Il 5 maggio cadeva il 196° anniversario della nascita di Marx a Treviri in Germania.
Le scoperte scientifiche fatte da Marx stanno ancora alla base della nostra opera. Noi comunisti lottiamo per trasformare la società borghese, per instaurare il socialismo. Quello che vogliamo fare, non è un’impresa misteriosa, che chissà se riusciremo mai a compiere e cosa sarà. E’ un’impresa nuova, nel senso che il socialismo non è mai stato ancora instaurato in nessun paese imperialista e complessa come lo furono tante altre imprese compiute collettivamente dagli uomini dopo che una parte di essi le aveva pensate e ne era diventato promotore: dalla circumnavigazione del globo all’atterraggio sulla luna, dalla costruzione della diga di Assuan all’unificazione politica dell’Italia e l’educazione di tutta la sua popolazione a leggere e scrivere. Ma è un’impresa dai contorni e caratteri ben definiti e del tutto fattibile, basta adottare e applicare la scienza e gli strumenti necessari: la coscienza e l’organizzazione sono le due gambe necessarie per compiere questa impresa, diceva già Marx nell’Indirizzo inaugurale dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori – Prima Internazionale (ottobre 1864). Se il proletariato dei paesi imperialisti non l’ha ancora compiuta, è principalmente perché nel passato i partiti che l’hanno promossa non sono stati all’altezza del loro compito. E oggi l’umanità intera ne paga le conseguenze, tanto l’opera è necessaria.
L’instaurazione del socialismo è opera del movimento comunista cosciente e organizzato!
La società borghese non si è sviluppata casualmente ed essa si trasforma continuamente, ma non in modo arbitrario. Capire come è nata e come si sviluppa è la condizione indispensabile per lavorare con successo alla sua trasformazione. Nel Manifesto del partito comunista pubblicato nel 1848 Marx ed Engels affermano che ciò che distingue i comunisti dagli altri rivoluzionari e da tutti quelli che aspirano a cambiare il mondo, è che essi hanno una comprensione più avanzata delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe e su questa base la spingono sempre in avanti.
Le scoperte fatte da Marx ed Engels nel secolo XIX costituiscono elementi indispensabili per capire le condizioni e le forme dello sviluppo e della trasformazione della società attuale. Tutti quelli che cercano di capire come funziona la società attuale senza conoscere il marxismo, sono come quelli che pretendono di occuparsi di processi chimici senza conoscere la teoria degli atomi e dei loro legami: se anche non combinano proprio guai, dicono sciocchezze.
Questo non perché la società attuale sia esattamente e in ogni sua parte come quelle che Marx ha studiato, interpretato e descritto, ma perché è uno sviluppo di quelle società ed è la continuazione della storia di cui quelle fanno parte. Sia quelli che rifiutano il marxismo (tutti i negatori e revisionisti del marxismo e quelli che semplicemente lo ignorano), sia quelli (i dogmatici) che ripetono formule marxiste come se fossero direttamente la descrizione della società attuale, sia quelli che si dichiarano marxisti perché usano alcuni termini marxisti che hanno in qualche modo orecchiato, sia quelli che ragionano come se il mondo fosse iniziato con loro o al massimo qualche decennio prima, si impediscono di capire la logica che presiede allo sviluppo della società attuale e quindi di elaborare linee e piani efficaci per trasformarla.
La prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale messa in moto dalla Rivoluzione d’Ottobre del 1917 si è esaurita senza arrivare al suo compimento principalmente proprio perché i dirigenti dei partiti comunisti dei paesi imperialisti non hanno usato il marxismo per capire le condizioni e le forme della lotta di classe in corso ed elaborare le linee necessarie per instaurare il socialismo nel proprio paese. Benché si professassero marxisti, addirittura marxisti-leninisti, non hanno seguito le esortazioni di Lenin e di Stalin ad applicare il marxismo alle condizioni particolari e concrete del loro paese. Il solo dirigente dei partiti comunisti dei paesi imperialisti che ha fatto un lavoro sistematico di questo genere è stato Antonio Gramsci: ed è l’unico i cui studi fanno ancora testo.
