EXPO 2015: un monumento della crisi del capitalismo

 

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E’ impossibile dire se l’EXPO, che dovrebbe tenersi a Milano dal maggio all’ottobre dela2015, sarà ricordata più per la devastazione del territorio milanese, per la corruzione degli amministratori pubblici, degli imprenditori e degli uomini politici o per il naufragio del nuovo stile di amministrazione comunale in nome del quale Pisapia era stato sostenuto nel 2011 (fu anche la stagione di Luigi De Magistris a Napoli, di Massimo Zedda a Cagliari e di altri sindaci eletti in contrasto con la combinazione di forze politiche della destra reazionaria e della destra moderata, le larghe intese che da vent’anni a questa parte come i ladri di Pisa “di giorno litigavano e di notte andavano a rubare insieme”), naufragio del quale EXPO 2015 è una delle espressioni plateali. Forse sarà semplicemente dimenticata.

Di certo EXPO 2015 non ha e non avrà niente a che fare con la parola d’ordine a cui è stata dedicata “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. EXPO 2015 è completamente asservita al capitale e ambedue gli obiettivi proclamati nel suo slogan hanno oggi un solo ostacolo: il capitalismo.

Il cibo che oggi è prodotto sorpassa già di gran lunga la quantità necessaria all’alimentazione di tutti gli esseri umani esistenti: una gran quantità viene infatti gettata e le aziende agricole chiudono per riduzione di sbocchi. La fame, la sottoalimentazione e la cattiva alimentazione non sono dovute alla produzione insufficiente di cibo, ma al fatto che il cibo viene prodotto non per nutrire gli esseri umani, ma per produrre profitti e aumentare il capitale.

Lo stesso avviene per l’energia. Già oggi abbondano le conoscenze e le tecnologie per produrre energia pulita nella quantità necessaria. Ciò che fa continuare la produzione di energia con sistemi inquinanti, pericolosi e devastanti è la convenienza dei capitalisti che dominano il settore energetico e di quelli che sono padroni delle tecnologie per la produzione di energia pulita e per la ricerca e lo sviluppo del settore.

La concezione, la preparazione e il programma dell’EXPO 2015 è, al contrario del suo slogan pubblicitario, esaltazione del capitalismo. Chi ha difeso e sostiene l’EXPO 2015, l’unico argomento che può portare e porta a sua difesa è la ripresa economica che l’opera comporta, cioè gli affari e, come sottoprodotto, come effetto collaterale, il lavoro che porta e porterà: lavoro malpagato e precario, ma comunque un lavoro prezioso per chi è senza lavoro. Un rimedio sia pur episodico e temporaneo alla crisi del capitalismo, al blocco degli affari. Niente a che vedere con la fine del sistema per cui il lavoro è al servizio della valorizzazione del capitale.

A cosa serve l’EXPO 2015? In che cosa l’EXPO 2015 migliora la vita degli uomini? Come per tutte le grandi opere, a partire dal TAV, contro cui gli abitanti della Val di Susa conducono da anni una lotta che fa scuola, nessuno può dare a simile domanda una risposta soddisfacente per le masse popolari. Perché l’EXPO 2015 come tutte le grandi opere ha lo scopo di valorizzare capitali. Solo nel migliore dei casi, per quanto riguarda le masse popolari, le grandi opere pubbliche sono anche un rimedio precario e transitorio alla mancanza di lavoro, alla paralisi della vita economica, alla crisi del capitalismo. Infatti servono a valorizzare il capitale e a questo fine danno una boccata di ossigeno a un’attività stagnante, facendo però sviluppare un’attività insensata di devastazione del territorio, di distruzione di terreno agricolo, di cementificazione, in molti casi di offesa diretta e immediata a una parte della popolazione. Chi aveva bisogno dell’EXPO 2015? Più prosaicamente il celebre economista Keynes (consulente dei governi inglese e USA negli anni ’20 e ’30 della prima crisi generale del capitalismo) proponeva ai governi di impiegare una metà dei disoccupati a scavare buche e l’altra metà a riempirle. Ma era perché in quel periodo i disoccupati erano un pericolo per l’ordine pubblico: il movimento comunista era in piena ascesa, l’esempio dell’Unione Sovietica non permetteva alibi, il sistema degli ammortizzatori sociali era meno sviluppato, i disoccupati erano più organizzati e i lavoratori avevano maggiore fiducia in se stessi. In realtà comunque i governi capitalisti li impiegarono per la guerra.

