“Nuova governabilità delle masse popolari organizzate” non è una frase ad effetto, ma una linea d’azione. Vuol dire portare le organizzazioni operaie e popolari esistenti (e quelle che si formano) a diventare nuove autorità, alternative a quelle dei vertici della Repubblica Pontificia, che mobilitano e organizzano le masse popolari ad adempiere ai compiti che le istituzioni lasciano cadere (creare lavoro e in generale risolvere i problemi della vita delle masse popolari), a gestire direttamente parti crescenti della vita sociale, a distribuire nella maniera più organizzata di cui sono capaci i beni e i servizi di cui la crisi priva la parte più oppressa della popolazione, a non accettare le imposizioni dei decreti governativi e a violare le regole e le direttive delle autorità. Quindi ad agire (e a concepirsi, a osare concepirsi) verso le masse popolari come nodo, ganglio di un nuovo potere che cresce fino a soppiantare quello dei vertici della Repubblica Pontificia. Non è un percorso semplice né scontato: occorre individuare caso per caso i passaggi necessari e adeguati alla situazione di partenza, combinare le iniziative pratiche con l’elevazione della coscienza (la trasformazione morale e intellettuale), la propaganda con l’organizzazione. Però la crisi rende possibile solo questa strada: la crisi attualmente è il principale elemento che abbiamo a favore della lotta che conduciamo per costruire un governo di emergenza popolare.
Nel senso comune l’autorità (il potere) è percepito come qualcosa che “viene dall’alto”, per i comunisti dogmatici (quelli per cui gli insegnamenti di Marx, Lenin e gli altri dirigenti del movimento comunista sono un dogma e i loro scritti dei “testi sacri”) autorità vuol dire polizia, forze armate, tribunali. In entrambi il risultato è lo stesso, cioè che l’unico potere reale nel nostro paese è e non può che essere quello dei vertici della Repubblica Pontificia e delle loro istituzioni. Se partiamo invece dal fatto che il cuore, l’essenza del potere è la capacità di orientare la coscienza delle masse e di dirigere la loro azione, la prospettiva si ribalta.
Organismi popolari che diventano nuove autorità: l’esempio forse più conosciuto sono i soviet in Russia. Tiriamo per i capelli la storia del passato? No, la usiamo per “osare” concepire il nostro futuro.
I primi soviet vennero costituiti in Russia nel fuoco delle battaglie rivoluzionarie del 1905 (i principali a Pietroburgo, Mosca, Kharkov). Inizialmente erano Né più né meno che dei comitati di lotta sorti per dare una direzione comune alle rivendicazioni disorganizzate dei lavoratori. Il primo soviet si formò nel maggio 1905 a Ivanovo-Voznesensk (distretto tessile di Mosca), i suoi obiettivi (la sua piattaforma rivendicativa) erano l’abolizione del lavoro notturno e del lavoro straordinario, un salario mensile minimo, l’abolizione della “polizia di fabbrica”, la libertà di parola e di riunione per gli operai), era formato da un centinaio di delegati (eletti tra e dagli operai delle fabbriche del distretto) e aveva il compito di dirigere lo sciopero, impedire trattative separate e il crumiraggio, mantenere l’ordine e rafforzare l’organizzazione tra gli operai. E per di più la sconfitta della rivoluzione del 1905 portò con sé lo scioglimento dei soviet, l’arresto in massa dei loro dirigenti e la loro messa fuorilegge.
Nel febbraio del 1917 tornarono sulla ribalta della scena politica, tanto che il 22 marzo il ministro della guerra del governo provvisorio presieduto da Kerenskij scriveva che “il governo provvisorio non possiede un potere reale, i suoi ordini sono eseguiti solo per quel tanto che è permesso dal soviet degli operai e dei soldati, che ha in mano gli elementi più importanti del vero potere, cioè i soldati, le ferrovie, il servizio postale e telegrafico. Si può dire in forma più netta che il governo provvisorio esiste solo in quanto il soviet glielo permette. Specialmente in materia militare gli ordini che si possono dare non devono essere fondamentalmente in conflitto con le deliberazioni del suddetto soviet”.
E nell’ottobre del 1917 diventarono la base portante e il cuore pulsante del nuovo Stato sovietico, di uno Stato che “prima amministrato in un modo o nell’altro dai ricchi o dei capitalisti, oggi, per la prima volta, è amministrato, e su scala di massa, proprio dalle classi che il capitalismo opprimeva. (…) Per la prima volta al mondo, da noi, in Russia, si è organizzato il potere dello Stato in modo che soltanto gli operai, soltanto i contadini lavoratori, escludendo gli sfruttatori, compongano le organizzazioni di massa, i Soviet; e a questi Soviet è stato trasmesso tutto il potere dello Stato. Ecco perché, nonostante le calunnie della borghesia di tutti i paesi contro la Russia, in tutto il mondo la parola ‘Soviet’ è diventata non soltanto comprensibile, ma popolare, cara agli operai, e a tutti i lavoratori. (…) Sappiamo benissimo che ci sono ancora molti difetti nell’organizzazione del potere sovietico. Il potere sovietico non è un talismano miracoloso. Non guarisce di colpo i difetti del passato, l’analfabetismo, l’arretratezza culturale, le conseguenze di una barbare guerra, l’eredità di un capitalismo rapinatore. Ma in compenso dà la possibilità di passare al socialismo, permette a coloro che erano oppressi di levarsi e di prendere sempre più nelle loro mani tutta la direzione dello Stato, tutta la direzione dell’economia, tutta la direzione della produzione” (Lenin, “Che cos’è il potere sovietico”, marzo 1919- Editori Riuniti, vol. 29).
Che cosa ci sta in mezzo? L’azione sistematica e multiforme del partito bolscevico per promuovere la formazione di soviet tra gli operai, tra i contadini, tra i soldati (gran parte provenienti dalle fila dei contadini), perché ogni soviet si collegasse con gli altri organismi “fratelli” che nascevano nei quartieri popolari e nelle fabbriche, nelle campagne e nell’esercito fino a formare una rete che copriva l’intero paese, perché allargassero il loro raggio d’azione, mobilitando e organizzando la popolazione a provvedere alle necessità di base (quello di Mosca, ad esempio, pose sotto controllo il rifornimento di viveri, le tipografie, l’acquedotto, gli ospedali e altre aziende di principale importanza; vennero aperte mense gratuite e imposto ai commercianti il blocco dei prezzi in chiave antispeculativa, e le ordinanze dell’amministrazione zarista vennero abrogate), perché da “governo provvisorio rivoluzionario in embrione” diventassero governo a tutto gli effetti (“Tutto il potere ai soviet”).
In sintesi, l’azione dei comunisti, di un partito comunista che voleva ed era deciso a costruire il nuovo potere.