ALLE ELEZIONI EUROPEE VOTIAMO E CHIAMIAMO A VOTARE M5S

 

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Già sul numero 4/2014 di Resistenza avevamo annunciato che il Partito dei CARC chiama i suoi membri, i simpatizzanti, i lavoratori avanzati e gli elementi avanzati delle masse popolari a votare e a far votare per il M5S alle elezioni europee del prossimo 25 maggio. Torniamo sull’argomento per ricapitolare il filo del ragionamento e approfondire gli elementi di analisi e orientamento.

Oggi da varie parti viene lanciata ai lavoratori e al resto delle masse popolari l’esortazione a “fare sul serio” e a “reagire per davvero”. Per farla finita con il disastro della crisi e cambiare il corso rovinoso delle cose in cui ci stanno trascinando i vertici della Repubblica Pontificia e la loro Comunità internazionale bisogna effettivamente “fare sul serio” e “reagire per davvero”, ma proprio per questo occorre un piano d’azione realistico, cioè fondato su un’analisi giusta (conforme alla realtà) della situazione e delle forze in campo.

Un piano d’azione realistico– Perché votare il M5S? Abbiamo argomentato i motivi e le prospettive per cui fin dalle politiche del febbraio 2013 abbiamo dato indicazione di voto per il M5S e per gli stessi motivi la ribadiamo. Usiamo e rilanciamo a questo fine il comunicato del (n)PCI del 14 maggio: è un’ottima sintesi dei ragionamenti, delle analisi e delle prospettive che spiegano il voto dei comunisti per il M5S.
“Fare una politica di principio per noi comunisti significa che in ogni avvenimento particolare il criterio principale per decidere la via da seguire è la realizzazione del preciso piano d’azione che il Partito promuove tra le masse popolari del nostro paese per fare dell’Italia un nuovo paese socialista e contribuire così alla nuova ondata della rivoluzione proletaria mondiale. Per trovare la via da seguire, bisogna in ogni caso concreto chiedersi: cosa contribuisce di più all’opera che stiamo realizzando?
Ovviamente può comportarsi così solo chi ha un preciso piano d’azione, chi persegue un obiettivo ben definito e adeguato alla gravità della situazione: instaurare il socialismo. Chi si limita a reagire all’iniziativa dei padroni e delle loro autorità, chi si limita a parare i colpi e a difendersi come meglio gli riesce, chi è alla rincorsa degli avvenimenti, chi ad ogni passo si dice “chissà come andrà a finire!”, è già fuori strada: o fa del politicantismo (cogliere qualche opportunità immediata e poi vedremo), oppure agisce a buon senso, “come si è sempre fatto”, “come fanno tutti”. Tra questi si collocano i compagni e i gruppi che si accontentano di “alimentare il conflitto”, “coordinare le lotte”, rivendicare, protestare, denunciare, proporre al vento “politiche alternative”, crearsi qualche nicchia e qualche rifugio in attesa che la crisi finisca, “esprimere la propria rabbia” e maledire il cielo e le stelle per la propria impotenza.
L’attuale corso delle cose non cade dal cielo. Sono gli uomini che fanno la loro storia.
La borghesia imperialista e il suo clero cercano di salvare posizione e privilegi nonostante la crisi generale del loro sistema. Ma non possono in nessun caso sfuggire alla crisi generale del capitalismo anche se ricorrono a manovre e crimini di ogni genere. Con ogni passo che fanno, creano le condizioni per doverne fare un altro ancora peggiore. La Comunità dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti più si agita, più accelera il triste destino verso cui sospinge l’umanità.
In definitiva la sola via di salvezza per le masse popolari è instaurare il socialismo. In Italia oggi questo vuol dire costituire il Governo di Blocco Popolare (GBP). Queste le premesse da cui è nato il nostro preciso piano d’azione.
La costituzione del GBP è l’univa via realistica, possibile ed efficace, per liberare l’Italia dalle catene della Banca Centrale Europea e del suo euro, della Commissione Europea, della altre istituzioni dell’UE. Con la costituzione del GBP l’Italia acquisterà una vera e piena indipendenza rispetto all’Unione Europea, rispetto alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti perché farà scattare una reazione a catena che sconvolgerà sia l’UE che la CI; le masse popolari italiane metteranno in moto un processo che libererà finalmente il nostro paese e il mondo dalla Corte Pontificia. (…)
