Domenica 23 febbraio a Quarto (NA) si respira un’aria di festa. Allo stadio Comunale scende in campo il Quartograd e questa volta c’è in palio il Trofeo “Hugo Chavez” che la squadra cittadina si contende con AfroNapoli United e Stella Rossa 2006. Nei giorni precedenti è stato tutto un mormorare: nella piazza principale della città, nella villa comunale o addirittura nella Chiesa, alla messa delle otto mentre il prete recita l’omelia. Un evento, il Trofeo “Hugo Chavez”, frutto del lavoro sinergico che le varie realtà napoletane di calcio popolare hanno costruito negli ultimi mesi, dai tornei calcistici (come quelli per ricordare le Quattro Giornate di Napoli), passando per incontri come quelli organizzati quest’inverno alla Gallery Art tra Quartograd e Lokomotiv Flegrea, per confrontarsi sulle concezioni che guidano le varie realtà e stimolare il dibattito al loro interno. Da questi eventi sono nati importanti momenti di confronto e di crescita collettiva che hanno permesso di capire meglio e più a fondo la necessità che tutte queste realtà hanno, ossia lavorare con maggiore lena al coordinamento delle forze, creando e allargando un fronte in cui confluiscano tutte le realtà di sport popolare a livello locale, regionale, nazionale.
Uno degli obiettivi delle associazioni che hanno promosso il I Trofeo “Hugo Chavez”, evento patrocinato tra l’altro dalla FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio) e dalla UISP (Unione Italiana Sport Per Tutti) è stato quello di utilizzare il calcio come strumento per esprimere la propria solidarietà politica alla rivoluzione bolivariana del Venezuela che proprio in queste settimane viene attaccata dall’imperialismo USA.
Dalle prime ore del mattino di domenica, decine di compagni e compagne si sono dati appuntamento allo Stadio Comunale per curare gli aspetti logistici relativi agli allestimenti (striscioni e bandiere del Venezuela sono stati issati intorno alla struttura) e alle 10.30 tutti si sono spostati nei pressi del Murales dedicato al Comandante Hugo Chavez per il rito commemorativo. Diverse decine di persone hanno ascoltano con attenzione l’intervento di Carlos Abreu, il Console venezuelano a Napoli, che su uno sfondo in cui si erge sovrana la gigantografia del Comandante contornato dalla scritta “Un Altro Mondo è Possibile Se Socialista, viva il (nuovo) Partito comunista italiano” scopre la targa regalata in segno di riconoscimento al Quartograd e alla comunità di Quarto per la solidarietà dimostrata, con questo evento, al Venezuela.
Allo Stadio Comunale poi è stata una vera e propria festa, un’imponente presenza di pubblico ha assistito alle gare sportive: giovani, anziani, famiglie, donne, bambini, la città ha risposto proprio alla grande! Mentre le squadre stanno ancora negli spogliatoi a sbrigare le ultime formalità pre gara, il Console introduce dalla sua postazione l’inno nazionale venezuelano accolto da un fragoroso applauso da parte dei tanti presenti in gradinata che nel frattempo ammirano una dozzina di “bambini” sfidarsi sul terreno di gioco: sono i figli dei ragazzi che a breve scenderanno in campo. Una gradinata in cui i tanti sostenitori delle varie squadre hanno trovato posto l’uno accanto all’altro senza alcuna distinzione, cantando insieme ed esponendo striscioni e festoni in solidarietà alla Palestina, contro i Mondiali di Calcio in Brasile, in appoggio e sostegno al Venezuela (“Chavez, Maduro, Venezuela Socialista Tieni Duro” recitava uno striscione o “No al Fascismo Sì alla Rivoluzione Bolivariana”).
