Piano Casa: USB, praticheremo la disobbedienza attiva.
L’USB Lavoro Privato condanna l’ennesimo attacco ai movimenti per il diritto all’abitare costituito dal cosiddetto Piano Casa, meglio conosciuto come decreto Lupi; esprime tutta la sua solidarietà attiva agli occupanti e invita tutti i suoi delegati delle aziende fornitrici di acqua, luce e gas a organizzare il boicottaggio attivo dei distacchi delle utenze. Dichiara Emidia Papi, dell’Esecutivo Nazionale USB: “Invece di affrontare il grave problema dell’emergenza abitativa, che vede ogni giorno centinaia di sfratti esecutivi nelle grandi e piccole città, il Governo ha chiesto e ottenuto la fiducia su un decreto che regala profitti agli speculatori edili, alle banche a tutti quelli che continuano a macinare profitti cementificando i nostri territori. Intanto migliaia di persone, giovani coppie, anziani, precari, migranti, continuano a non veder soddisfatto un bisogno primario”. “Oltre a cassare nei fatti l’edilizia pubblica, consentendo ai palazzinari di mantenere artificiosamente alti i prezzi delle case – evidenzia Papi – il decreto Lupi introduce norme odiose come l’obbligo di tagliare tutte le forniture di gas, luce e acqua alle occupazioni, di non concedere la residenza a chi occupa e di cancellare gli occupanti dalle liste per l’assegnazione di quella misera quota di case popolari che è ancora disponibile”. Incalza la dirigente USB: “Renzi ci spieghi cosa deve fare una famiglia i cui componenti vengono licenziati, ormai su due piedi grazie alle sue liberalizzazioni sul diritto del lavoro; o i cui salari precari non bastano per vivere, in tutti i casi condannati a una morosità incolpevole e per questo buttati fuori di casa. Case pubbliche da assegnare a chi ha bisogno non ce ne sono, occupare non si può; allora, cosa rimane, buttarsi giù dai ponti?”. “L’USB Lavoro Privato, settore Energia, praticherà la disobbedienza attiva a questo decreto e impegna sin da ora tutte le proprie strutture a impedire questo ultimo obbrobrio del governo Renzi”, conclude Emidia Papi.
20 maggio 2014
Unione Sindacale di Base – Lavoro Privato
La salute è un diritto, non una merce
Il principale dovere di medici, infermieri e operatori della sanità è quello di operare per la salute e il benessere dell’uomo e non quello di far quadrare i bilanci o produrre profitti.
Il Coordinamento Toscano per il Diritto alla Salute invita medici, infermieri e operatori a sottoscrivere il presente appello con l’obiettivo di dar vita ad una campagna di opinione mirata alla difesa e alla riaffermazione del diritto alla salute basato sul principio di universalità, uguaglianza e solidarietà in applicazione dell’articolo 32 della Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Un medico, un infermiere, non puù rifiutarsi di eseguire una prestazione solo perchè chi si presenta non ha al momento le risorse economiche necessarie
Un medico, un infermiere o un operatore dovrebbe essere messo prima di tutto nelle condizioni di fare il proprio lavoro, che è quello di prestare cure mediche e assistenza, non quello di riscuotere tasse e balzelli! Ma è questo quello che oggi viene imposto!
Esiste un’etica professionale che vi guida ovunque operiate. È inaccettabile che chi ha scelto di divenire medico, infermiere o operatore sanitario sia obbligato, per evitare ritorsioni sul posto di lavoro, a sottostare alle leggi, leggine, delibere e quant’altro, stipulate con l’unico obiettivo di fare cassa e risanare “buchi” nei bilanci causati da chi non agisce nell’interesse collettivo, ma agisce in modo criminale per il proprio interesse personale.
In una fase di crisi come quella attuale, condizionare la prestazione sanitaria al pagamento di una tassa (senza possibilità di dilazionare il pagamento, come avviene per una qualsiasi bolletta) rappresenta una grave scelta: questo significa che oggi, chi (anche avendo un lavoro) non arriva a fine mese con il proprio stipendio non potrà accedere a prestazioni sanitarie che potrebbero salvargli la vita o prevenire la diffusione di malattie pericolose per tutta la collettività.
Nel febbraio 2013 il caso dell’Infermiere Marco Lenzoni della ASL di Massa-Carrara ha avuto molta risonanza nei mezzi di informazione: effettuò ugualmente le analisi ad una donna che si presentò al distretto sanitario per degli esami ematici, ma che venne respinta perché impossibilitata a pagarli all’istante. Fu una notizia che fece il giro di tutta Italia creando un sostegno e una mobilitazione tale che anche la Dirigente Asl Maria Teresa De Lauretis, che dapprima aveva predisposto un richiamo per l’infermiere, dovette sottostare alla situazione che si era venuta a creare. Questo dimostra che le intimidazioni e le ritorsioni con cui vengono minacciati i lavoratori, risultano vane se ci uniamo per portare avanti questa battaglia!