Non è per quello che dice, per il programma che propone, per le denunce di buon senso che fa, per i luoghi comuni che proclama, per i pregiudizi reazionari che traboccano nei sui discorsi, che diciamo di votare Beppe Grillo e la sua lista. Noi non conosciamo le effettive intenzioni e le reali illusioni di Beppe Grillo, ma di certo sappiamo che non saranno comunque i suoi buoni propositi a cambiare la natura della Repubblica Pontificia. Grillo e il M5S non è “il nuovo che avanza” (la natura del nuovo non è casuale, non è un imprevedibile effetto di magia o di miracolo, è definito dalla natura della società che va a sostituire): Grillo e il M5S sono gli elementi di un’esplosione nel ventre del vecchio mondo che per noi comunisti è un fortunato insperato incidente, come il pope Gapon lo fu per Lenin e i suoi compagni. Di certo non è quello che dice ora Grillo che conterà dopo le elezioni europee, comunque vadano. È il ruolo che di fatto ha assunto già oggi il M5S che fa del successo della sua lista l’esito che più incoraggerà le masse popolari a organizzarsi, a scuotersi di dosso la cappa di rassegnazione e a rompere l’incubo d’impotenza alimentati dalla sinistra borghese e che invece getterà nel panico i vertici della RP: sapranno di non poter ricorrere a nuove elezioni né per confermare né per sostituire il governo Renzi-Berlusconi. Invece qualche deputato in più dei Verdi o della Lista Tsipras nel Parlamento Europeo non farebbe alcuna differenza nel corso delle cose: una verità questa su cui nessuno osa contraddirci.
Quindi il successo della lista del M5S (Beppe Grillo) è l’esito delle elezioni europee più favorevole alla realizzazione del nostro piano d’azione. Chi contesta la nostra indicazione di voto, non deve parlare delle malefatte o delle maldicenze di Grillo & C: deve o contestare il nostro piano d’azione o dimostrare che è un altro l’esito delle elezioni europee più favorevole per attuarlo.
Noi sosteniamo che quanto maggiore sarà il successo della lista M5S nelle elezioni europee, tanto maggiore sarà l’incoraggiamento a mobilitarsi e organizzarsi per le masse popolari del nostro paese, tanto maggiore sarà lo sconvolgimento nei vertici della Repubblica Pontificia, tanto più i personaggi oggi già autorevoli presso le masse popolari saranno spinti a smettere di recalcitrare e divagare e ad associarsi al movimento per la costituzione del GBP. (…)
Questo è fare una politica di principio nelle campagne elettorali in corso, sfruttare contro la borghesia imperialista e il suo clero, sfruttare per realizzare il nostro preciso piano d’azione l’attenzione e la mobilitazione particolari che le campagne elettorali in corso creano fra le masse popolari, anche se la borghesia imperialista le ha indette per abbellire di democratiche illusioni il suo regime di miseria, abbrutimento, distruzione e guerra” (dal Comunicato del (n)PCI, n. 19-14.05.14).
Aggiungiamo, e proponiamo, un ragionamento a quanti, più o meno interni al M5S, si sono chiesti e si chiedono che piega prenderanno le contraddizioni interne al M5S, quelle che l’informazione di regime presenta come scismi provocati dal dispotismo di Grillo e Casaleggio e a cui dà grande risalto (salvo poi spiegare che fine fanno gli scissionisti). In genere le domande, in qualunque modo siano poste, vanno a parare tutte sullo stesso punto: sarà o meno il M5S la forza che può risollevare le sorti del Paese? A domanda diretta, risposta diretta: No. Il M5S può dare un contributo determinante a creare condizioni più favorevoli perché il movimento popolare si sviluppi, si consolidi e da movimento di protesta diventi forza di governo del paese. Ma questo percorso dipende principalmente dalle masse popolari organizzate, da quanto saranno decise ad “andare fino in fondo” nel perseguire gli obiettivi che si danno, da quanto saranno capaci di valorizzare le aspirazioni, le ambizioni della grande maggioranza della popolazione e farsene autentiche interpreti e principali protagoniste.
Più il M5S raccoglie consenso, più le aspettative, le aspirazioni, le ambizioni delle masse popolari si riflettono sulle sue contraddizioni, più lo spingeranno a rompere con il ruolo (e la concezione) di “sentinella della democrazia nelle istituzioni borghesi” e ad assumere quello di Comitato di Salvezza Nazionale (CSN) che alimenta, potenzia, rilancia a un livello superiore la mobilitazione per costruire il governo di emergenza popolare. Questa lotta fra sentinella della democrazia e promotore del CSN porterà inevitabilmente il M5S verso una scelta, il cui esito non dipende da un singolo personaggio (Grillo) o da una élite di personaggi (Grillo, Casaleggio e alcuni eletti, i “fedelissimi”), ma dal peso che le masse popolari avranno dato al M5S anche nelle istituzioni borghesi votandoli ed eleggendoli. Di questa lotta esistono già alcune dimostrazioni sporadiche, ma significative: chi ha “aperto le porte” del Senato al sindacalismo di base che protestava contro il Job’s Act? Chi utilizza i privilegi (di questo si tratta) degli eletti per monitorare i cantieri della TAV o dell’EXPO? Sono piccoli esempi che rimangono episodi nella misura in cui il ruolo del M5S non diventa coscientemente quello di CSN che usa sistematicamente prestigio, autorevolezza e seguito non solo per alimentare “la protesta”, ma per incitare le masse popolari a organizzarsi, per sostenere le iniziative delle organizzazioni operaie e popolari già esistenti, per mobilitarle a costituire un loro governo d’emergenza.
Questo è, in sintesi, il ruolo che il M5S deve assumere e inevitabilmente assumerà se vuole mantenere fede alle promesse che fa e alle prospettive che evoca. E questo è ciò che deve fare per ribaltare le “magagne interne” e trasformarle in una lotta ideologica (interna ed esterna al M5S) che mobilita materialmente e moralmente le forze sane di questo paese.

