Associazione Contro gli Abusi in Divisa (ACAD) Numero verde 800 58 86 05
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Un numero verde attivo 24 ore su 24 per denunciare gli abusi delle forze dell’ordine e chiedere un supporto immediato
L’ACAD è una Onlus nata dall’intenso lavoro di un gruppo di attivisti che da diversi anni si occupano di abusi commessi dalle forze dell’ordine. Tante famiglie, colpite duramente dagli abusi, non hanno accettato le versioni ufficiali e hanno intrapreso battaglie per chiedere verità e giustizia affinché questi ignobili e vergognosi atti non passassero sotto silenzio. Il loro incolmabile dolore e il grande impegno profuso hanno permesso a tante altre persone di porsi interrogativi su quanto accaduto, hanno fatto crescere l’attenzione, hanno fatto sì che si producessero libri e documentari al fine di sensibilizzare e costruire una consapevolezza su quello che è successo e ancora potrebbe succedere ad altri. Nonostante l’encomiabile impegno delle famiglie e dei tanti che sono stati sensibilizzati difficilmente si è riusciti a trovare giustizia nelle aule dei tribunali. Vige una sorta di immunità, troppe sono le coperture politiche che tendono a depistare con la teoria delle “poche mele marce” le richieste di giustizia e verità. ACAD nasce dalla volontà di dare sostegno alle famiglie delle vittime e a coloro che hanno subito abusi ma che non si sono dati per vinti e non hanno accettato una verità giudiziaria che già troppe volte si è dimostrata a favore di chi tenta in tutti i modi di nascondere la propria impunità dietro una divisa. Il nostro progetto vuole essere un piccolo ma concreto impegno di lotta al fianco di chi ha subito abusi da parte delle forze dell’ordine: dal supporto legale, al divulgare e portare a conoscenza dell’accaduto, ad un numero verde di pronto intervento, perché non si ripeta ciò che è successo già troppe volte. Un numero verde attivo 24 ore su 24 da chiamare per denunciare l’accaduto e chiedere un supporto immediato. L’associazione ACAD è antifascista e antirazzista. Valori di libertà ed eguaglianza che vogliamo rivendicare, che animarono la Resistenza in Italia e indispensabili oggi per contrastare fenomeni discriminatori e prevaricatori. Il fascismo non è un opinione, la Storia dovrebbe averlo insegnato a tutti.
Tutti i casi conosciuti (e non) di “malapolizia” non sono una disgrazia, ma mettono in luce una tendenza criminale che attraversa tutto il corpo della forze dell’ordine, a partire dalla catena di comando che in genere non è né messa in discussione, né tantomeno perseguita. La carriera di De Gennaro ne è esempio: aveva scalato la Polizia fino ai vertici, ma l’irruzione e il massacro della scuola Diaz al G8 di Genova gli è valsa una luminosa arrampicata fino a diventare, oggi, presidente di Finmeccanica.
Il valore politico della lotta contro gli abusi in divisa e gli omicidi di Stato sta nel fatto che tanti (troppi) “casi” isolati sono affrontati in modo via via più collettivo, in una rete di solidarietà e sostegno che fa emergere la natura delle forze dell’ordine e spinge chi vi partecipa a fare esperienza concreta sul fatto che “chiedere giustizia” non basta: chiedere giustizia affinché i mandanti morali degli abusi di polizia isolino le “mele marce” e le puniscano significa mettersi nelle loro mani, accettare un arbitrio (altro che “la legge è uguale per tutti) che usano a convenienza. E’ vero che oggi le masse popolari hanno pochi strumenti per “fare giustizia” e non potranno fare giustizia finché non avranno gli strumenti per esercitare realmente la sovranità, ma hanno la strada di costruire le strutture di un nuovo potere che agisca in nome e negli interessi collettivi.
“Vogliamo solo fare giustizia, non ci interessa la politica”, potrebbero rispondere (e in certi casi rispondono) i famigliari delle vittime di omicidi di Stato. E’ comprensibile e legittimo. Se è vero che la violenza poliziesca e la tendenza criminale nelle forze dell’ordine colpisce principalmente le masse popolari, non esiste una specifica “selezione” ideologica. Ma come la costruzione dell’alternativa politica non riguarda solo “i comunisti” (anche se i comunisti ne sono consapevolmente agenti, oggetto e soggetto), allo stesso modo la lotta contro gli omicidi di Stato è una questione che riguarda e interessa tutte le masse popolari (perché è invece certo che trattamenti simili a quelli di Magherini, per citare un esempio, non toccheranno mai ai rampolli dei banchieri e degli esponenti dell’alta finanza o a un qualche vescovo) ed è nella natura delle cose che sia interesse collettivo affrontarla e combatterla per vincerla.
E l’unico modo per vincerla, in definitiva, è legarla alla costruzione di una società in cui le masse popolari non debbano “chiedere” il rispetto dei diritti (civili, umani, democratici), ma ne siano garanti avendone pieno controllo, praticandoli.