Tutti noi riteniamo che il comportamento di questo infermiere (come quello di tanti altri, che però rimangono nell’ombra) sia quello giusto da tenere a fronte di una legge ingiusta e anticostituzionale!
Coordinamento Toscano
per il Diritto alla Salute
Contatti: cootos.dirsal@gmail.com
Controsemestre popolare e lotta contro la “repressione economica”
Il 12 e 13 giugno 2011 circa 26 milioni di persone si sono espresse anche con il voto contro la privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni. A tre anni di distanza l’esito di quel referendum è stato aggirato, calpestato e violato in vari modi da ognuno dei governi che si sono succeduti. Non solo, chi ha cercato di farne valere l’esito ricorrendo ai tribunali è stato condannato a sanzioni pecuniarie crescenti. E’ il caso del Comitato acqua pubblica di Torino.
“Per impedire la vendita dei Servizi Pubblici Locali gestiti da AMIAT (Igiene Urbana), GTT (trasporti) e TRM (Inceneritore), il comitato Acqua Pubblica Torino ha promosso e sostenuto il ricorso al TAR Piemonte di 10 cittadini-utenti per l’annullamento delle delibere di privatizzazione. Dopo due anni, a privatizzazioni compiute, il TAR ha dichiarato inammissibile il nostro ricorso giudicando i cittadini privi di legittimazione ad agire, e come monito (sic!) ci ha condannati a pagare 12.500 euro di spese legali.
Increduli e indignati non abbiamo desistito e forti dell’art. 113 della Costituzione che garantisce ai cittadini tutela anche in sede amministrativa, ci siamo appellati al Consiglio di Stato.
Ma quei giudici ci aspettavano al varco: nessun dibattito, sentenza immediata. Siamo quivis de populo (in volgare: gente qualunque) che non ha titolo per rivolgersi alla giustizia anzi la intralcia. Senza nemmeno un accenno all’art. 113 della Costituzione, il nostro ricorso è respinto perché chiede di veder modellata l’organizzazione dei servizi pubblici comunali secondo le nostre “aspirazioni socio economiche, in contrasto con le norme e i principi comunitari e nazionali che tutelano i valori della legalità, del libero mercato e della concorrenza” (sic!). E per punire il nostro atto eversivo di essere ricorsi alla giustizia, le spese legali aumentano a 30.000 euro”.
Il Comitato acqua pubblica Torino ha lanciato una campagna di sottoscrizioni. Rivolgiamo anche ad esso e al Forum italiano dei movimenti per l’acqua, a Ugo Mattei, Stefano Rodotà e agli altri “padri” del referendum del 2011 la stessa domanda che abbiamo posto a Perino e al movimento NO TAV (vedi Resistenza n. 3/marzo 2014): “Non pensate sia uno sbaglio sottostare a una condanna palesemente ingiusta e pretestuosa, che con tutta evidenza è una trappola contro il movimento NO TAV e oltre? Le sanzioni pecuniarie sotto forma di condanne a risarcimenti, multe, ecc. sono uno strumento sempre più utilizzato contro la resistenza popolare per dissuadere, ostacolare, minacciare chi resiste, si oppone e lotta, sono il mezzo (insieme ai fogli di via e alle cariche poliziesche) usato per cercare di impedire di fatto l’esercizio dei diritti democratici sanciti dalla Costituzione. Non pensate che pagare in definitiva aprirebbe una breccia in cui potranno infilarsi le autorità nemiche delle masse popolari, le autorità che spadroneggiano sulle nostre vite e nel nostro paese? Che sarebbe, per quanto involontariamente, un invito alle autorità ad andare avanti sulla strada che hanno imboccato e riproporre questi provvedimenti forti del successo ottenuto? Invece una campagna pubblica di non pagamento delle sanzioni pecuniarie lanciata da te/voi, dal movimento NO TAV (e, aggiungiamo, dal movimento per l’acqua pubblica) cambierebbe completamente la situazione: coalizzerebbe in un unico fronte tutti o il grosso dei singoli e degli organismi colpiti da sanzioni pecuniarie e le sanzioni da strumento dei poteri forti per colpirci uno ad uno diventerebbe un ariete contro di loro”. Il Controsemestre popolare è l’occasione per avanzare su questo terreno: per aprire una discussione collettiva su come far fronte alla repressione economica, per unire le forze e sviluppare una campagna di disobbedienza di massa”.