Un’analisi della situazione conforme alla realtà – Elezioni europee, uscita dall’UE e dall’euro e “sovranità nazionale”. Chi pensa e promuove la tesi che al centro della campagna elettorale per le europee (e quindi degli esiti del voto) ci sia davvero l’uscita dell’Italia dalla UE e dall’euro, chi alimenta questa soluzione come quella che “metterà fine alla crisi”, non solo è fuori strada, ma porta fuoristrada anche le masse popolari a cui parla e che cerca di convincere, e più precisamente le porta su un terreno proprio delle forze reazionarie (uscire dall’UE e dall’euro per mettere l’Italia in concorrenza e in competizione con gli imperialisti UE… cioè al carro degli imperialisti USA). Quello che si gioca con le elezioni europee (che non sono un referendum!) sono le condizioni politiche nazionali e internazionali per avanzare nella costruzione del governo di emergenza popolare. Condizioni politiche che in parte riguardano il campo nemico (indebolire e affondare le forze e i partiti che sono espressione degli imperialisti UE e USA: con una sonora batosta elettorale il messaggio sarà ancora più chiaro), ma soprattutto riguardano il campo delle masse popolari (costruire le condizioni favorevoli affinché le organizzazioni operaie e popolari si trasformino in nuove autorità). In sintesi, la questione non è “euro sì” o “euro no”, ma “sovranità nazionale” o “sovranità popolare”.
“E’ un dato di fatto che i circa 15 anni passati dall’introduzione dell’euro a oggi siano coincisi con un peggioramento continuo delle condizione delle masse popolari del nostro paese, con la diminuzione in termini reali (quando non anche nominali) dei salari, dei redditi e dei diritti della massa della popolazione. Quando non sono diminuiti i salari, sono aumentate le imposte, le tasse, le tariffe, i contributi nuovi per usufruire dei vecchi servizi sanitari, scolastici e altri, le spese per sopperire ai servizi pubblici soppressi e per aiutare i familiari senza lavoro. Quanto ai diritti, per quel che riguarda i lavoratori dipendenti i congressi di base e dei sindacati di categoria della CGIL che si sono tenuti negli ultimi mesi hanno permesso di trattarne a lungo e in dettaglio.
La questione è: l’imposizione dell’euro è stata la causa di tutto questo o solo la forma e il pretesto? Sarebbero state diverse e sarebbero diverse le cose ritornando alla lira? In nome dell’Unione Europea le autorità della Repubblica Pontificia impongono alla massa della popolazione sacrifici crescenti, rinunce crescenti a quello che resta delle conquiste che le masse popolari avevano strappato ai padroni, al clero e al resto dei ricchi quando il movimento comunista era forte e all’attacco (la prima ondata della rivoluzione proletaria che ha “sconvolto” il mondo nella prima parte del secolo scorso su impulso della Rivoluzione d’Ottobre, dell’Unione Sovietica e della prima Internazionale Comunista). Impongono la rinuncia e perfino denigrano gli ideali e gli obiettivi che sono stati scritti nella Costituzione e mai attuati o addirittura apertamente calpestati. Tra gli altri anche la sovranità nazionale visto che l’Italia è disseminata di basi militari, di installazioni e agenzie USA e israeliane, che le sue istituzioni sono infiltrate di consiglieri e controllori americani, inglesi, sionisti, tedeschi, che il governo copre con il segreto politico e militare cause, autori e obiettivi di attività, crimini e avvenimenti di enorme importanza, che la Corte Pontificia esercita di fatto un ruolo sovrano. (…)