Il (n)PCI ha assunto come base di tutta la sua attività il compito di applicare il marxismo-leninismo-maoismo alle condizioni particolari e concrete dell’Italia. Tutta la Carovana del (n)PCI, di cui il Partito dei CARC fa parte, lo segue su questa strada. E’ la condizione indispensabile e la garanzia che riusciremo a mobilitare le masse popolari del nostro paese a costituire il Governo di Blocco Popolare e proseguire poi la lotta fino a instaurare il socialismo: questo sarà il nostro contributo alla seconda ondata della rivoluzione proletaria mondiale.
Quali sono le scoperte principali di Marx a proposito della storia generale dell’umanità?
Ne esponiamo alcune riportando la sintesi che di esse fece lo stesso Marx nella prima fase della sua impresa, nella lettera del 5 marzo 1852 a un compagno di lotta, Joseph Weydemeyer [1818-1866, reduce dalla rivoluzione europea del 1848], che promuoveva il movimento comunista a New York. Abbiamo messo in corsivo e tra parentesi quadre le nostre note esplicative.
“Per quanto mi riguarda, non a me compete il merito di aver scoperto l’esistenza delle classi nella società moderna e la loro lotta reciproca. Molto tempo prima di me, storiografi borghesi [Thierry, Guizot e altri] hanno descritto lo sviluppo storico di questa lotta delle classi ed economisti borghesi [Ricardo, Malthus, James Mill e altri] la loro anatomia economica. Ciò che io ho fatto di nuovo è stato: 1. dimostrare che l’esistenza delle classi è legata puramente a determinate fasi storiche di sviluppo della produzione; 2. che la lotta delle classi conduce necessariamente alla dittatura del proletariato; 3. che questa dittatura medesima non costituisce se non il passaggio all’abolizione di tutte le classi e a una società senza classi. Mascalzoni ignoranti come Heinzen [1809-1880, reduce della rivoluzione europea del 1848 divenne un pubblicista radicale: si potrebbe paragonare a un Adriano Sofri e ad altri personaggi degli anni ‘70], i quali non solo negano la lotta, ma persino l’esistenza delle classi, dimostrano soltanto, nonostante i loro latrati sanguinari e le loro pose umanistiche, di ritenere le condizioni sociali nelle quali la borghesia domina come il prodotto ultimo, come il non plus ultra della storia, di non essere che servi della borghesia, una servitù che è tanto più ripugnante, quanto meno questi miserabili riescono a capire anche solo la grandezza e la necessità transitoria del regime borghese stesso”.
Per illustrare ulteriormente l’opera di Marx, riportiamo per intero il discorso che Friedrich Engels pronunciò nel cimitero di Highgate a Londra in occasione della sepoltura di Karl Marx morto tre giorni prima, il 14 marzo 1883.
“Il 14 marzo, alle due e quarantacinque pomeridiane, ha cessato di pensare la più grande mente dell’epoca nostra. L’avevamo lasciato solo da appena due minuti e al nostro ritorno l’abbiamo trovato tranquillamente addormentato nella sua poltrona, ma addormentato per sempre.
Non è possibile misurare la gravità della perdita che questa morte rappresenta per il proletariato militante d’Europa e d’America, nonché per la scienza della storia. Non si tarderà a sentire il vuoto lasciato dalla scomparsa di questo titano.
Così come Darwin ha scoperto la legge dello sviluppo degli organismi vegetali e animali, Marx ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana, cioè il fatto elementare, sinora nascosto sotto un pesante velo di concezioni idealiste, che gli uomini devono innanzitutto mangiare, bere, avere un tetto e vestirsi, prima di occuparsi di politica, di scienza, d’arte, di religione, ecc.; e che, di conseguenza, la produzione dei mezzi materiali immediati di esistenza e, con essa, il grado di sviluppo dell’attività economica di un popolo e di un’epoca, costituiscono in ogni momento determinato la base sulla quale si sviluppano le istituzioni statali, le concezioni giuridiche, l’arte e anche le idee religiose degli uomini. E’ partendo da questa base che esse devono venir spiegate, e non inversamente, come si era fatto finora.
