Domenica 30 marzo partecipiamo alla commemorazione dell’Eccidio di Montemaggio.
Il 28 marzo 1944 sulle pendici di Montemaggio furono fucilati dalla Guardia Nazionale Repubblicana 19 giovani partigiani.
Giovani che scelsero chiaramente da che parte stare unendosi alle Brigati Garibaldi Spartaco Lavagni per contribuire alla lotta senza quartiere al nazifascicmo.
La lotta partigiana rappresenta l’esempio più avanzato, nel nostro paese, di mobilitazione popolare, una lotta che ha visto il sacrificio di migliaia di donne e uomini anifascisti che si sono battuti non solo per il loro futuro ma soprattutto per il nostro.
Ma chi aveva scelto la montagna combatteva anche per fare dell’Italia un paese libero dallo sfruttamento del capitalismo, quello stesso sfruttamento per cui il fascismo si erse come il più vile dei servi.
L’esempio della lotta partigiana deve spingere tutti gli uomini e le donne decisi a lottare contro l’attuale sistema di oppressione, a proseguire l’opera degli antifascisti, dei comunisti e di tutti coloro che scelsero di isorgere contro il nemico a costo della loro stessa vita.
Oggi come allora la chiamata è all’insurrezione: serve subito un Comitato di Salvezza nazionale che organizzi e mobiliti la parte più genuina del paese per costruire la governabilità delle masse popolari; un Governo di blocco popolare da fare ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia e alla comunità internazionale, un governo che faccia fronte immediatamente agli effetti più devastanti della crisi e che risponda alle esigenze delle masse popolari mettendo in atto sei misure generali:
1. asssegnare ad ogni azienda compiti produttivi utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale,
2. distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi
3. assegnare ad ogni persona un lavoro socialemente utile e dignitoso,
4. eliminare attività inutili o dannose per l’uomo e per l’ambiente, assegnado alle aziende altri compiti
5. avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione,
6. stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione e scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.
Sulla base di questi punti la nuova govrnabilità potrà fare fronte alla guera di sterminio portata avanti dalla comunità internazionale e iniziare la marcia verso la costruzione di una nuova società.
Dobbiamo essere forti e dicisi, nella consapevolezza che mettere fine alla crisi del capitalismo significa porre fine al capitalismo stesso, mobilitando innanzitutto noi stessi portando sempre nel cuore l’esempio di giovani uomini e donne che hanno combattutto per la libertà delle masse popolari.
Inviatiamo tutti a partecipare, domenica 30 marzo, alla commemorazione dell’eccidio di Montemaggio
Viva la resistenza di ieri, viva la riscossa di oggi!