere cento a una parte e mettere ottanta da un’altra ricavandone i venti in più che deve elargire sotto varie forme e per varie vie al capitale finanziario che domina e spreme anche il nostro paese. Con gli ottanta che dà a una parte, conta di riuscire a conquistare consenso e seguito tra i “favoriti” e con esso “prendere due piccioni con una fava”: sia tacitare o rendere comunque sterile il malcontento di quelli colpiti dall’estorsione di cento, sia accreditarsi nei vertici della Repubblica Pontificia come capo di governo indispensabile a tutti perché capace di tenere in pugno il paese. La parte che ha avuto qualcosa è in larga misura composta dagli stessi individui che costituiscono la parte colpita: ma questo si aggiunge alla confusione e quindi ai fini della lotta di classe il risultato può essere nel complesso vantaggioso ai vertici della Repubblica Pontificia e alla loro Comunità internazionale.
Può, ma non è detto che lo sia: dipende in definitiva dall’orientamento politico delle masse popolari, quindi dall’attività che svolgono i promotori del movimento delle masse popolari.
Quindi dipende da quanto noi comunisti siamo capaci di mobilitare e unire nella pratica e di dare al tutto un orientamento giusto. Gli economicisti saranno in difficoltà: chi considera solo e grettamente, in modo unilaterale, l’aspetto economico di ogni singola misura governativa, chi riduce la lotta politica al conto della spesa, ai “risultati tangibili”, si troverà in difficoltà di fronte al dinamismo del governo Renzi. Noi comunisti invece siamo in grado di combinare le conquiste particolari che le masse popolari strappano alle classi dominanti con l’obiettivo generale e prioritario della conquista del potere: senza potere, ogni conquista particolare è precaria e alimenta la “guerra tra poveri”, l’abbrutimento degli individui e la mobilitazione reazionaria delle masse popolari.
Conquistare le masse popolari, conquistare gli organismi operai e popolari (la parte organizzata delle masse) alla costituzione di un loro governo d’emergenza diventa in maniera sempre più netta l’unica via realistica per cambiare il corso delle cose.
E’ una lotta in cui dobbiamo combinare, imparare a combinare sempre meglio, l’azione diretta sul terreno per orientare le masse popolari in generale e in particolare le organizzazioni operaie e popolari con la lotta per isolare le varie deviazioni di orientamento e di linea oggi largamente diffuse tra i promotori del movimento delle masse e tra personaggi e organismi che hanno un’influenza tra di esse. Facendo leva, nella lotta sul terreno delle concezioni, degli orientamenti e delle linee, sulla forza dei “fatti che hanno la testa dura”.
I “consiglieri del principe”, quelli che cercano di convincere i vertici della Repubblica Pontificia a fare una politica favorevole alle masse popolari, a ritornare al “capitalismo dal volto umano”, si troveranno sempre più a mal partito (inascoltati se non disprezzati).
Quelli che ripongono la loro fiducia in Papa Francesco, nel nuovo capo della Corte Pontificia e della sua Chiesa, resteranno rapidamente delusi dai risultati pratici della sua opera.
I promotori di rivendicazioni e proteste si scontreranno sempre più con un muro da parte dei padroni e delle loro autorità e con una repressione via via più diffusa e senza riserve: per non essere schiacciati, devono imparare ad approfittarne per accrescere seguito e prestigio. E per approfittare della repressione devono passare dalla rivendicazione alla lotta per il potere (quindi assumere anche un orientamento giusto nella lotta).
Quelli che puntano sull’uscita concordata dall’euro, dall’UE, dalla soggezione alle istituzioni dell’UE, a un’uscita contrattata dal governo della Repubblica Pontificia, si scontreranno sempre più con l’obiettiva collusione con i gruppi imperialisti americani dettata dai fatti. Questo li indebolirà perché collusione significa asservimento alla politica di guerra e di devastazione condotta su scala crescente dai gruppi imperialisti USA e sionisti (a cui i gruppi imperialisti europei si accodano).