Ma non è tutto. Marx ha anche scoperto la legge propria dello sviluppo del moderno modo di produzione, il modo di produzione capitalista e della società borghese da esso generata. La scoperta del plusvalore ha d’un sol colpo gettato un fascio di luce nell’oscurità in cui brancolavano prima, in tutte le loro ricerche, tanto gli economisti classici che i loro critici socialisti.
Due scoperte simili sarebbero più che sufficienti a riempire una vita. Fortunato chi avesse avuto la sorte di farne anche una sola. Ma in ognuno dei campi in cui ha svolto le sue ricerche – e questi campi furono molti e nessuno fu toccato da lui in modo superficiale – in ognuno di questi campi, compreso quello delle matematiche, egli ha fatto delle scoperte originali.
Tale era lo scienziato. Ma lo scienziato non era neppure la metà di Marx. Per lui la scienza era una forza motrice della storia, una forza rivoluzionaria. Per quanto grande fosse la gioia che gli dava ogni scoperta in una qualunque disciplina teorica anche se di essa non si vedeva ancora chiaramente l’applicazione pratica, una gioia ben diversa gli dava ogni innovazione che determinasse un cambiamento rivoluzionario immediato nell’industria e, in generale, nello sviluppo storico. Così egli seguiva in tutti i particolari le scoperte nel campo dell’elettricità e, ancora in questi ultimi tempi, quelle di Marcel Deprez [1843-1918, ingegnere francese che inventò la trasmissione dell’energia elettrica a distanza].
Perché Marx era prima di tutto un rivoluzionario. Contribuire in un modo o nell’altro all’abbattimento della società capitalista e delle sue istituzioni statali, contribuire all’emancipazione del proletariato moderno al quale egli, per primo, aveva dato la coscienza delle condizioni della propria situazione e dei propri bisogni, la coscienza delle condizioni della propria liberazione: questa era la sua reale vocazione. La lotta era il suo elemento. Ed egli ha combattuto con una passione, con una tenacia e con un successo come pochi hanno combattuto. La prima Rheinische Zeitung nel 1842, il Vorwärts! di Parigi nel 1844, la Deutsche Brusseler Zeitung nel 1847, la Neue Rheinische Zeitung nel 1848-49, la New York Tribune dal 1852 al 1861 e, inoltre, i numerosi opuscoli di propaganda, il lavoro a Parigi, a Bruxelles, a Londra, il tutto coronato dalla grande Associazione internazionale degli operai: ecco un altro risultato di cui colui che lo ha raggiunto potrebbe esser fiero anche se non avesse fatto nient’altro.
Marx era perciò l’uomo più odiato e calunniato del suo tempo. I governi, assoluti e repubblicani, lo espulsero, i borghesi, conservatori e democratici radicali, lo coprirono a gara di calunnie. Egli sdegnò tutte queste miserie, non prestò loro nessuna attenzione e non rispose se non in caso di estrema necessità. E’ morto venerato, amato, rimpianto da milioni di compagni di lavoro rivoluzionari in Europa e in America, dalle miniere siberiane sino alla California. E posso aggiungere, senza timore: poteva avere molti avversari, ma nessun nemico personale. Il suo nome vivrà nei secoli e così la sua opera!”.
Per un’esposizione analitica e semplice delle dottrine di Karl Marx, fatta da una persona la cui attività pratica ha dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio che le aveva ben capite, rimandiamo ai seguenti scritti di Lenin (su marxists.org/italiano/lenin):
I destini storici della dottrina di Karl Marx, marzo 1913, in Opere vol. 18
Tre fonti e tre parti integranti del marxismo, marzo 1913, in Opere vol. 19
Karl Marx, luglio-novembre 1914, in Opere vol. 21.
La bibliografia su Marx è enorme: i suoi ammiratori, seguaci e denigratori si combinano con ignoranti e profittatori. Studiare acriticamente il marxismo sui manuali correnti è esporsi a grandi sorprese e rischi, oltre che a fruttuose scoperte. Ma uno studio critico e la verifica della pratica sono ottime guide, quale che sia il testo da cui si parte. Del resto anche chi si dedica allo studio diretto degli scritti di Marx può incorrere in grandi errori, perché la verità è sempre concreta e lo studio richiede sempre “lettori che vogliano pensare con la loro testa” e trovare soluzione ai loro problemi.