dalle Tesi approvate dal III Congresso del P.CARC
La linea del Governo di Blocco Popolare. Di fronte al precipitare della seconda crisi generale nel 2008, il (n)PCI ha modificato il suo piano tattico, sulla base della considerazione che la crisi è entrata nella sua fase acuta e terminale prima che il movimento comunista (e il Partito comunista) abbia raggiunto un certo grado di consolidamento e rafforzamento e che la nuova situazione ha in parte modificato le condizioni in cui si svolge la prima fase della guerra popolare rivoluzionaria. Per questo il (n)PCI ha lanciato la linea del Governo di Blocco Popolare (GBP), un governo d’emergenza formato dalle organizzazioni operaie e popolari (OO e OP), che gode della loro fiducia e opera grazie al loro sostegno e ha il compito di far fronte agli effetti più gravi della crisi attuando il programma riassunto nelle seguenti sei misure generali:
1. assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa),
2. distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi,
3. assegnare a ogni persona un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, a ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato),
4. eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti,
5. avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione,
6. stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione o scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.
Su questa base il GBP potrà prendere provvedimenti di ordine generale quali l’abolizione del debito pubblico (tutelando i risparmi delle masse popolari), la nazionalizzazione delle banche, ecc. facendo fronte efficacemente al sabotaggio, al boicottaggio, al blocco dei beni italiani all’estero, al rifiuto delle normali operazioni bancarie legate al commercio e agli scambi internazionali e alle altre misure che i governi, le istituzioni finanziarie e commerciali, le banche e le altre autorità del sistema imperialista mondiale adotteranno in collaborazione con una parte delle classi dominanti italiane.
La garanzia del successo del GBP non sta principalmente nelle buone intenzioni e nell’onestà individuale delle persone che lo comporranno. Sta principalmente nel legame dialettico tra esso e le OO e le OP:
– deve essere composto da persone che godono della fiducia delle OO e OP e decise a dare forma e forza di leggi ai provvedimenti che le OO e OP indicano caso per caso per attuare nel caso concreto le sei misure generali, anche se sono provvedimenti che vanno contro gli interessi e le regole dei vertici della Repubblica Pontificia e delle istituzioni del sistema imperialista mondiale,
– una volta costituito, le OO e OP avranno il compito di indicare caso per caso i provvedimenti che il GBP deve adottare, di farli applicare o applicarli direttamente, di stroncare ogni tentativo di boicottarne o sabotarne l’attività.
Perché le organizzazioni operaie e popolari instaurino il loro governo d’emergenza, i comunisti devono creare tre condizioni preliminari. 1. Propagandare l’obiettivo del GBP e spiegare in cosa consiste e i suoi compiti, fino a che la sua costituzione diventi la sintesi consapevole delle aspirazioni delle organizzazioni operaie e popolari, in particolare occorre spiegare e dimostrare che solo costituendo un loro governo d’emergenza ognuna di esse può realizzare il suo obiettivo particolare: ogni lotta oltre al proprio obiettivo specifico deve perseguire la costituzione del GBP. 2. Promuovere in ogni modo e a ogni livello la moltiplicazione e il rafforzamento politico e organizzativo delle organizzazioni operaie e popolari. 3. Promuovere il coordinamento per obiettivo e territoriale (di zona, provinciale, regionale e nazionale) delle organizzazioni operaie e popolari.
Come si instaura il GPB: rendere il paese ingovernabile a ogni governo dei vertici della Repubblica Pontificia. Per instaurare un governo di emergenza popolare la via principale non sono le elezioni. Le OO e OP faranno ingoiare il loro governo d’emergenza ai vertici della Repubblica Pontificia se renderanno il paese ingovernabile a ogni governo formato o patrocinato da essi: i vertici della Repubblica Pontificia non sono ancora in condizione di scatenare la guerra civile per reprimere le OO e OP e ingoieranno il GBP in attesa di creare le condizioni per riprendere la situazione in mano.
Rendere il paese ingovernabile significa imparare dall’esperienza a praticare e combinare sistematicamente e su larga scala le seguenti otto vie:
1. la diffusione della disobbedienza e dell’insubordinazione alle autorità,
2. lo sviluppo diffuso di attività del “terzo settore”: le attività di produzione e distribuzione di beni e servizi organizzate su base solidaristica locale,
3. l’appropriazione organizzata di beni e servizi (espropri, “io non pago”, ecc.) che assicura a tutta la popolazione i beni e servizi a cui la crisi blocca l’accesso,
4. gli scioperi e gli scioperi alla rovescia, principalmente nelle fabbriche e nelle scuole,
5. le occupazioni di fabbriche, di scuole, di stabili, di uffici pubblici, di banche, di piazze, ecc.,
6. le manifestazioni di protesta e il boicottaggio dell’attività delle pubbliche autorità,
7. il rifiuto organizzato di pagare imposte, ticket e mutui,
8. lo sviluppo di azioni autonome dal governo centrale da parte delle Amministrazioni Locali d’Emergenza (ALE) sottoposte alla pressione e sostenute dalla mobilitazione delle masse. Ogni ALE è un centro di riferimento e di mobilitazione delle masse, dispone di impiegati e di esperienza, di locali, di soldi e di strumenti: tutte armi importanti per mobilitare le masse in uno sforzo unitario per far fronte agli effetti della crisi, in primo luogo per difendere e creare posti di lavoro utili e dignitosi.