A tre mesi dal lancio della campagna per il raddoppio di Resistenza e a uno dalla sua conclusione, trattiamo di alcuni elementi di bilancio (parziale) e di alcune “scoperte” che ci aiutano a migliorare il nostro lavoro di propaganda, di organizzazione e di formazione.
Partiamo dai numeri: abbiamo raccolto circa la metà di quanto ci eravamo prefissati, cioè circa 2.500 euro su 5.000. Al netto del fatto che alcune sottoscrizioni devono ancora essere centralizzate benché siano state già raccolte, in ogni caso significa che nel mese che rimane alla conclusione della campagna occorre elevare ed estendere l’attività di raccolta basata sulla solidarietà politica per raggiungere l’obiettivo. E’ difficile, ma non impossibile. Dipende da quanto siamo capaci e decisi a far valere e a far conoscere anche all’esterno quegli elementi che riteniamo importanti e positivi del lavoro che fanno la redazione e il Partito. Per questo, qui, più che un appello alla sottoscrizione e oltre a fare un appello alla sottoscrizione, ci interessa condividere alcuni elementi che in questa campagna abbiamo scoperto, o conosciuto meglio.
Abbiamo scoperto che, anche se non risulta dagli indirizzari dei nostri abbonati, tante compagne e tanti compagni leggono Resistenza abitualmente, in virtù del fatto che lo pubblichiamo ogni mese sul sito e lo diffondiamo tramite posta elettronica.
Abbiamo scoperto che usando meglio (di come lo usavamo correntemente fino ad oggi) il formato cartaceo del giornale eleviamo sia la discussione politica interna, fra i membri del Partito nelle Sezioni, sia la discussione politica con esponenti delle organizzazioni operaie e popolari: cioè il giornale diventa uno strumento di organizzazione.
Il legame fra il primo aspetto e il secondo è la scoperta che il lavoro sulla campagna per il raddoppio di Resistenza si sviluppa su un terreno favorevole perchè, per quanto esistano e resistano fra le organizzazioni operaie e popolari le concezioni economiciste (occuparsi solo delle “questioni concrete”, delle rivendicazioni e delle proteste), esistono ampi settori che si interessano a capire come girano le cose, che cercano una lettura alternativa al senso comune, che hanno l’esigenza di trovare riferimenti e spiegazioni rispetto al marasma che li coinvolge.
Ad essere sinceri la prima scoperta (tanti compagni leggono Resistenza abitualmente dal sito o via mail) è l’unica vera scoperta. Per il resto si tratta di aspetti non proprio nuovi e che anzi in generale erano pure conosciuti, che erano pure definiti “giusti”, e derivano dall’esperienza del movimento comunista… ma abbiamo sperimentato e stiamo sperimentando cosa significa e che risultati porta la loro applicazione.
La campagna per il raddoppio di Resistenza sta spingendo tutto il Partito ad assumere un metodo e uno stile di lavoro superiore, che ha le radici piantate nella tradizione del movimento comunista (il giornale come strumento di formazione e di organizzazione), adeguato al contesto attuale, quello in cui i comunisti si fanno promotori della costruzione di un governo d’emergenza popolare, la via concreta per arrivare a instaurare il socialismo nel nostro paese.
In termini concreti ecco alcuni esempi.
Discutendo il numero 4/ 2014 di Resistenza con alcuni esponenti dei comitati che si mobilitano per il diritto alla casa a Milano “abbiamo toccato con mano che la linea della costruzione di nuove autorità popolari è una prospettiva compresa, che in un certo senso già esiste e che addirittura è un’aspirazione già formulata, dato che facendo un bilancio della loro esperienza, i compagni e le compagne ne traggono che la lotta rivendicativa non è più sufficiente a dare una prospettiva (…). Anche se certamente partivamo da concezioni diverse sulla natura della crisi e anche sulle prospettive generali per uscirne, la discussione sulla costruzione di nuove autorità dal basso ci ha permesso di entrare nel concreto del ruolo che le organizzazioni operaie e popolari devono assumere, quindi che loro stessi devono assumere, e della trasformazione necessaria per assumerlo. Un compagno ha riportato a questo proposito la sua esperienza negli anni ’70, nei comitati unitari di zona (che erano embrioni di quelle autorità popolari di cui parliamo) e la discussione si è sviluppata, partendo da un esempio specifico, sull’obiettivo che dobbiamo dare alla nostra mobilitazione, sui criteri con cui la impostiamo (essere inclusivi, stimolare l’assunzione di responsabilità, curare la formazione anche dell’ultimo aderente ai comitati affinché trovi il senso, il coraggio, la disponibilità a diventare anche lui un pezzo della nuova autorità popolare che dal basso indica le misure da adottare per fare fronte alla crisi e si mobilita per realizzarle, chiama anche altri come lui a realizzarle). (…) Per questi motivi ritengo utile se nei prossimi numeri di Resistenza riuscissimo a dare spazio a un esempio delle nuove autorità di cui parliamo, partendo dall’esperienza degli anni ’70 che ne è ricca. Sarebbe inoltre utile affrontare in modo sintetico e scientifico la differenza fra quelle autorità popolari e quelle di cui promuoviamo oggi la formazione: sappiamo che la differenza principale sta nell’esistenza di un partito comunista con una strategia e una linea adeguata a costruire la rivoluzione socialista, ma riprendere l’argomento offrendo una visione più articolata e completa della questione credo sia utile” – dal rapporto del Segretario della Sezione di Milano, 22 aprile 2014.
