Manifestazione nazionale a Roma “BASTA AUSTERITA’! BASTA PRIVATIZZAZIONI! ACQUA, TERRA, LAVORO, REDDITO, CASA, BENI COMUNI, DIRITTI SOCIALI E DEMOCRAZIA IN ITALIA E IN EUROPA” – leggi l’appello
Il volantino che diffonderemo:
OSARE SOGNARE
Quando nel 2011, a seguito di una straordinaria e capillare mobilitazione popolare, il movimento per l’acqua pubblica vinse il referendum, sembrava possibile difendere e conquistare diritti ed estenderli attraverso gli strumenti della “democrazia”. Quella vittoria si inseriva nel contesto delle grandi mobilitazioni per i beni comuni, del lavoro (a partire dalla lotta alla FIAT di Pomigliano), della vittoria in importanti città (a partire da Milano e Napoli) delle liste “arancioni” che promettevano un modo diverso di governare il territorio, che promettevano di affermare gli interessi delle masse popolari a danno della malapolitica e degli arbitri del governo centrale.
La vittoria di quel referendum è diventata carta straccia, la volontà popolare è stata disattesa e aggirata, ancora oggi dobbiamo difendere con le unghie e con i denti l’acqua pubblica e i beni comuni, ancora oggi le masse popolari e i lavoratori devono fare i conti con un sistema politico che difende e afferma gli interessi dei comitati d’affari e lascia libertà di azione a speculatori e padroni, le promesse delle “giunte arancioni” sono naufragate in una serie di “vorrei ma non posso” accompagnati a tante giustificazioni per il fatto che “c’è la crisi”. E intanto, in effetti, la crisi colpisce sempre più duro e settori popolari sempre più ampi. Oggi come ieri, più di ieri, sognare un paese diverso, una società diversa, un sistema diverso è la principale forma di resistenza all’abbrutimento e alla disperazione di fronte a un paese che sta andando allo sfascio.
OSARE LOTTARE
Protestare e manifestare è importante, ma non è più sufficiente. Le fazioni dei poteri forti che governano il paese, i vertici della Repubblica Pontificia, hanno più volte dimostrato di non avere nessuna intenzione di “ascoltare i consigli” di illustri personalità o della moltitudine di persone che scendono nelle strade e nelle piazze. Chiedere a questa classe dirigente di fare qualcosa di diverso da ciò che già fa è, perlomeno, ingenuo. Non si tratta di “cambiare le persone”, di “isolare le mele marcie”, non si tratta di protestare in tanti, tantissimi, e chiedere che le cose cambino. Non si tratta nemmeno di fare i “duri e puri” con l’idea che occasionali manifestazioni radicali, dimostrazioni di rabbia, sporadiche esplosioni di ribellione possano costringere la classe dominante a prendere le misure necessarie e urgenti per fare fonte agli effetti della crisi. In questo senso gli esempi si sprecano. Protestare, manifestare, rivendicare, è necessario e giusto. Ma per valorizzare l’indignazione, la rabbia e la ribellione che crescono fra le masse popolari occorre operare per trasformare (far diventare) quanto esiste di organizzato fra le masse popolari (le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari) in nuove autorità che dal basso decidono e indicano le misure necessarie per fare fronte alla crisi e chiamano alla mobilitazione per realizzarle.
OSARE VINCERE
Non c’è da inventare niente. Si tratta di valorizzare quello che esiste già e svilupparlo, alimentare il coordinamento, alimentare il protagonismo, rafforzare e dare fiducia (affinchè prendano fiducia) alla miriade di organizzazioni operaie e di organizzazioni popolari grandi e piccole che in modo capillare operano sul territorio, si tratta di far assumere loro il ruolo di autorità popolari su scala territoriale (e via via nazionale) e tematica (e via via generale) che promuovono la protesta e la disobbedienza (rendere ingovernabile il paese alle autorità della Repubblica Pontificia) e la mobilitazione costruttiva e propositiva ad adottare le misure necessarie ad affermare gli interessi collettivi. A partire dalla disobbedienza contro le leggi eversive e illegittime, dall’applicazione dell‘esito del referendum (ad esempio: andare fino in fondo con la campagna di obbedienza civile), dall’applicazione della Costituzione. Si tratta, infine, di spingere quei soggetti che già oggi godono della fiducia e del seguito di larga parte della società (sono i personaggi che ereditiamo dal movimento della sinistra sindacale e dal sindacalismo di base, dalla sinistra borghese, dalla società civile) ad avere un ruolo positivo in questo contesto: assumersi la responsabilità di formare un governo di emergenza popolare per dare forza di legge e di decreto all’iniziativa e alla mobilitazione popolare.
Cacciare il governo Renzi/Berlusconi
Rendere ingovernabile il paese a ogni autorità della Repubblica Pontificia
Costruire la nuova governabilità ad opera delle masse popolari organizzate
Costruire il Governo di emergenza popolare
OSARE GOVERNARE!
Il Governo di emergenza popolare
Sei misure urgenti e necessarie per fare fronte da subito agli effetti più gravi della crisi:
1. Assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa).
2. Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.
3. Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato).
4. Eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.
5. Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.
6. Stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione o scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.