L’EXPO come tutte le grandi opere è una delle espressioni necessarie della speculazione finanziaria. La ragion d’essere delle grandi opere di cui pullula il pianeta, dalla Coppa Mondiale del Brasile, ai grattacieli degli Emirati Arabi fino all’EXPO, è di essere mezzi per aumentare capitali che altrimenti resterebbero senza impiego. I capitalisti inventano opere insensate dal punto di vista del benessere e del progresso dell’umanità, del miglioramento della vita umana e delle condizioni generali del pianeta quando non sono addirittura dannose e distruttive, al solo scopo di valorizzare i loro capitali.

Valorizzare il capitale è la legge suprema della società borghese, superiore a ogni altra legge e morale. Per alcuni secoli questa morale è stata per l’umanità un enorme progresso: ha sovvertito relazioni di dipendenza personale, ha spinto gli uomini ad estendere le loro conoscenze e la loro esperienza e a rompere tabù e superstizioni, ha reso il lavoro meno pesante e più produttivo, ha spinto gli uomini su scala maggiore di quanto mai era accaduto prima a impiegare l’ingegno e le risorse nello sviluppo delle forze produttive e a superare le difficoltà che la natura opponeva alla vita e alla riproduzione degli uomini. Non a caso il primo Manifesto del partito comunista (redatto da Marx ed Engels nel 1848) è anche un inno al ruolo che il modo di produzione capitalista ha svolto nella storia dell’umanità. Ma per dire che questo ruolo positivo era finito, che il capitalismo aveva raggiunto i limiti che per sua natura comportava. Oggi l’umanità è schiacciata dalla sopravvivenza del capitalismo. L’EXPO 2015 e tutte le grandi opere sono l’espressione di questa situazione catastrofica.

Il capitalismo si è affermato sui modi di produzione che lo hanno preceduto perché con esso gli uomini producevano più e meglio quello che essi usavano e con fatica strappavano alla natura, anche se solo tramite lotte accanite questi progressi sono andati oltre la ristretta cerchia delle classi dominanti e sono diventati patrimonio della popolazione di interi paesi e di un vasto numero di paesi.

Giunto all’apice della sua storia, il capitalismo è diventato promozione di produzioni, di attività e di oggetti per aumentare il denaro di cui i ricchi dispongono (in un processo che non ha fine, perché la quantità di denaro non ha limiti), nonostante lo sconvolgimento, l’inquinamento, la devastazione, l’aumento di malattie e l’abbrutimento che questo provoca.

La corruzione e il crimine sono aspetti associati alla crisi generale del capitalismo: “Agnelli è andato a scuola da Liggio e lo ha superato”. La criminalità e la corruzione non hanno confini, né di paesi né morali o legali. Quelli che ne parlano come di una nostra piaga nazionale, o ripetono ingenuamente luoghi comuni o mentono sapendo di mentire. Confondono le particolari forme nazionali, dettate dalla nostra storia che presenta il carattere singolare della sopravvivenza della Corte Pontificia in un ruolo di comando irresponsabile che tutta la classe dominante nasconde come un delitto di famiglia di cui nessuno deve parlare, con il fenomeno che è invece universale, proprio di tutti i paesi capitalisti: valorizzare il capitale è la condizione necessaria per vivere e quindi bisogna subordinare ad essa ogni aspetto della vita.

Questo è il massimo sviluppo del capitalismo. E’ anche la catastrofe a cui esso ha portato l’umanità e in cui la soffoca sempre più strettamente, minacciando di strozzarla. EXPO 2015 è l’espressione concentrata della situazione generale.

E’ però una situazione creata dagli uomini e a cui gli uomini possono porre fine. Le classi sfruttate e i popoli oppressi sono i portatori del nuovo mondo. EXPO 2015 è la negazione del suo slogan “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”: il fatto che i capitalisti e i loro portavoce debbano proclamare uno slogan che è la negazione del sistema sociale che essi con ogni mezzo impongono, è certo un mezzo per imbrogliare ma è anche la confessione che il loro sistema è precario. Contro di loro, facciamo valere che il nuovo mondo del comunismo è “nutrire il pianeta ed energia per la vita”.

 

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