Sull’utilizzo di Resistenza: “L’intervista al responsabile del Consiglio di Fabbrica della Philco offre tanti spunti di discussione e di riflessione e ho già avuto modo di parlarne con diversi operai (…). Ragionandoci su credo che sia davvero utile valorizzare il fatto che Gianni sia di questa zona, ci stiamo attivando per organizzare una presentazione pubblica dell’intervista a cui possa partecipare anche lui e in cui invitiamo a discutere gli operai, a portare la loro esperienza. Non dovrebbe essere, come si dice nell’articolo, un’occasione per “ricordare quanto andasse meglio nel passato”, ma un’occasione per ragionare sulle condizioni e le prospettive di costruire organizzazioni operaie che assumano un ruolo simile a quello dei Consigli di Fabbrica” – dal rapporto del Segretario della Sezione di Bergamo, 5 maggio 2014.
Sull’importanza del formato cartaceo come strumento di organizzazione: “Abbiamo iniziato ad affiggere il giornale nelle vie del quartiere (numeri arretrati e numero in diffusione). Non un’affissione “a tappeto”, ma mirata, in quei punti che più degli altri sono crocevia di lavoratori e studenti. Non lo avevamo mai fatto prima, quindi non sapevamo bene cosa aspettarci, cioè quanto fosse utile. E in effetti utile lo è stato, perché nel corso di 10 giorni alcune persone sono venute in sede: chi per comprare il giornale, chi per discutere dell’articolo che aveva letto, chi per prendere contatti. Si commentava l’esito dell’iniziativa con i compagni della Sezione e abbiamo convenuto che il bilancio è senza dubbio positivo, abbiamo trovato un modo per “entrare” nel quartiere, per “presidiarlo”: un modo che combina aspetti di orientamento e di propaganda” – dal rapporto della Segretaria della Sezione di Roma, 23 maggio 2014.
Ancora sull’uso del formato cartaceo: “L’obiettivo originario della diffusione di oggi era l’Almaviva Contact (ex Atesia), azienda operante nel settore dei servizi, telecomunicazioni, marketing con centinaia di dipendenti e spesso luogo di importanti mobilitazioni, come quella condotta dal 2005 al 2008 dal Collettivo Precariatesia che portò alla regolarizzazione di 2.000 lavoratori. Giunte sul posto scopriamo però che l’azienda è chiusa e l’immobile è in stato di abbandono. Chiediamo quindi informazioni ai passanti che confermano che l’azienda è stata smantellata più o meno 4 mesi fa. Decidiamo quindi di spostarci presso la sede di altre aziende (i famosi grattaceli di Cinecittà2) e dall’inchiesta effettuata risulta che oltre alle varie banche, agenzie assicurative e all’INPS, operano in questo complesso anche 10\15 fra cooperative e srl racchiuse tutte in un unico edificio. Data l’ora tarda e l’impossibilità di intercettare i lavoratori ad inizio o a fine turno, decidiamo di spostarci all’interno del quartiere.
Qui, prendiamo il contatto con una giovane mamma a cui vendiamo il giornale e che invitiamo a partecipare all’iniziativa di completamento del murales. In totale vendiamo 6 copie del giornale e distribuiamo i volantini di invito alla discussione collettiva di Resistenza. Raccogliamo in totale 11 euro poiché un anziano signore a cui vendiamo il giornale ci lascia 5 euro di contributo. Ne lasciamo una copia gratis a un professore di un liceo, uno sulla quarantina, con cui discutiamo per circa 10 minuti, trattando dei limiti del movimento comunista e illustrandogli per sommi capi la linea del partito. Lui manifesta interesse per la nostra attività e ci conferma di partecipare alla discussione del giornale a cui dice porterà anche un suo amico – dal rapporto della Responsabile Agitazione e Propaganda della Sezione di Roma, 13 marzo 2014.
Di esempi ce ne sono altri, anche diversi fra loro per referenti e funzionalità. Abbiamo solo reso l’idea per riprendere il discorso iniziale, quello dell’unica vera scoperta che abbiamo fatto: tanti compagni leggono il giornale sul sito o via mail. Badate che nel ragionamento non c’è nessuna accusa sottintesa di “scroccare” (ci mancherebbe, noi il giornale lo facciamo circolare proprio perché sia letto!), ma torniamo ad affermare, per chi trova più comodo e rapido leggere il giornale su internet, che per il Partito il formato cartaceo è lo strumento che permette di sviluppare il lavoro organizzativo, ci permette di essere presenti davanti alle fabbriche (e anche dentro!) e gli altri luoghi di lavoro, ci permette di condurre interventi mirati, ci permette di prendere e stringere relazioni. Quanto di tutto ciò non abbiamo fatto fino ad oggi è responsabilità della concezione arretrata con cui vedevamo il giornale, soprattutto o solo come strumento di enunciazione di una linea.
Da qui, da questo punto, rilanciamo la campagna per il raddoppio, chiediamo ai nostri lettori una sottoscrizione per consolidare il raddoppio delle pagine, i passi avanti della redazione, i passi avanti delle Sezioni nell’uso del giornale, i passi avanti nostri, con cui contribuiamo ai passi avanti nella rinascita del movimento comunista. Che dipende, in ultima istanza, da quanto i comunisti conoscono, assimilano e usano la concezione comunista del mondo per sostenere e orientare le masse popolari nelle lotte che già conducono. A questo servono i 30, i 50, i 100 euro che sottoscriverete a Resistenza.
Da quando gli operai e i contadini imparavano a leggere su l’Unità di Gramsci i tempi sono cambiati. La lotta contro l’ignoranza e per l’emancipazione è sempre la stessa. Avanti popolo! Per fare dell’Italia un nuovo paese socialista!