Oggi il risultato del campo potrebbe passare davvero in secondo piano, la vittoria è stata già raggiunta: essere riusciti a mettere in piedi una giornata che abbia sostenuto le masse popolari venezuelane rompendo la coltre di disinformazione quando del Venezuela ne parlano i mezzi d’informazione di regime. Eppure il desiderio e la voglia che tutti hanno di alzare quella prestigiosa coppa dalle orecchie grandi, preparata dal Consolato venezuelano, sulla quale è raffigurato il Comandante Hugo Chavez, rende ancora più carica di suspance l’atmosfera. Così, quando nella finale Quartograd-AfroNapoli (finita 0-0 dopo i tempi regolamentari e quindi decisa ai calci di rigore) Simone, il portiere del Quartograd (per l’esattezza il quarto portiere del Quartograd, unico presente in quanto gli altri sono tutti infortunati o impegnati con il lavoro), dopo aver effettuato l’esordio il giorno prima nella gara di campionato, smanaccia il rigore decisivo regalando la vittoria della Coppa Hugo Chavez alla propria squadra, al Comunale scoppia un boato… la festa può continuare. I suoi compagni di squadra lo rincorrono e una volta che lo hanno raggiunto, con l’ausilio dei tifosi che intanto sono entrati in campo, lo portano in trionfo a prendere la coppa. Proprio in quel momento i miei occhi si soffermano su Pietro, il preparatore dei portieri, che esclama “sono tanti anni che frequento i campi di calcio, ma penso di non aver mai provato un’emozione così forte. Simone mi ha fatto commuovere, sono felicissimo per lui. Questa è la sua vittoria, se la merita!”. Gli ricambio il sorriso. Volto le spalle a Pietro e penso che oggi non è solo la giornata di Simone… e guardo Enrico, oggi è anche la sua giornata: operaio, quasi trent’anni, una moglie e un figlioletto di nemmeno un anno in gradinata a guardarlo. Lui che un campo di calcio l’ha sempre visto dalla gradinata, ora si trova ad essere calciatore e tifoso del Quartograd uno di quelli che non possiede grosse doti tecniche, ma in compenso ha un cuore grosso così e tanta voglia di lottare. E’ questa la Quartograd Working Class, quella che finisce di lavorare quando il sole è calato da un pezzo e si ritrova in orari indecenti su campi di terra battuta per svolgere l’allenamento settimanale. Enrico in questa domenica si ritrova con la fascia di capitano al braccio, ad alzare la Coppa Hugo Chavez consegnatagli dal Console, mentre la moglie e il figlio lì davanti a lui a pochi metri battono le mani… Bravi ragazzi! Oggi a vincere, sono le tre squadre che insieme ai tifosi a fine di tutto si ritrovano a centrocampo per fare una foto ricordo. La coppa è posizionata al centro e tutti dietro uno striscione che recita “AfroNapoli, Quartograd, StellaRossa Un Altro Calcio è Possibile”.
Il resto è storia già scritta, il fair-play dimostrato in campo non si ripete davanti al buffet gentilmente offerto dal Consolato, intorno al quale si consuma un III tempo alla maniera rugbystica, dopodiché i presenti si trasferiscono allo spazio sociale Quarto Mondo, a sostenere il collettivo che da diverse settimane è sotto il minaccia di sgombero e che per l’occasione ha organizzato un pranzo sociale e la proiezione di “La Rivoluzione non sarà Teletrasmessa” (docufilm sul colpo di stato tentato nel 2002 in Venzuela). Queste sono le storie di calcio popolare.
Nel calcio popolare, nel calcio antifascista, lo sport diviene strumento non di diversione (e controllo) sulle masse popolari, ma per trasmettere valori progressisti, sani, volti alla trasformazione rivoluzionaria della nostra società: ad esempio onorando chi, come il Comandante Hugo Chavez, ha dedicato la propria vita all’emancipazione dei popoli oppressi non solo del Venezuela, ma dell’intero pianeta, alzando alta la bandiera della lotta all’imperialismo USA. Le tribune degli stadi, in questa nuova morale di sport, vengono usate per lanciare parole d’ordine, sostenere campagne ed esprimere solidarietà verso chi è colpito dalla repressione. Proprio domenica la tifoseria del Quartograd, il collettivo “Nostalgia Canaglia”, ha esposto il nuovo stendardo preparato proprio per l’occasione che recitava “Numero Identificativo sulle Divise” in relazione alla campagna per l’introduzione del numero di matricola sulle divise degli agenti delle forze dell’ordine per facilitarne il riconoscimento in caso di abusi. Il giorno prima, sabato 22 febbraio, una delegazione del Quartograd ha partecipato al corteo che si è tenuto a Napoli contro la repressione delle lotte (nella giornata nazionale di solidarietà al movimento NO TAV). Sono ormai molti i rapporti e i legami instaurati dal Quartograd con i parenti delle vittime degli omicidi di Stato, così come sono molti sono gli striscioni comparsi sulle gradinate degli stadi in cui questa squadra ha giocato, proprio per testimoniare la nostra solidarietà e vicinanza a tutte le vittime di abusi di polizia. Proprio domenica 17 febbraio, raccogliendo la parole d’ordine del corteo tenutosi a Ferrara il giorno prima che chiedeva la destituzione degli assassini di Federico Aldrovandi, uno striscione recitava “Adesso Via La Divisa Aldro Vive”.
Questa è la sola strada percorribile che hanno davanti oggigiorno le tante realtà di sport popolare: valorizzare il legame che c’è tra sport popolare e la lotta complessiva per la trasformazione rivoluzionaria della società, solo così si eviterà di diventare delle nicchie, fini a se stesse o peggio ridursi a banali squadre di calcio come già altre migliaia ne esistono.
Avanti Quartograd, Un Altro Calcio è Possibile, Un Altro Mondo è Necessario
Giorgio Rollin
Presidente dell’Associazione Sportiva Quartograd