Ma sono solo le catene dell’UE che violano la sovranità nazionale? In realtà l’imposizione alla massa della popolazione di sacrifici e di rinunce crescenti ai diritti e alle conquiste di civiltà e benessere è un fatto che riguarda tutti i paesi, anche quelli che non appartengono all’UE: gli USA, gli altri paesi imperialisti e i paesi oppressi. La comunità internazionale ha già messo in opera e sta mettendo in opera altre limitazioni di ogni genere alla sovranità delle masse popolari dei singoli paesi: con istituzioni di vecchia data come il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e altre e con istituzioni in gestazione tra cui, per quanto ci riguarda direttamente, il Trattato Transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP secondo la sigla dell’espressione inglese in uso: Transatlantic Trade and Investments Partnership). Secondo il Trattato in via di definizione, i diritti dei capitalisti passano davanti alle leggi di ogni Stato: ogni volta che un capitalista reputa che una nuova legge o regolamento introdotto in un paese interferisca con i suoi affari e diminuisca i profitti che si riprometteva di ottenere, può chiedere allo Stato di pagargli la perdita e in caso di controversia decidono giurie nominate da istituzioni e organismi internazionali composti da uomini della finanza, da banchieri e da industriali. Le relazioni internazionali sono sempre meno regolate da accordi tra Stati e sempre più dettate invece dagli interessi dei grandi monopoli, delle banche e delle istituzioni finanziarie. Quindi effettivamente è universalmente calpestata la sovranità nazionale. Ma la sovranità nazionale del popolo italiano non è calpestata dallo “straniero”. E’ calpestata dai grandi capitalisti italiani e stranieri che operano a livello internazionale. Per quanto ci riguarda sono i vertici della Repubblica Pontificia che hanno consegnato la sovranità nazionale esercitata dallo Stato ai grandi capitalisti italiani e stranieri, e i grandi capitalisti italiani ottengono in cambio mano libera non solo in Italia, contro le masse popolari italiane, ma anche in altri paesi. Alle sovranità nazionali e agli accordi o sopraffazioni tra gli Stati è subentrata la dominazione dei grandi capitalisti (quelli finanziari anzitutto) su tutto il mondo diventato un terreno aperto alle loro scorrerie e consacrato ai loro affari, tutelati dalla NATO e da altri organismi militari mondiali dominati dal complesso militare-finanziario che di fatto governa gli USA fin dalla fine della Seconda guerra mondiale (come denunciò chiaramente perfino il presidente USA Eisenhower nel 1961 alla fine del suo mandato).

Altrettanto evidente è che la crisi in cui siamo immersi ogni giorno di più non riguarda solo i paesi dell’euro. Riguarda anche paesi che usano una propria moneta: l’Inghilterra, gli USA, il Giappone, tutti i paesi imperialisti e tutti i paesi oppressi dall’imperialismo, tutti i paesi verso cui scappano gli emigranti e tutti i paesi da cui vengono. Certamente con una grande diversità di andamenti e di forme. Nel corso della crisi il Prodotto Interno Lordo (PIL) di alcuni paesi aumenta e quello di altri si riduce. Aumenti e riduzioni viaggiano a ritmi diversi da paese a paese: lo sviluppo diseguale è nella natura del capitalismo. E all’interno di ogni paese alcuni pochi individui diventano ricchi come mai lo erano stati prima e la massa della popolazione perde diritti e potere d’acquisto. Universali sono l’inquinamento, la devastazione del territorio, lo sconvolgimento delle condizioni ambientali, il degrado intellettuale e morale, la precarietà, l’insicurezza, la criminalità, la corruzione, la corsa al riarmo, l’aumento dei teatri di guerra, l’aumento dei contrasti internazionali e in ogni paese.
Chi vuole cambiare il corso delle cose nel nostro paese non deve principalmente affrontare il compito di liberare l’Italia dal dominio di Stati stranieri (in primo luogo USA e Israele) e di alcuni organismi internazionali (come l’UE, la NATO, il FMI e altri), ma anzitutto deve affrontare il compito di liberare l’Italia dal dominio dei caporioni della finanza, dei banchieri e dei grandi capitalisti dell’industria e del commercio, dalla Corte Pontificia e dai grandi capi della criminalità organizzata, cioè sinteticamente dai vertici della Repubblica Pontificia che hanno ceduto la sovranità nazionale per partecipare essi stessi ai privilegi, alle rendite e ai profitti della dominazione della comunità internazionale sul mondo. E’ un’impresa che le masse popolari organizzate e solo le masse popolari organizzate possono compiere.

(…) L’uscita concordata dall’euro o anche dall’UE restando nell’ambito della comunità internazionale, ammesso che si trovi un governo dei vertici della Repubblica Pontificia disposto a farsene protagonista, un governo come quello cui allude ogni tanto Berlusconi e strizza l’occhio perfino Renzi, comporterebbe oneri e obblighi tali da asservire ancora più il nostro paese all’imperialismo USA e sionista e da legarlo ancora più direttamente alle manovre che portano il mondo verso una nuova guerra imperialista.
La sovversione del sistema dell’euro e dell’UE, ma anche della comunità internazionale degli imperialisti europei, americani e sionisti è quello che la costituzione del Governo di Blocco Popolare comporterà come effetto della sua esistenza e dell’attuazione del suo programma riassunto nelle sei misure generali. Questo è un programma realista. Difficile ma del tutto possibile” – da Resistenza n. 5/2014

Questo sarà il terreno di scontro e su questo terreno dovranno misurarsi tutte le forze politiche e sociali, a partire dal M5S e da quanti anche nella campagna elettorale hanno alzato la bandiera di farla finita con la banda di criminali e si speculatori che governa il nostro paese che comanda nell’UE e nel Parlamento europeo.

Usiamo il voto al M5S-Beppe Grillo per sviluppare la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari e rendere ingovernabile il paese al governo Renzi-Berlusconi e ai suoi mandanti!

Creiamo le condizioni perché le organizzazioni operaie e popolari costituiscano un loro governo d’emergenza!

Questa è l’unica via realistica, possibile ed efficace per liberare l’Italia dalle catene del sistema imperialista mondiale, della BCE e del suo euro, della Commissione Europea e delle altre istituzioni dell’UE!

 

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